Gli Us Open del 2012 rischieranno di essere ricordati non tanto per l’eliminazione ai quarti di finale di Roger Federer, per l’assenza di Rafa Nadal o per le imprese delle nostre ragazze; quanto per il ritiro di due tennisti che hanno infiammato per una decade i circuiti ATP e WTA. Prima Kim Clijsters ha ricevuto l’applauso commosso di un pubblico che a Flushing Meadows l’ha vista trionfare 3 volte: 4 titoli Slam, numero uno del mondo, battaglie infinite contro la connazionale Henin, una striscia di imbattibilità newyorkese fermata a 22 da Laura Robson. La Clijsters ha realizzato un’impresa vincendo due Us Open consecutivi dopo due anni di inattività (nel frattempo era anche diventata mamma). Una carriera falcidiata da infortuni che, chissà, sarebbe potuta essere migliore. Poi, è stata la volta di Andy Roddick, a Flushing Meadows idolo di casa come sottolineato dall’ovazione che l’Arthur Ashe Stadium gli ha tributato: che la sua carriera dovesse finire contro Juan Martin Del Potro era forse nel destino di A-Rod, che non ha mai battuto l’argentino. Gli Us Open del 2003, 13 settimane in testa al ranking mondiale e 32 titoli non cancelleranno forse quella finale maledetta a Wimbledon nel 2009: era la terza contro Roger Federer, che aveva vinto le prime due. Roddick salì un set a zero, e nel secondo, sul 6-6 e 6-2 nel tie break, sbagliò una comoda volee di rovescio che, forse, avrebbe cambiato la storia. Invece Federer rimontò, e vinse al quinto. Il 30enne del Nebraska ha ringraziato soprattutto il pubblico degli Us Open, tra il quale, ha ricordato, si sedeva da bambino. Sul ritiro di Roddick e Clijsters abbiamo contattato Rino Tommasi, noto giornalista, commentatore e opinionista di tennis. Ecco le sue parole, nell’intervista esclusiva rilasciata a IlSussidiario.net.



Cosa pensa del ritiro di Andy Roddick?

E’ stato numero uno del mondo, seppure per poco tempo; adesso non vinceva più, era sceso in classifica e non gli andava più di giocare in un ruolo secondario, dopo essere stato uno dei più forti del mondo.

Che carriera ha avuto?

E’ stato un buon giocatore, ma incompleto: aveva alcuni colpi formidabili come il servizio e il dritto, ma non era altrettanto forte in altri colpi, per esempio non aveva il rovescio da primo giocatore del mondo. Quindi, direi che è stato un tennista molto forte ma anche vulnerabile.



C’è un aneddoto su di lui che ci può raccontare?

L’ho ammirato perchè una volta a Roma, parlo di cinque o sei anni fa, ha restituito un punto all’avversario dopo che l’arbitro aveva sbagliato a suo favore; lui non ha accettato l’errore, ha corretto l’arbitro ridando il punto e ha poi perso l’incontro. E’ stato un gesto sportivo molto significativo, l’unico che io ricordi al di là dei risultati che sono stati buoni ma non straordinari.

Si è ritirata anche Kim Clijsters: cosa pensa della carriera della belga?

E’ stata una giocatrice importante, ha vinto quattro tornei del Grande Slam, è stata numero uno al mondo venendo da un piccolo Paese come il Belgio che non aveva mai avuto grandi giocatrici; e faccio anche notare che è stata una giocatrice ben voluta e molto popolare tra le sue colleghe.



Una domanda sulla semifinale di Sara Errani: contro la Williams parte già spacciata?

Se la gioca, ma non è certo favorita: non credo che possa vincere. Certo, mai dire mai, ma il pronostico è per la Williams, che tra l’altro in questo momento sta giocando particolarmente bene.

 

(Claudio Franceschini)