Ricordate le Olimpiadi? Non è passato poi tanto tempo da quando Sara Errani e Roberta Vinci, fresche vincitrici del torneo di doppio al Roland Garros, si presentavano ai Giochi di Londra con la presunzione di poter portare a casa l’oro. Del resto l’avevano già dimostrato nei primi mesi di stagione, di essere una coppia da temere e battere: i progressi nel singolare (Sarita aveva perso la finale parigina dopo un’impresa nei turni precedenti) uniti al profondo rapporto di amicizia tra le due concedeva e permetteva di pensare in grande. Purtroppo le nostre incrociarono subito le temibili sorelle Williams, e buonanotte. Uscirono in lacrime dal campo, e si disse: “Che sfortuna: il tabellone non ha dato una mano”. Già. Sono passati quasi sei mesi: possiamo cancellare frase ed episodio estivo. Sì, perchè Sara Errani e Roberta Vinci hanno sfatato il tabù Williams e si sono arrampicate questa notte alle semifinali degli Australian Open. Diciamolo subito: affronteranno le russe Ekaterina Makarova e Elena Vesnina, due giocatrici che anche nel singolare si sono distinte (la prima gioca nella notte australiana il quarto contro Maria Sharapova, la seconda si è fermata un turno prima contro la Azarenka): sono la coppia numero 4 del tabellone e nel 2012 hanno vinto a Pechino e Mosca – entrambi i tornei su cemento –  ma siamo autorizzati a pensare che il peggio sia passato. Erano Serena (impegnata domani nei quarti del singolare) e Venus lo spauracchio: coppia numero 12 del tabellone – un fatto inspiegabile – le sorelle made in USA se stanno bene sono in grado di spazzare via chiunque. Anche nel doppio. Eppure Sara e Roberta non si sono scomposte: forti della prima posizione mondiale hanno fatto valere il loro status di favorite e hanno portato a casa l’incontro. in 156 minuti: questo il punteggio con cui le nostre ragazze volano in semifinale, decise a prendersi il terzo Major in due anni (oltre al Roland Garros, anche gli US Open) e a realizzare il Grande Slam, ovvero vincere i quattro principali tornei del circuito WTA. Non sarà certo facile, ma se giocheranno come stanotte sarà possibile. La partita è stata entusiasmante: il primo set è volato via in 39 minuti anche grazie a Serena, che ha fatto valere il suo peso al servizio nei primi giochi e poi si è avvalsa della collaborazione di una Venus in forma (è arrivata al terzo turno nel singolare, eliminata dal rullo Sharapova) per chiudere il parziale. Nel secondo ecco la risposta della nostra coppia: il momento decisivo si ha nel secondo game, quando Sara e Roberta rimontano da 0-40 e prendono il break. Certo le Williams non mollano un centimetro e piazzano tre giochi consecutivi, ma ormai il servizio conta poco: Serena però mantiene il suo, le americane volano 5-3 e sembra la fine dei giochi. Non è così: 



Sara Errani entra in un momento di tennis indescrivibile, non sbaglia niente e impatta a 5. Ancora altalena: break delle sorelle, controbreak questa volta grazie a Roberta Vinci. Il tie break non ha storia: Venus e Serena fanno un solo punto, e si va al set decisivo. Che inizia malissimo: le Williams dimostrano di essere fortissime e quando salgono 3-0 ancora una volta lo spettro dell’eliminazione è lì. Ma le nostre azzurre non sono diventate la miglior coppia al mondo per una questione di casualità: lo dimostrano infilando 4 game consecutivi e mettendo le americane con le spalle al muro. Ci sono ancora due break: Roberta Vinci si presenta al servizio sul 5-4, le nostre pronte ad esplodere. Non hanno però fatto i conti con una delle giocatrici migliori di tutti i tempi: Serena Williams trova due risposte da urlo e si va 5-5. Sara e Roberta però ne hanno di più: le americane sentono incredibilmente la tensione, Venus commette due doppi falli a stretto giro di posta e perde ancora il sevizio. Stavolta Sara non perdona: l’ultimo errore è di Venus, e le azzurre possono festeggiare la semifinale. Con un’altra soddisfazione, questa già nota: in fondo non troveranno Andrea Hlavackova e Lucie Hradecka, coppia numero due del tabellone e antagoniste lungo tutto il 2012 con gioie e dolori. Forse, il terzo Slam è più vicino.



 

(Claudio Franceschini)

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