L’incantesimo è stato rotto. Finalmente un altro discesista italiano ha vinto a Kitzbuhel, sulla pista dove Kristian Ghedina si impose il 24 gennaio 1998. La mitica Streif si è colorata d’azzurro questa mattina per merito di Dominik Paris, che ha regalato all’Italia questo bellissimo successo. Paris ha vinto alla grande con il tempo di 1’57’56, davanti al canadese Erik Guay e all’austriaco Hannes Reichelt, recuperati con un grande finale di gara (clicca qui per leggere la cronaca e i risultati). Per il giovane discesista altoatesino si tratta di una vittoria di grandissimo prestigio, che gli regala anche il primato in Coppa di specialità, ed è l’ennesimo trionfo per i velocisti azzurri in questa stagione esaltante: in particolare, per Paris è la seconda dopo quella a Bormio a fine dicembre. Su questa fantastica vittoria di Paris abbiamo sentito proprio Kristian Ghedina, l’unico italiano finora in grado di vincere a Kitzbuhel in discesa. Eccolo in questa intervista per IlSussidiario.net.



Cosa pensa della vittoria di Paris? Penso che Dominik ha fatto una grande gara: non ha mollato mai, ha attaccato come bisogna fare su questa pista. E’ la tattica giusta per vincere, altrimenti arrivi secondo o rischi di cadere. E’ normale visto che lui nelle ultime tre stagioni è migliorato molto, sta diventando un atleta grandissimo.
Finalmente un altro italiano vincitore a Kitzbuhel… Sì è vero, è passato tanto tempo dal 1998, l’anno della mia vittoria. Finalmente l’Italia ha colto un altro successo importante a Kitzbuhel. Ci voleva proprio questo trionfo di Paris.



Cosa è cambiato da quella sua vittoria, ad esempio per quanto riguarda la pista? Si è lavorato molto per la sicurezza, ci sono più protezioni che garantiscono una pista con meno rischi. Poi ci sono un paio di salti più dolci rispetto al passato.

Quali sono stati i segreti della vittoria di Paris? Paris ha vinto perché ha saputo interpretare fino in fondo questa pista, attaccare nel modo giusto, ma un altro motivo della sua vittoria e della sua crescita come sciatore dipende dal suo modo di accostarsi allo sci, che per lui innanzitutto è passione, puro divertimento. Una cosa importante per chi affronta questa disciplina agonistica.
Più importante vincere a Kitzbuhel o vincere il Mondiale?



Kitzbuhel ha veramente qualcosa di speciale, è una pista mitica, che vale forse anche più di un Mondiale: ti fa entrare nella storia dello sci. Come diceva Herbert Plank, uno non può considerarsi un discesista vero se non ha partecipato almeno una volta alla prova di Kitzbuhel.

Ora Paris potrebbe vincere anche la Coppa del Mondo di discesa? Credo proprio che sia alla sua portata, ora è in testa a questa classifica e potrebbe veramente vincere la Coppa di specialità.

Più difficile la vittoria di Paris o la sua? Non si possono fare paragoni. Se quando scendevo io c’era Maier, ora c’è Svindal, gli avversari quindi sono sempre validi. Sono due vittorie di grande valore. Io sicuramente sono stato il primo, ho rotto il ghiaccio, ma questo non è così importante. Quello che conta è che a vincere siano sempre atleti italiani, e oggi è stato Paris.

Dove potrà arrivare questo atleta? Paris è giovane, ha 24 anni, è in crescita, potrebbe fare qualsiasi cosa, vincere Mondiali, Olimpiadi, Coppa del Mondo di discesa. Potenzialmente è uno sciatore di grande avvenire.
Siamo la squadra di discesa libera più forte al mondo? In questo momento direi di si, siamo i più forti, non c’è solo Paris, c’è un gruppo di atleti tutti competitivi, tutti capaci di fare grandi imprese.

 

(Franco Vittadini)