E’ stata l’International Boxing Hall of Fame a dare il triste annuncio: Emile Griffith, originario delle Isole Vergini e uno dei più famosi interpreti dei pesi medi e welter della storia del pugilato, è morto all’età di 75 anni a causa della sindrome di demenza pugilistica. Al suo nome è indissolubilmente legato quello di un altro pugile, amatissimo dall’Italia degli anni ’60: quello di Nino Benvenuti. Col pugile italiano Griffith aveva dato vita a un epica trilogia di incontri che nel 1967 e 1968 aveva fatto scendere dai letti moltissimi italiani, attaccati alla radiolina, che assistevano in diretta agli scontri in piena notte. Ma Emile fu molto più di questo: primo pugile delle Isole Vergini a diventare Campione del Mondo dei pesi welter nel 1962, più di 112 incontri di cui 85 vinti per KO, una carriera lunga quasi vent’anni dal 1958 al 1977. Una carriera leggendaria ma velata da un triste episodio, che segnò irrimediabilmente la vita di questo grande personaggio. Rimarrà nella storia il KO inferto a Benny ‘Kid’ Paret alla dodicesima ripresa della tragica finale dei campionato del mondo del 1962, proprio quella in cui Emile vinse il suo titolo più importante. “Maricon” (finocchio), questo aveva detto Paret prima del gong di inizio sul ring del Madison Square Garden, teatro di grandi trionfi e tragici eventi della boxe mondiale. In seguito al violentissimo incontro Paret subì dei traumi che lo portarono, 9 giorni dopo, alla morte ed Griffith fu accusato di aver infierito volontariamente sul proprio avversario provocandone, di fatto, la morte. Questa tragedia condizionò la sua carriera e non solo: molti riferiscono che dopo quell’evento Emile non fu mai più lo stesso, neanche la gloria ricevuta dalla vittoria del titolo servì a dimenticare quella tragedia. Tanti anni dopo nella sua biografia “Nine, Ten… and Out! The two worlds of Emile Griffith”, confesserà la propria omosessualità. La sua carriera comunque non terminò in quella sera, anzi si prolungò forse anche oltre le sue capacità. Vittima inconsapevole del vortice di denaro del mondo della boxe, finì per vivere in estrema povertà, malato di Alzheimer e bisognoso di assistenza continua. Ma anche in quel momento terribile non si dimenticò della sua amata famiglia, la madre e i suoi 8 tra fratelli e sorelle, a cui continuò mandare denaro per il sostentamento. In questo momento di grande difficoltà non si dimentica di lui Nino Benvenuti:”Si può dire che senza Griffith la mia fama non sarebbe stata così estesa. Mi ha dato l’opportunità di andare in America, di sfidarlo, di conquistare il Mondiale. E’ stata una tappa fondamentale della mia carriera”. Commosso oggi il ricordo dell’ex pugile istriano:”Ho perso un grande amico, anzi un fratello. La sua morte è un dolore immenso. Non me l’aspettavo. È stato un grande avversario, un campione di correttezza. Ha dato un’immagine pulita alla boxe e gli devo molto”.



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