“I fatti di Milano non li dimentichiamo, un milanese preso lo massacriamo”. Così cantava la curva Sud domenica scorsa, pochi minuti dopo l’inizio di Roma-Bari tra le mura amiche dello stadio Olimpico. Questo ed altri cori per riscaldare la gelida serata romana, ma anche per preparare, tra goliardia e rivalità, il big match di sabato prossimo contro il Milan. I famigerati “fatti di Milano” non si riferiscono però ad una partita storta o ad uno scudetto rubato al fotofinish. C’è di mezzo uno scomodo evento extracalcistico, di quelli che rimangono scolpiti nel cuore della gente.



Era il 4 giugno 1989 quando il diciottenne Antonio De Falchi giunse in treno a Milano per seguire la sua squadra del cuore. Viaggio tranquillo in compagnia degli amici, biglietto in tasca e sciarpette giallorosse nascoste sotto le giacche. Poi l’ingresso allo stadio Meazza e l’aggressione da parte di un gruppo di facinorosi milanisti. Il giovane tifoso romanista, senza scampo, fu massacrato a calci e pugni. I poliziotti accorsi sul luogo tentarono senza successo di rianimarlo e l’ambulanza che lo aveva caricato arrivò all’ospedale con un De Falchi già morto. Oltre diecimila persone ai suoi funerali (pagati dall’As Roma) a cui parteciparono anche Dino Viola, Sebino Nela e Angelo Peruzzi.



 . "I fatti di Milano non li dimentichiamo", cantava la Curva Sud domenica scorsa. Un evento tragico e ingiusto, rimasto nel cuore dei tifosi tanto che ora rischia di accendere gli animi in occasione della trasferta di sabato sera. Ma c’è di più. Al contrario della quasi totalità delle partite giocate fuori casa in questa stagione, Milan-Roma potrà essere seguita anche dai supporters non in possesso della tessera del tifoso. Parola del Casms (Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive) che ha adottato una decisione "rivoluzionaria", se si pensa al fatto che gare molto più tranquille, Chievo-Roma su tutte, hanno subito un trattamento ben più rigido. Ai limiti del paradossale.



 

Nessun vincolo per i tifosi giallorossi che, come ai vecchi tempi, potranno seguire la Roma anche nella superclassica di San Siro. Costoro potranno accomodarsi nel terzo anello verde (la cosiddetta piccionaia) al costo di 14 euro. Senza tessere del tifoso o restrizioni di altra natura che da mesi regolamentano la vita dei frequentatori dello stadio. Una bella opportunità, non c’è dubbio, anche in virtù del forte legame tra tifosi romanisti e la propria squadra, a maggior ragione in occasione di una gara così importante che, a detta di molti, mette in palio l’ultimo ticket-scudetto per i giallorossi.

 

La domanda che sorge spontanea è se questa decisione, in controtendenza rispetto allo standard finora adottato, sia un passo indietro nei riguardi del severissimo giro di vite che Maroni ha imposto sulle trasferte nostrane. La tanto discussa tessera del tifoso è da retrocedere al rango di esperimento o è già "legge"? E soprattutto, se al Bentegodi, feudo degli innocui tifosi clivensi, i romanisti potevano andare solo con la tessera, perché a San Siro, già teatro della morte di De Falchi e culla della rivalità Roma-Milano, si adotta la linea morbidissima? Misteri del calcio moderno.

 

(Marco Fattorini)