Con buona pace del sindaco Matteo Renzi, ospite sabato sera al Chiambretti Night, Totti e compagni hanno dato nuovamente dimostrazione del fatto che, almeno a Trigoria, non occorrono “rottamatori”. Al momento va bene così, guai a lamentarsi dopo il 3-0 rifilato al buon Cagliari di Donadoni tra le mura amiche dell’Olimpico. Nella gelida serata di gennaio c’è spazio per nuove e vecchie glorie della scuderia romanista: prima di tutti, anche nelle marcature, ecco il capitano. Francesco Totti, dal 1989 con la stessa casacca, ha trasformato l’ennesimo “rigore-paa-Roma” (formula malignamente coniata dai detrattori), salendo a quota 250 gol in maglia giallorossa. I più belli? “Alla Lazio”, ridacchia lui.



Duecentocinquanta, una cifra da vertigini. Il record che pone un sigillo indelebile nella storia del club e nella carriera del numero 10 giallorosso, attualmente alle prese con una delle annate meno fortunate. Quinta rete stagionale (di cui quattro su rigore) e prestazione di tutto rispetto, grazie alla quale il Pupone è tornato a sorridere anche a fine partita, abbracciato da mister Ranieri e osannato dal pubblico di casa (“c’è solo un capitano” ripeteva la Sud), con l’auspicio che la tristezza degli ultimi mesi possa svanire nel girone di ritorno. Magari a suon di gol.



A Trigoria non occorrono rottamatori, dicevamo. No, perché nella serata della vendetta in salsa sarda (all’andata finì 5-1 per gli isolani) è salito in cattedra un altro senatore, uno della “Prima Repubblica” di Trigoria che, tuttavia, non sembra sentire il peso dell’età e delle legislature sportive. Simone Perrotta, classe 1977, alla Roma dal 2004, è sceso in campo dal primo minuto e, indossando l’elmetto del lavoratore, ha fatto il classico “lavoro sporco” spesso invisibile ma prezioso tra recuperi, ripartenze e sostegno alla fase offensiva. In mezzo ci ha messo tanta grinta e pure un gol, festeggiato a dovere da compagni e pubblico. Immortale.



La vecchia guardia non delude mai, a prescindere dall’isterismo del calciomercato. Un altro romano d’adozione, anche lui arrivato nel 2004, è Philippe Mexes, eletto uomo partita Sky di Roma-Cagliari. Il francese, in scadenza di contratto a giugno, si è reso protagonista dell’ennesima prestazione sontuosa, ergendosi a leader difensivo con gradevoli incursioni in attacco. Confermando, ancora una volta, che il miglior acquisto per la prossima stagione è proprio lui, con l’agognato rinnovo contrattuale. "Proveremo in tutti i modi a fargli il contratto" assicura il d.s. Pradè. Una candidatura per altri quattro anni a ministro della difesa otterrebbe percentuali bulgare tra i tifosi giallorossi.

 

Anche perché in campo c’è una promessa del calcio europeo che parla la stessa lingua di Mexes e che, gara dopo gara, sta dimostrando le doti del fuoriclasse. Non a caso lo avevano definito "il nuovo Zidane". Jeremy Menez è entrato al 66′ di Roma-Cagliari e ha subito cominciato a dettar legge col pallone tra i piedi. Ispirato da quella leggerezza con cui porta palla e semina avversari, il jolly parigino si è regalato un gol pregevole: difensore annientato, dribbling al portiere e palla depositata in rete. Per la gioia dell’Olimpico e di Michelle Platini, presente in tribuna Autorità al fianco di Zibi Boniek.

 

A Trigoria passato e futuro si incontrano e si abbracciano, tra gerarchie consolidate e turnover rivoluzionari. La strada, seppur tra qualche litigio, sembra tracciata grazie all’unità di uno spogliatoio che, forte del suo senato (compresi De Rossi e Pizarro), prosegue con autorevolezza e accoglie i giovani. L’obiettivo, neanche a dirlo, è vincere lo scudetto. Si può fare, anzi "yes we can".

 

(Marco Fattorini)