Il “futuro grandioso” di cui parlava Rosella Sensi nel corso dell’intervista ai microfoni di Radio Rai potrebbe presto concretizzarsi all’ombra di Manhattan. Mentre a Roma i tifosi attendevano con ansia mista ad entusiasmo, a New York i top manager di Unicredit Paolo Fiorentino e Piergiorgio Peluso erano seduti ad un tavolo al cinquantesimo piano di un grattacielo che dà su Park Avenue. La missione americana della banca era quella di incontrare gli investitori statunitensi interessati al club giallorosso e fare il punto della situazione sulla vendita. Come è andata? Bene, a quanto pare. Secondo quanto filtra da Oltreoceano le parti hanno parlato a lungo e sembrano vicine ad un accordo per il futuro della Roma.



Al centro dell’operazione, i cui protagonisti sono stati tenuti in naftalina fino ad oggi, c’è l’imprenditore italoamericano Thomas Richard Di Benedetto, 60 anni, presidente del Boston International Group, holding che spazia dall’immobiliare allo sport. Laureato in economia al Trinity College, l’uomo d’affari di origini abruzzesi possiede società che forniscono servizi di intelligence ed è ben avviato nel mondo delle telecomunicazioni, senza farsi mancare una solida esperienza nello sport: dal 1978 infatti è partner dei Boston Red Sox, squadra simbolo del baseball americano.



I soci che lo affiancherebbero nell’avventura capitolina sono diversi e con innumerevoli interessi economici, dalle costruzioni ai fondi di investimento. Insomma, l’impressione è che alla base della cordata ci sia una solida disponibilità economica, condizione prioritaria per accaparrarsi l’As Roma. Qualche mese fa mister Di Benedetto si è anche concesso un paio di partite all’Olimpico (contro Inter e Bari) per saggiare l’ambiente giallorosso e convincersi dell’affare.

 

Quando in Italia era notte fonda e i giornali andavano in stampa, l’incontro proseguiva registrando notevoli passi avanti nella trattativa: si è discusso della partecipazione di Piazza Cordusio all’operazione (finanziamento e mantenimento di una quota di minoranza) ma anche dei progetti per una nuova Roma a stelle e strisce. Gli americani puntano sul marketing, la valorizzazione del marchio Roma e, ovviamente, la costruzione del nuovo stadio. Programmata entro otto anni.



 

Dopo un lungo e serrato confronto tra gli imprenditori e Unicredit ci sarebbe l’accordo sul prezzo mentre restano da limare alcuni dettagli non certo indifferenti, tra cui gli elevati costi di gestione del club (su tutti il monte ingaggi) e le perdite della gestione corrente che ammontano a 30 milioni, circostanze che fanno parlare di ricapitalizzazione. Intorno alla vicenda circola però un prudente ottimismo, figlio di un summit, quello newyorchese, andato a buon fine mentre a Roma era notte fonda e i tifosi giallorossi sognavano un futuro grandioso.

 

(Marco Fattorini)