Dopo la sconfitta interna di sabato contro il Milan, il morale in casa Roma non può che essere piuttosto basso. I tifosi giallorossi iniziano ad interrogarsi su questa squadra che a tratti gioca bene ma è troppo ingenua e soprattutto concede troppe occasioni da gol a qualsiasi avversario. Figuriamoci, poi, se si chiama Milan. Non manca chi inizia a sollevare qualche dubbio sulle effettive capacità di Luis Enrique. O quantomeno sulla sua effettiva adattabilità al calcio italiano ed alla sua mentalità, protesa principalmente, per non dire esclusivamente, verso la ricerca del risultato. Perchè gli allenatori, alla fin fine, vivono di risultati. E mica solo in Italia. Conviene il ds giallorosso Walter Sabatini, intervenuto oggi alla presentazione del libro “Il primo della fila: una vita con la Roma dal 1957 ai giorni nostri”, dedicato allo storico massaggiatore Giorgio Rossi, che oggi festeggia il suo 81esimo compleanno. Un tecnico, spiega Sabatini, ha bisogno di vittorie ed anche di un pizzico di fortuna per poter essere giudicato credibile. Tale discorso però, a suo avviso, va esteso anche alla società. Questa Roma, ammette, ha qualche problema, ma non è certo Luis Enrique a crearli. Il tecnico asturiano, stando al pensiero del ds, “sta rispondendo al 100% alle nostre aspettative e a quelle dei calciatori”. Le cose devono assolutamente migliorare ma per ora è ancora presto per stilare bilanci. “E’ una fase transitoria, ma non abbiamo perso nessuna partita senza averla potuta vincere”, e sembra più un riferimento al match perso a Marassi col Genoa, in cui la squadra non meritava sicuramente la sconfitta, che a quello di sabato scorso. Una serata in cui, oggettivamente parlando, il Milan è sembrato di un’altra categoria. Non tutto però è da bocciare, secondo Sabatini: “Abbiamo fatto anche tante cose importanti, anche se è impopolare dirlo”. Già, anche perchè forse la tifoseria non è proprio d’accordissimo, anche se immaginiamo avrà apprezzato la reazione d’orgoglio sul 3-1, che ha portato al 3-2 poi definitivo, firmato da Bojan, grazie soprattutto ad una caparbia iniziativa personale di Erik Lamela. L’importante, comunque – è la conclusione del ds – è non perdere la fiducia, “anche se siamo consapevoli che la gente la sta perdendo”. E non è cosa da poco.



Ad ogni modo, il progetto Roma deve andare avanti. I punti sono troppo pochi, ma il gioco, seppure a sprazzi, c’è e bisogna insistere. Sfiduciare Luis Enrique, dopo tanti bei proclami, sarebbe un autogol clamoroso.

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