NOSTRO INVIATO ALLO STADIO OLIMPICO

Un elicottero della Polizia sorvola senza sosta la zona del foro Italico: il suo ronzio dà il benvenuto agli oltre 40mila tifosi che sabato hanno deciso di godersi il derby del Sud (ma è vero derby?) allo stadio Olimpico di Roma, tra  rigide misure di sicurezza e l’atteso arrivo dei supporters partenopei. Mezzi blindati ad ogni angolo delle strade, controlli accurati e due pusher finiti in manette, alla fine però i “problemi” non arriveranno dai pullman dei tifosi azzurri ma dal genio del matador Cavani. Il bomber ex Palermo sfata il tabù dell’Olimpico (che per il Napoli durava da 18 anni) e seppellisce le ambizioni scudetto dei giallorossi, siglando un 2-0 secco, senza appello nè attenuanti.



La serata, cominciata con i grandi preparativi, rievoca le grandi occasioni. Buona cornice di pubblico sugli spalti, diverse bandiere americane per dare il benvenuto ai nuovi (probabili) proprietari e anche un tifoso travestito da Statua della Libertà. L’atmosfera di rivalità contagia tribune e campo: la Curva Sud si stuzzica a distanza con i 3500 supporters partenopei, mentre le squadre se le danno di santa ragione. Nove ammoniti nel corso del match ma soprattutto un duello rusticano da prova tv che nel primo tempo coinvolge Rosi e Lavezzi. Il Pocho rifila una gomitata al terzino che di tutta risposta lo apostrofa con uno sputo: l’arbitro nota solo la parte finale delle scintille e placa gli animi col classico giallo ad entrambi.



Nel frattempo lo stadio è infuocato. Da curva a curva (tribune comprese), la gente salta sul seggiolino per ogni fischio arbitrale e la tensione agonistico-nervosa tocca livelli discreti. Da una parte si inneggia al Vesuvio, dall’altra si saltella per non essere giallorossi, mentre in campo prosegue il match a ritmi medio-elevati, con Hamsik che ottiene un rigore (discutibile è dire poco) ai danni del malcapitato Juan. Ad osservare l’anticipo di serie A sugli spalti c’è anche lo Shakhtar Donetsk al completo. La squadra ucraina, prossima avversaria della Roma in Champions League, ha preso appunti dalla tribuna Monte Mario guidata da mister Lucescu.



 

Qualche metro più in là e siamo in tribuna Autorità dove siede la presidentessa giallorossa Rosella Sensi, che nel pomeriggio è stata ricevuta a Palazzo Chigi da Gianni Letta, mentre a qualche poltrona di distanza ecco Aurelio De Laurentiis, celebre produttore del cinepanettone nonché patron del Napoli. Visibilmente soddisfatto, a fine partita il presidente si lascia sfuggire pure una frase del tipo "lo scudetto non è importante", motivata dal fatto che "in Italia c’è troppa ansia e lo scudetto sarebbe un premio ulteriore a coronamento di una grande stagione". Come dargli torto? Difficile da spiegare ai tremila tifosi napoletani che affollavano il settore ospiti. Tra delirio e sostegno costante alla squadra durante i 90 minuti di gara, i supporters già sognano vette innevate di gloria e a fine partita si sono fatti prendere dal romanticismo intonando canti della tradizione partenopea, tra cui il classico "oi vita mia".

 

Di rimando l’Olimpico giallorosso, in parte svuotato già prima della fine del match, salutava i propri calciatori con sonori fischi e cori tutt’altro che incoraggianti. "Tirate fuori le…", "c’avete rotto er..", i tifosi hanno usato diverse licenze poetiche per esternare una preoccupazione ormai più che legittima. In tre partite la Roma ha confezionato un solo punto ed ora anche la zona Champions non è così scontata. E’ crisi? Troppi pensieri al futuro societario perdendo di vista il presente calcistico? Chissà. Nel frattempo mercoledì giallorossi di nuovo all’Olimpico per gli ottavi di Champions contro lo Shakhtar. O si vince, o si vince.

 

(Marco Fattorini)