Trenta giorni: è questo il tempo che il cda di Roma 2000, controllante diretta dell’As Roma, ha concesso a DiBenedetto e soci per condurre la trattativa in esclusiva. Un periodo ristretto e definito che gli americani vorrebbero ridurre ancor di più, per chiudere il prima possibile la vendita del club giallorosso. “Continueremo a lavorare per concludere con successo le negoziazioni il più presto possibile”, ha confermato Thomas Di Benedetto spendendo così le sue prime parole ufficiali da pretendente giallorosso.



Due settimane, si vocifera, per arrivare alla chiusura positiva dell’operazione con la firma dei contratti e l’insediamento dei nuovi proprietari statunitensi. Intanto si delinea con maggior chiarezza il futuro assetto societario del club capitolino. Il 67% della società di calcio sarà acquistato al 60% dalla cordata americana (cinque soci con quote paritarie) e al 40% da Unicredit che poi girerà parte del suo pacchetto ad imprenditori italiani (in pole c’è il costruttore Parnasi) con il placet di DiBenedetto e company.



Si apprende inoltre che la Roma (comprensiva di Trigoria e marchio) sarebbe stata valutata intorno ai 200 milioni di euro con gli americani pronti ad un primo aumento di capitale che ammonterebbe a 35-40 milioni. Ma il gruppo statunitense potrebbe presto allargarsi: c’è già chi parla di altri due o tre soci d’Oltreoceano pronti ad entrare nel progetto mentre è molto forte l’intenzione di coinvolgere un investitore cinese (si fa il nome di Kenneth Huang) per spalancare le porte del mercato orientale al marchio A.s. Roma sfruttando il crescente interesse di Pechino e dintorni per il calcio italiano.



 E se l’attuale coordinatore dell’area tecnica Gian Paolo Montali (indicato quale collante tra Roma e Boston) assicura: "faremo trovare ai futuri proprietari una società al top", nel frattempo la cordata americana lavora con grande impegno e si prepara ad attuare il piano di rilancio per l’As Roma. Si parte dalla comunicazione e dalla concezione del club come "media company", forte di canali il più possibile potenti e universali per raggiungere i tifosi.

 

 Sito internet, sfruttamento della telefonia mobile, ma anche una radio ufficiale e il coinvolgimento dei calciatori nelle iniziative editoriali giallorosse. Poi una nuova politica di marketing, rafforzata dalle competenze degli investitori, magari assistita da uno sponsor più spendibile a livello internazionale, come Nike o Adidas. Senza dimenticare il progetto del nuovo stadio (45-50mila posti con negozi e ristoranti), mentre nell’immediato si punta a riempire l’Olimpico, o perlomeno incrementare la vendita dei biglietti.

 

 Mentre da più parti trapela entusiasmo per il futuro della Roma a stelle e strisce, c’è chi preferisce andarci coi piedi di piombo. Intervenuto ai microfoni di Radio Ies, il giornalista del Sole 24 Ore Gianni Dragoni vede "diversi punti interrogativi" intorno all’operazione. "Mi è sembrato – sottolinea il cronista economico – che fosse più Unicredit a voler vendere, anche con quel viaggio della speranza, che non gli americani a voler comprare". Per questo Dragoni ipotizza che DiBenedetto e soci potrebbero essere "solo figure temporanee" che hanno accettato l’operazione "per motivi meramente economici".

 

(Marco Fattorini)