Gli americani stanno arrivando. Questione di giorni, o meglio, settimane per chiudere un’operazione ormai in rampa di lancio. Unicredit ha trasmesso agli imprenditori statunitensi alcune richieste di approfondimenti circa le credenziali dei soci di DiBenedetto. Una settimana e poi via con la fase della trattativa in esclusiva che dovrebbe chiudersi con la firma dei contratti: questa volta potrebbe essere proprio l’imprenditore italoamericano a salire sull’aereo e sbarcare a Fiumicino per la fatidica firma. Il tutto tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo quando, esclusi colpi di scena, Trigoria accoglierà il nuovo padrone di casa.



Nel frattempo quotidiani e web rivelano nuove indiscrezioni circa le offerte pervenute nei giorni scorsi a Unicredit. La scrematura ha portato alla scelta degli americani anche perché le altre quattro proposte erano, per dirla con un eufemismo, di gran lunga inferiori alle esigenze della banca. Partendo dal presupposto che le offerte da presentare erano tre: una per il 67% della Roma, un’altra per l’acquisto di Trigoria e il marchio, l’ultima per l’Opa. Tutte le proposte arrivate sulla scrivania dell’advisor Rothschild si sono attestate al di sotto dei 150 milioni di euro, il prezzo minimo fissato da Piazza Cordusio.



 Se però gli americani, con le tre offerte, hanno superato complessivamente i 100 milioni di euro, le proposte dei concorrenti sono state bollate come "irricevibili". Il re delle cliniche Gianpaolo Angelucci avrebbe sborsato appena 35 milioni di euro per il solo pacchetto di maggioranza dell’As Roma, mentre le proposte del gruppo francese e del fondo Usa-Medioriente non disponevano della copertura economica.

 

Facendo due conti, l’offerta americana firmata da DiBenedetto risulta di gran lunga la più completa, tale da convincere i vertici di Unicredit ad avviare la trattativa in esclusiva proprio con gli statunitensi. Anche se la soddisfazione per l’affare imminente non sembra aver coinvolto tutti: la presidentessa giallorossa Rosella Sensi, a detta dei quotidiani della Capitale, è delusa e tutt’altro che convinta. Il motivo è da rintracciare in quella clausola stabilita in estate secondo la quale la Sensi ha diritto al 5% di eccedenza in caso il 67% del club giallorosso fosse venduto ad una cifra superiore a 100 milioni. Ipotesi che, evidentemente, non si è concretizzata.



 

(mar.fat.)