Involtini e rucola, accompagnati da ottimo vino. E’ questo il menù che DiBenedetto, i suoi avvocati e i rappresentanti di Unicredit hanno gustato poco dopo le 21 seduti al tavolo dello studio legale “Grimaldi e associati”. Un’altra riunione fiume, tredici ore dopo le dieci di lunedì, per raggiungere l’intesa utile a concludere la cessione dell’As Roma. Dalle 9 alle 22: il secondo giorno di incontri non ha portato alla firma dei contratti ma ha fatto registrare un importante passo avanti nella mediazione tra la banca e la cordata statunitense. “La trattativa procede bene – dichiara in serata Paolo Fiorentino, vice d.g. di Unicredit – e non c’è nessuna differenza tra domanda e offerta”.



Un’altra giornata campale, di quelle che il popolo romanista ha vissuto col fiato sospeso e la radio accesa: alla fine la firma non è arrivata e il top manager di Unicredit ha lasciato intendere che le biro non verranno usate in settimana, anzi. Ci vorranno almeno 20 giorni per far sì che DiBenedetto presenti le garanzie per l’adempimento degli impegni concordati con la banca. Ma, niente paura: “l’accordo sulla parte economica è ben saldo”, rassicura Fiorentino, smentendo di fatto alcuni lanci di agenzia che in giornata avevano scosso l’ambiente e paventato la rottura. IL



A fine serata ecco il comunicato congiunto che porta la firma di Italpetroli, Unicredit e del consorzio DiBenedetto. La nota ufficiale ribadisce che gli incontri degli ultimi due giorni hanno definito “i termini fondamentali dell’operazione di acquisizione della partecipazione di controllo di AS Roma S.p.A.”. Un’intesa che prevede la costituzione di una “società partecipata al 60% dalla Di Benedetto AS Roma LLC ed al 40% da UniCredit S.p.A.; si prevede la possibilità che UniCredit possa cedere una parte della propria quota ad altri investitori strategici italiani”. Il comunicato è chiaro ed esaustivo: “nei prossimi giorni si procederà alla stesura delle versioni definitive degli accordi ad oggi raggiunti”. Sì, ma le firme? Quelle arriveranno “entro i successivi venti giorni, al fine di consentire alla Di Benedetto AS Roma LLC di presentare le garanzie convenute con riferimento all’adempimento degli impegni negoziati”.



 

A Via Pinciana, sede dello studio legale Grimaldi, hanno sfilato dirigenti bancari, avvocati, esperti e bodyguard. Poi c’era lui, Thomas Richard DiBenedetto, completo scuro e cravatta rossa, protetto da una folta schiera di guardie del corpo che non lo hanno mai perso di vista, neanche quando a metà mattina il tycoon bostoniano ha lasciato il palazzetto nel cuore di Villa Borghese per dirigersi alla sede dell’Antitrust e incontrare, a titolo “di cortesia”, il presidente Catricalà. Il tempo di un saluto e poi di nuovo in ufficio per riprendere il summit.

 

Rapido come il vento, accompagnato da un’Audi e una Mercedes di scorta, DiBenedetto non ha scucito una parola ai cronisti che lo hanno tallonato per tutto il giorno, chi in motorino e chi a piedi. Confermandosi un vero “uomo del fare”, l’imprenditore italoamericano ha preferito lavorare a testa bassa per chiudere il prima possibile con Unicredit. Tanto da rinunciare ad alcuni incontri istituzionali col sindaco Alemanno (che però si è tenuto informato tramite Fiorentino) e il sottosegretario Letta. L’obiettivo è chiaro: portare a termine il passaggio del club capitolino e tornare negli USA con un accordo nelle mani.

 

Nel frattempo, anche martedì l’elegante palazzetto di via Pinciana è stato oggetto di un continuo pellegrinaggio. Davanti alle mura di cinta, ben protette da inservienti e bodyguard, hanno fatto capolino decine di giornalisti e fotografi ma anche una trentina di tifosi, alcuni dei quali con sciarpe e bandiere al seguito. “Daje Thomas” era l’invito dei supporters presenti, poi qualcuno, seguendo l’esempio della Serenata Rap di Jovanotti, ha gridato in coro “affacciati, Tom!”. Il caso vuole che davanti allo studio legale sia passato pure il pullman della Roma con a bordo il solo conducente. Mister DiBenedetto, anche il destino è dalla sua parte.

 

(Marco Fattorini)