Ci mancava pure l’attentato. Quello ai danni di Mourinho che, alla vigilia del match contro il Deportivo, è stato sventato da un addetto alla sicurezza del Real Madrid all’aeroporto di La Coruna mentre tecnico e squadra sfilavano per il terminal firmando autografi. La notizia, filtrata con diversi giorni di ritardo, conferma il momento delicato che lo Special One sta vivendo nella Penisola Iberica: il suo stile “colorito” contro giornalisti e istituzioni calcistiche non ha sortito lo stesso effetto che in Italia, rendendolo oggi “insopportabile” ai più. Pure a Madrid il profeta di Setubal deve scontare dei rapporti interni ormai logori con il direttore generale del club Jorge valdano. Senza contare i primi mal di pancia della carta stampata.



Come se non bastasse, sul campo la squadra rimane a meno 7 punti dal Barcellona dell’avversario Pep Guardiola. “Giovedì il tecnico portoghese è stato obbligato dal Real Madrid a chiedere scusa in conferenza stampa nel dopo gara con il Malaga per le provocazioni verbali della vigilia”, ha confermato al Sussidiario.net il giornalista di Mediaset Nando Sanvito che ha poi rivelato il sempre maggior isolamento dell’allenatore. “Perfino il quotidiano di Madrid AS negli ultimi giorni ha cambiato linea: da alleato sempre più tiepido è passato alla critica aperta alla sua gestione della comunicazione”.



Questo ed altri motivi hanno spinto il portoghese a sbottonarsi nell’ultima conferenza stampa, quasi in via preventiva: “se dovessi andar via dal Real mi piacerebbe andare in una grande squadra del campionato inglese o italiano”. Le parole sono subito rimbalzate nel Belpaese dove Mourinho fa notizia e desta sentimenti contrastanti. Frasi che nella Capitale hanno acceso un fervente dibattito tra tifosi e addetti ai lavori: perché non valutare un approdo di Mourinho nella nuova Trigoria a stelle e strisce? Quella che, per intenderci, dovrebbe nascere tra un paio di settimane con l’arrivo della cordata staunitense guidata da Thomas DiBenedetto.



L’allenatore del triplete nerazzurro, grande avversario dei giallorossi ma anche estimatore della Roma spallettiana, potrebbe portare una ventata di determinazione negli spogliatoi del centro sportivo romanista dove la squadra è alle prese con problemi atletici e psicologici che tuttora ne mettono in discussione la partecipazione alla prossima Champions League. Nella Capitale è già impazzito il tam-tam tra radio, web e stampa. Il Corriere dello Sport ha dedicato la prima pagina all’indiscrezione clamorosa di un possibile arrivo del portoghese, mentre in città fanno capolino i primi sondaggi tra i tifosi che si spaccano sull’eventualità dell’arrivo del profeta di Setubal. Padre costituente dello sfottò più declinato d’Italia: il cosiddetto “zero tituli”.

 

Per ora tutto si ferma sul piano delle chiacchiere: la cordata statunitense deve ancora acquistare il club capitolino e saranno gli stessi americani a scegliere la guida tecnica della Roma. In attesa dei denari d’Oltreoceano è stato fatto il nome (più che verosimile) di Carlo Ancelotti ma anche quello, un po’ meno realistico, di Pep Guardiola. Da qualche giorno in pista c’è anche Josè Mourinho che, per i nuovi proprietari, rappresenterebbe un’operazione economica onerosa al pari dell’acquisto di un calciatore. Il suo compenso non è e non sarà mai un dettaglio, soprattutto in tempi di austerity e con le regole sull’autofinanziamento alle porte.

 

Gli americani potranno/vorranno permettersi questo lusso? E lui accetterà di sedersi sulla panchina dell’Anti-Inter delle ultime stagioni? Inutile fantasticare, serviranno settimane per capire l’evoluzione delle dinamiche a Roma e a Madrid senza contare che una Roma non qualificata in Champions non riscuoterebbe lo stesso fascino agli occhi del tecnico. “Mourinho? L’ho detto quando sono arrivato. Le voci su possibili o ipotetici allenatori non mi turbano”, ha glissato Vincenzo Montella alla vigilia di Lecce-Roma. Traghettatore o no, l’aeroplanino prosegue il suo lavoro a Trigoria fino al termine della stagione. Per il momento il sogno Mou è appannaggio di tifosi e appassionati: c’è pure chi, magari senza darlo a vedere, spera nell’arrivo di Mou ripetendo a bassa voce la liturgia del “non succede, ma se succede”.

 

(Marco Fattorini)