Accolto come un re, anzi da imperatore. Squilli di tromba, annunci a mezzo stampa e lo stadio Flaminio aperto in quattro e quattr’otto infarcito di 4mila tifosi per presentare in pompa magna Adriano Leite Ribeiro. Ricordi offuscati? Macchè, il tutto accadeva l’8 giugno scorso quando la Roma e l’Imperatore siglavano l’intesa per un contratto triennale a tre milioni netti all’anno.



Tre stagioni per tornare grande: sogno o realtà? All’inizio una scommessa ambiziosa, criticata da qualche voce ma accolta come un’ interessante opportunità (umana e professionale) oltre che un vero affare visto che Adriano sbarcava nella Capitale a parametro zero. Gli zeri però sono cresciuti con i mesi, registrando un recupero della forma fisica lento e affannoso (era arrivato che pesava 106 kg) ma anche una serie di prestazioni col contagocce in cui l’Imperatore è sembrato un fantasma, anonimo e appesantito, rispetto al suo periodo di massimo splendore.



Neanche trecento minuti in campo: l’esordio estivo a San Siro in Supercoppa contro l’Inter si è rivelata un’imbarazzante sgambata di pochi minuti beccata dai fischi dei tifosi nerazzurri. Poi un paio di maglie da titolare (contro Chievo e Lazio) concesse dal fin troppo paziente Claudio Ranieri e qualche subentro a partita in corso (Brescia, Cesena) per un Imperatore mai in forma. Morale della favola: nessun gol e tre infortuni di seria entità che gli hanno compromesso il percorso di redenzione fisica e psicologica.

Nel frattempo Adri si è fatto notare per gli eventi extracalcistici che lo avevano già condannato qualche anno fa nella sua esperienza in nerazzurro. Ritardi, presunti problemi burocratici al momento di rientrare dal Brasile, notti brave in discoteca, foto malandrine con pancetta in evidenza e boccali di birra straboccanti, ma anche una patente ritirata in Sudamerica e, ultima in ordine cronologico, la visita medica disertata in quel di Trigoria dove il prof. Castagna (giunto appositamente da Milano) lo aspettava per una valutazione dell’infortunio.



 

Troppe marachelle tali da far perdere la pazienza ad una società che lo aveva protetto e aspettato fino all’inverosimile. Rosella Sensi ha perfino bloccato un trasferimento dell’Imperatore al Corinthias a dicembre: dopo la gara di San Siro contro il Milan c’era già l’accordo col club brasiliano e il placet del giocatore che però è stato bloccato e convinto dalla presidentessa affinché restasse a Trigoria. Per la gioia (eufemismo) di Unicredit, prodigatasi al fine di alleggerire il monte ingaggi giallorosso, attualmente il quarto della serie A.

 

Esaurita anche la pazienza dei tifosi, la via della separazione anticipata è parsa l’unica strada percorribile al termine di un tragitto nauseante. Tutti d’accordo: l’entourage del giocatore, la dirigenza giallorossa guidata da Gian Paolo Montali e ovviamente il calciatore stesso che, a quanto pare, ha un cordone ombelicale che lo lega al Brasile. Così, eccoci all’epilogo della vicenda: nel tardo pomeriggio di martedì, sul proprio sito ufficiale, l’As Roma comunica di “aver raggiunto l’accordo per la risoluzione consensuale anticipata del contratto, la cui naturale scadenza era prevista al 30 giugno 2013”. Fine delle trasmissioni.

 

(Marco Fattorini)