Ore 17.55, allo stadio Olimpico è il momento dell’inno nazionale giallorosso, quel classico “Roma Roma” di Antonello Venditti che il pubblico canta a squarciagola con sciarpe e vessilli ben in vista. Stavolta dagli spalti, in tribuna come in curva, appaiono decine di bandiere a stelle e strisce che sventolano all’unisono con le note del cantautore romano. “Welcome Mr Tom” si legge in uno striscione. Uno, dieci, cento ringraziamenti vibranti partono dall’Olimpico e raggiungono la cordata statunitense che tra venerdì e sabato ha posto la firma sul contratto preliminare per l’acquisto dell’As Roma.



C’è un oceano di distanza tra Roma e Boston, ma anche un mondo (quello giallorosso) ricolmo di passioni. E così l’Olimpico non è stato a guardare: con poco meno di 40mila presenti, lo stadio romano ha respirato del sano entusiasmo, ben consapevole del nuovo corso che è alle porte, quello fatto di sogni, futuro e investimenti. Nel frattempo però c’è una partita di serie A tra Roma e Palermo, buona per assegnare punti in chiave zona Champions e fare uno sgambetto a quel Maurizio Zamparini presidente rosanero che a più riprese ha messo in discussione la serietà e la solidità economica di mister DiBenedetto e soci.



Sugli spalti ci sono tutti, vip e non. La tribuna stampa è pressoché esaurita mentre nel settore autorità non manca la presidentessa uscente Rosella Sensi che, accompagnata dal marito, riceve l’abbraccio e il ringraziamento del tifosissimo Massimo D’Alema, veterano Pd nonché presidente del Copasir che prima del match ha voluto congratularsi con la primogenita di papà Franco per quanto fatto negli anni di gestione romanista. Tanto per rimanere in politica, a qualche posto di distanza siede sorridente anche Paolo Cento, ex sottosegretario all’Economia in quota Verdi e attuale presidente del Roma Club Montecitorio. Immancabile pure Ilary Blasi, moglie di capitan Totti acclamato dallo speaker e dallo stadio Olimpico intero.



 

Poi la partita: tra emozioni, palle gol e rimpianti. A dominare la scena saranno i fischi che il pubblico romanista riserva prima a Menez e Vucinic (autentici divoratori di occasioni da rete), poi a tutta la squadra al termine di una sconfitta tanto rocambolesca quanto deludente. C’è chi dice che “la Roma è così”, che “ogni anno le manca un centesimo per fare una lira”, e cioè per compiere quel salto di qualità in campionato come in Europa. Però c’è anche chi, per dieci minuti ininterrotti prima della fine del match, urla “vergogna” ogni 5 secondi appollaiato a pochi passi dalla tribuna stampa. I rimbrotti, le imprecazioni e i fischi aumentano d’intensità e accompagnano la squadra negli spogliatoi. Dalla festa americana allo psicodramma in salsa romana il passo è breve e il tempo è quello di una partita di pallone. Novanta minuti più quattro di recupero.

 

(Marco Fattorini)