“La nuova Roma? Sta facendo una rivoluzione culturale”. Lo dice con orgoglio Carlo Zampa commentando i primi passi della sua creatura, la nuova Lupa in salsa ispano-americana. Zampa, per anni speaker ufficiale dello stadio Olimpico, è uno dei massimi esperti delle vicende di casa giallorossa. In esclusiva per IlSussidiario.net, ha accettato di parlare, a 360 gradi, dell’universo-Roma. Tanti i temi al centro della nostra chiacchierata: dal mercato alle prospettive future di una squadra che vuole tornare a graffiare come qualche anno fa.
Zampa, come sarà la Roma targata DiBenedetto?
Sarà sicuramente una novità assoluta per il calcio italiano. So per certo che DiBenedetto arriverà a Roma la prossima settimana. I tifosi della Roma sono tranquilli soprattutto perché c’è di mezzo Franco Baldini. Il suo ritorno rappresenta una garanzia assoluta. Se un dirigente del suo calibro ha accettato di far parte di un progetto come questo, vuol dire che dev’essere per forza di alto livello.
Un americano al timone e uno spagnolo, Luis Enrique, in panchina. Una Roma multiculturale.
Sì, la Roma sta facendo una sorta di rivoluzione culturale. La tifoseria dovrà avere pazienza, perché si tratta di un progetto completamente nuovo. Magari all’inizio potrebbe esserci qualche battuta a vuoto ma la cosa più importante, in questo momento, è che venga ritrovato l’entusiasmo, e che la gente torni presto allo stadio.
Luis Enrique ha intenzione di proporre un 4-3-3 piuttosto ardito, cercando di riproporre il classico tiki-taka alla catalana. Una missione possibile secondo lei, in un contesto come quello italiano?
Luis Enrique è un tecnico su cui la Roma ha deciso di puntare forte. Ha firmato un contratto biennale, con la possibilità di prolungarlo ancora. Ha chiesto giocatori giovani, di talento, per fare il calcio in cui crede. Come ho detto prima, ci vorrà pazienza, ma io ci credo nella sua sfida.
L’arrivo degli americani ha segnato, tra l’altro, la fine dell’era-Sensi. Un’era, nonostante tutto, tra le più importanti della storia giallorossa.
Assolutamente sì. Dopo Dino Viola, direi che viene Franco Sensi tra i grandi presidenti della Roma. Tra alti e bassi, sono stati raggiunti comunque dei grandi risultati, anche se meno di quanto la squadra meritasse, a mio avviso. Direi che va fatta una distinzione tra la gestione di Franco Sensi e quella della figlia Rosella. Sensi ‘senior’ era uno che gestiva la Roma fuori dal Palazzo ed ha fatto tante battaglie contro il Sistema, mentre Rosella ha fatto una scelta politica completamente opposta, avvicinandosi a coloro che erano stati i nemici del padre. Da lì è nata la spaccatura nella tifoseria della Roma, che speriamo possa essere presto ricomposta.
Scudetto 2006: si era ipotizzato di darlo addirittura alla Roma, anche se il presidente ad interim Cappelli ha precisato che i titoli si vincono solo sul campo.
E io sono perfettamente d’accordo con lui. Lui ha detto che non lo chiede, giustamente. Quello è e resta uno scudetto sporco. Noi non dobbiamo chiedere indietro niente, anche se il tifoso giallorosso ricorda bene lo scippo dello scudetto nel 2008, ad opera dell’Inter, che tra l’altro è l’unica squadra a non aver pagato le conseguenze per quanto successo negli anni di Calciopoli. Ma il calcio in Italia è così, sono sicuro che non cambierà mai niente. Anche sul titolo 2006 resterà tutto com’è.
In tema mercato, il nome caldo in queste ore è quello di Erik Lamela.
Sì, so che ieri (l’altro ieri, ndr) ha dormito in un albergo romano, non a Trigoria com’era stato detto in un primo momento. Io penso che l’ufficialità possa arrivare a breve, speriamo bene, ma preferisco non dire nulla finchè i giochi non sono fatti.
Secondo lei Lamela sbarcherà a Roma per restarci oppure verrà girato al Palermo per arrivare a Pastore?
Secondo me Pastore resta l’obiettivo primario. Io dico una cosa, però. Prendiamolo, Lamela, poi sarà la dirigenza a fare le sue scelte.
Ma lei lo farebbe l’affare?
Io sì, sarei contentissimo se arrivasse il Flaco. Con lui, Bojan e Totti avremmo un attacco super.
Non c’è il rischio di un sovraffollamento così? Si dice sempre che Totti non gradisca avere accanto gente che gli possa fare ombra…
Ma no, sono stupidaggini che periodicamente certa gente mette in giro contro Francesco. Lui è un campione assoluto e resta il più forte di tutti. Dicevano pure che non voleva i campioni… Quando invece ha giocato con gente come Batistuta, Montella e altri.
Stekelenburg, se arriva, può risolvere il problema-portiere?
E’ un ottimo portiere, con lui saremmo a posto. Facendo una battuta, pare quasi certo che il n.1 del prossimo anno avrà la S come iniziale, visto che si parla anche di Sirigu e Storari come alternative all’olandese.
In ogni caso, sarà un salto di qualità rispetto ai vari Doni e Julio Sergio.
Sarà sicuramente un passo avanti, è chiaro. Ma io credo che questo gruppo vada solo ringraziato. In fondo, se andiamo a vedere, dal 2005 in poi sono stati sempre gli stessi a tirare avanti la carretta. Hanno fatto comunque cose straordinarie, anche se hanno raccolto poco.
Tra Menez, Borriello e Vucinic, tutti dati in partenza, lei chi terrebbe?
Tra i tre, direi Vucinic. Pur nella sua discontinuità, è un giocatore che ha grandi qualità tecniche. Però mi sembra determinato ad andare via, per questioni innanzitutto ambientali. Lo scorso anno, allo stadio, furono insultate addirittura la madre e la moglie, e da allora si è creata la frattura con la tifoseria. Poi credo che sia anche una questione economica; era francamente scandaloso che gente come Adriano o Baptista guadagnasse più di lui. Quanto a Menez, lui ha il contratto che scade nel 2012 ma non lo chiede nessuno. Per Borriello, invece, credo ci siano dei problemi tattici. Con Totti a fare la prima punta, rischia di non trovare spazio.
La fine del mercato è ancora lontana. Ma se la Roma raggiungerà tutti gli obiettivi di cui si parla in questi giorni, tra cui lo spagnolo Josè Angel, potrà tornare a lottare per le primissime posizioni?
Preferisco attendere il 31 agosto. Per ora il mio giudizio è in sospeso. Certo, se la Roma prendesse tutti i giocatori inseguiti, sarebbe davvero competitiva. (Alessandro Basile)