Osvaldo, si, Osvaldo no, è il dubbio amletico di mercato che sta corrodendo in queste ultime ore il fegato del diesse della Roma, Walter Sabatini. Che si trova a dover fare i conti anche con la concorrenza dell’Atletico Madrid che ha individuato in Osvaldo il sostituto di Aguero. Sabatini che è un esteta del calcio ama alla follia Nilmar, l’attaccante brasiliano del Villareal che aveva provato a portare anche a Palermo. Ma il giocatore costa troppo (ufficialmente 30 milioni) e il presidente Roig è una brutta bestia con cui fare affari. Ed ecco allora che gioco-forza le attenzione della Roma sono cadute insistentemente su Pablo Osvaldo, l’argentino naturalizzato italiano che gioca sempre in Spagna, ma nell’Espanyol, la stessa squadra di Kameni, il portiere nigeriano che fu ad un passo dallo sbarco a Trigoria. I dubbi di Sabatini sull’operazione Osvaldo, come accadde anche per Kameni, derivano in gran parte anche dai mal di pancia della piazza romanista. Diciamo, giusto per usare un eufemismo, che l’attaccante italo argentino non ha lasciato un gran ricordo di sé nel nostro Paese. Ha indossato negli anni le maglie di Atalanta, Lecce, Fiorentina e Bologna raccimolando un bottino di gol abbastanza modesto: stiamo parlando di 17 reti in quattro anni, un po’ pochine per un uomo d’area. Osvaldo sta invece lasciando il segno in Spagna, dove in 44 partite ha realizzato 20 gol. Una media di tutto rispetto che ha attirato le attenzioni di Luis Enrique e del suo ex fido Ivan De la Pena. Infatti, particolare non trascurabile è che il nome dell’attaccante 25enne non viene fuori dal cilindro del diesse della Roma ma dello staff tecnico made in Spagna. E questo è il secondo livello di dubbio che attanaglia Sabatini. Ma con questo non vogliamo dire che tra il diesse e i tecnici non ci sia feeling e stima. Anzi. Il problema piuttosto è un altro. Sabatini vorrebbe cercare di non esagerare con il processo di “spagnolizzazione” della Roma. In Italia gli spagnoli non hanno mai brillato. Pensiamo a Mendieta, De la Pena stesso, Farinos. Arrivarono tutti come top players e se ne andarono via dopo poco nell’anonimato. Osvaldo non è spagnolo, ha già giocato in Italia e conosce il nostro campionato (questo è un punto a suo favore condiviso da tutte le parte in causa) ma, come si evince dai flop prima citati, un conto è sfondare in Italia soprattutto per chi come Osvaldo nel nostro campionato ha già fallito. C’è da dire che il giocatore si era misurato in Serie A forse quand’era ancora troppo giovane. E può essere che ora sia finalmente maturato. Ma c’è un terzo ed ultimo dubbio che riguarda le qualità tecniche del giocatore. Osvaldo è una punta centrale, alla Totti, ma soprattutto alla Borriello. E’ vero che si adatta bene anche da attaccante esterno e lo ha fatto già sapere a Luis Enrique, ma forse la Roma in questo momento avrebbe bisogno di un esterno alto di ruolo e non di equivoci tattici avendo già in casa parecchi. Nonostante questi seri dubbi, Sabatini, in assenza di valide alternative (percorribili) sul mercato, sta provando comunque a convincersi della bontà dell’operazione. Per la gioia di Luis Enrique, ma un po’ meno dei tifosi giallorossi che stanno seguendo i primi passi della nuova Roma americana con una certa freddezza. E le appena 15 mila tessere sottoscritte fino ad ora lo stanno a dimostrare.
L’affare Osvaldo, dubbi di Sabatini a parte, non è ancora del tutto chiuso. Rimane una differenza sostanziale di valutazione del calciatore. La Roma ha offerto in prima battuta 12 milioni più 1 di bonus (il giocatore era stato acquistato dall’Espanoyl per 4milioni) ma gli spagnoli ne chiedono almeno 20. E Sabatini sa che a queste cifre l’affare non può essere chiuso, Osvaldo non vale quei soldi. L’Espanyol attraverso i propri emissari si è detto disponibile ad accettare 16 milioni più 1 di bonus. C’è un accordo di 5 anni col procuratore di Osvaldo a quasi 1,5 netti all’anno. La Roma spera che almeno stavolta la volontà del giocatore possa bastare a sbloccare la trattativa. E a spazzar via i dubbi di Sabatini.