Daniele De Rossi è stato decisivo per l’esito dell’ultimo derby di Roma. Purtroppo per lui e per la Roma però, il suo contributo ha agevolato la Lazio, che si è ritrovata con un uomo in più per tutto il secondo tempo dopo l’espulsione del numero 16 giallorosso. Che al 44′ del primo tempo ha colpito il laziale Stefano Mauri con un pugno al volto, che ha finito per fare più male alla Roma che al destinatario. L’arbitro Rocchi, a breve distanza dal fattaccio, ha punito immediatamente De Rossi con il cartellino rosso diretto, come da regolamento. Stupisce che un gesto del genere sia arrivato da uno dei giocatori più esperti della Roma, che dovrebbe essere abituato a partite del genere e comunque non è nuovo ed episodi simili (basti ricordare la gomitata all’americano McBride, ai mondiali 2006). Lungi dal voler attaccare il giocatore sul piano personale (il raptus sembra più figlio della situazione che del carattere di De Rossi), resta il fatto che l’espulsione rimediata nel derby ha influenzato pesantemente la partita, privando la Roma di un giocatore in una zona e in un momento cruciali. Per analizzare l’espulsione di De Rossi ilsussidiario.net ha contattato in esclusiva Guido Ugolotti, attuale allenatore del Benevento che fu mister del giocatore nelle giovanili giallorosse. Ecco le sue impressioni:



Mister, lei che conosce meglio De Rossi, cosa ha pensato quando ha visto la sua manata in faccia a Mauri? E’ stato un gesto irresponsabile, sicuramente, e anche lui se n’è reso conto. De Rossi interpreta sempre le partite al massimo, dal punto di vista agonistico. Nel derby si è lasciato trascinare.

Nelle stracittadine giovanili aveva mai dato segni di escandescenza del genere? No, mai. E’ uno che vive molto le partite, e il derby in particolare, a livello emotivo. Si sente molto partecipe, essendo romano, ma da giovane non ha mai avuto un atteggiamento del genere, in nessuna circostanza.



Per come ha conosciuto De Rossi, crede davvero che possa un giorno non lontano voler andare via dalla Roma? No. Non conosco la situazione all’interno della squadra attuale, ma non penso proprio che nella sua testa possa passare anche la minima idea di cambiare squadra.

E’ d’accordo con la decisione di Prandelli di non convocarlo in nazionale, nel rispetto del codice etico? E’ un segnale di comportamento. E’ giusto che ci siamo determinate regole in una squadra, chi fa parte della nazionale sa bene che c’è questo codice e penso che sia giusto farle rispettare.



Che dire invece di uno come Totti, romano e romanista come De Rossi, che però si è sempre saputo controllare nei derby, magliette scherzose a parte? 

Gesti come quelli della maglietta di Totti sono caratteristici della mentalità romana, rientrano quasi in una logica di istigazione dell’avversario. Altri gesti invece, come l’ultimo di De Rossi andrebbero evitati a prescindere dal clima. Il derby a Roma è molto sentito, non penso che Daniele volesse davvero fare una cosa del genere. Sono situazioni della partita, legate al nervosismo. Forse i giocatori come De Rossi dovrebbero capire una cosa.

Quale? Che non devono caricare su loro stessi il peso di certe partite, ma va condiviso con tutta la squadra.

Per la Roma si prospetta un altro anno di transizione: vale la pena aspettare per poi magari raccogliere i frutti l’anno prossimo, viste le buone potenzialità a disposizione di Zeman? A Roma, come dovunque, sarebbe il caso di avere un pò più di pazienza. L’anno scorso la Roma aveva iniziato un determinato percorso che poi è stato stravolto, perché sono stati cambiati tanti giocatori. Se si va avanti così la società deve porsi delle domande: non si possono cambiare ogni anno sette-otto elementi base. Zeman ha bisogno di tempo: è una allenatore capace, in grado di far vedere del buon calcio. Mi auguro che abbiano la pazienza di aspettarlo.

 

(Carlo Necchi)