Non va sottovalutata la recente comparsa sulla scena mediatica italiana di James Pallotta, il presidente della Roma dallo scorso 27 agosto. L’imprenditore americano è finalmente sceso in campo per la Roma intesa come squadra, l’insieme dei giocatori e dei preparatori che rappresentano la città su un campo di calcio, e che i tifosi amano. Non ha parlato di conti, sponsor o america ma di giocatori, obiettivi, successi, quello che interessa alla gente. Pallotta è intervenuto nella conferenza di presentazione del nuovo dirigente, Italo Zanzi, che da gennaio risiederà stabilmente nella capitale in rappresentanza della proprietà americana. Di cui Pallotta è il riferimento massimo. Giusto poco tempo fa, dopo la conferma dello 0-3 a tavolino a favore della Roma, il presidente della squadra “sconfitta”, Massimo Cellino, tuonava: “Prima c’erano Franco e Rosella Sensi, adesso? Pallotta? Presentatemelo, io non l’ho mai visto, parliamo di una società astratta, vorrei sapere chi c..o è la Roma“. Al di là dei toni rock del presidente rossoblù, la domanda (perché in fondo è una domanda) è venuta a molti. Da tempo la Roma cerca una figura di riferimento, quella che Tom Di Benedetto, nel suo fugace andirivieni, non è mai stato. Con le parole di martedì, Pallotta ha ridato un volto alla Roma. Una faccia quasi paterna, in cui i tifosi si possano identificare, come Berlusconi (perlomeno l’ultimo) per il Milan e Moratti per l’Inter. E a proposito di padre, chissà che le dichiarazioni di Pallotta non pongano finalmente la parole fine al tormentone De Rossi, figlio prediletto della città ma in attrito, o apparente tale, con lo “zio” Zeman. Se non altro, dopo mesi di chiacchiere, Baldini e (a volte) Sabatini, il presidente ha tracciato la rotta: De Rossi non si vende, nessuno ce lo chiede noi non lo offriamo. Detto da lui, quello coi sordi, fa più effetto. Buona pace, dunque, del Paris Saint-Germain, e di tutti coloro che vogliono tenere aperto il caso. Resti pure una questione tra De Rossi e Zeman: da uomini intelligenti ne verranno a una. Per il bene della Roma. E perché altrimenti, papà James potrebbe arrabbiarsi.



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