E’ tempo di derby: domenica alle 15 c’è in programma Roma-Lazio, forse, tra tutte, la stracittadina più calda e sentita dai tifosi. All’andata la Lazio vinse in rimonta con un gol di Miroslav Klose proprio all’ultimo respiro, quindi è inevitabile che i giallorossi vorranno innanzitutto vendicare l’episodio; in più, la Roma paga un ritardo in classifica che ammonta a 7 punti, perciò l’occasione per avvicinare i cugini è da non lasciarsi scappare: Roma-Lazio si gioca tutto l’anno, non solo nei 180 minuti degli scontri diretti. Per presentare questa partita dal punto di vista della Roma abbiamo contattato Aldair, bandiera giallorossa negli anni Novanta (alla Roma dal 1990 al 2003), mai dimenticato dai tifosi; uno che in campionato ha toccato le 415 presenze con la Lupa (20 gol) e quindi di derby se ne intende. Ecco quello che ci ha raccontato nell’intervista esclusiva rilasciata a ilsussidiario.net:



Domenica c’è il derby: come deve affrontare la partita la Roma?

Guarda, la Roma ha un modo di giocare ben preciso; come avete visto nel corso del campionato, ha sempre utilizzato lo stesso modulo. Quindi non credo che l’allenatore cambierà: affronterà la Lazio come l’ha affrontata nella partita di andata. Credo che l’allenatore sia convinto del suo gioco e della sua squadra, poi i ragazzi che vanno in campo sono abituati e sanno che l’avversario è attento e solido.



Peserà l’assenza di Osvaldo, o un Borini in gran forma lo fa rimpiangere meno?

Penso che sia sempre meglio giocare con tutti i giocatori, che sia sempre meglio avere tutti i giocatori più importanti. Borini peerò è un ragazzo che ha già fatto 6 gol; in più, queste sono partite che tutti, e in particolar modo ragazzi come lui, vogliono giocare, in cui vogliono fare bene, e quindi per Borini può essere un’ottima opportunità.

Secondo lei perchè la Roma alterna grandi prestazioni a cadute rovinose?

Sono fasi di gioco, dipende dal gioco che fa lui. In Italia non è facile essere costanti tutto l’anno con il gioco che fa Luis Enrique. Qui pressano tutti alto, quindi non è per niente facile, come si è visto domenica: vanno tutti forte. Ma c’è anche bisogno di un po’ più di tempo con questo gioco; penso che in questo momento la società è con l’allenatore, ha pazienza. Speriamo bene, però è molto difficile, anche perchè i tifosi della Roma non sono molto pazienti in situazioni del genere, non vogliono mai aspettare tanto. Penso però che con questo tipo di gioco alla fine si potranno ottenere risultati.



Ritiene quindi giusto proseguire con il progetto di Luis Enrique?

Secondo me sì. Del resto già si sapeva: prendere un allenatore così era un rischio molto grande per il calcio italiano, soprattutto per una piazza come quella della Roma. La dirigenza è convinta di questa scelta, e bisogna aspettare. E’ normale, tanti giocatori non hanno mai fatto questo tipo di gioco, a pressare e giocare alti: ci vuole sempre un po’ più di tempo di altre tattiche impostate da altri allenatori. Sicuramente la Roma soffrirà fino alla fine di questo campionato perchè c’è bisogno di tempo.

Cosa pensa del suo connazionale Marquinho? E’ adatto alla Roma?

Non posso parlare molto di questo ragazzo. La Roma l’ha preso perchè aveva la possibilità di acquistarlo a pochi soldi, però sul giocatore non posso dire molto: l’ho visto poco. Prima che arrivasse, alla Fluminense ha fatto qualche buona partita ma poi non l’ho più seguito. Sicuramente è da aspettare anche lui.

Perchè, secondo lei, gli affari di mercato tra Lazio e Roma sono molto complicati, a differenza di quanto succede a Milano o anche a Torino? Rapporti tra le società o problema di tifosi troppo passionali?

Sicuramente la seconda. I tifosi sono molto più appassionati. E’ vero che nell’ultimo anno è cambiato parecchio, ma non esiste, siamo nel 2012 e queste cose non dovrebbero succedere. Come hai detto tu, se capita molte volte a Milano o a Torino, perchè a Roma no? E’ un gioco, fuori dal campo io ho tanti amici laziali come di altre squadre. Bisognerebbe farsi un esame di coscienza perchè il problema esiste e sicuramente le tifoserie di Roma sono molto “calde”.

Ha passato 13 anni alla Roma: cosa ricorda dei derby giocati? Ce n’è uno al quale è particolarmente legato e uno che cancellerebbe dalla memoria?

Ho tanti ricordi, tantissimi. Ho giocato tanti derby, ma sicuramente uno dei più belli è quello in cui con Mazzone in panchina vincemmo 3-0 e poi Mazzone andò sotto la curva (27 novembre 1994, si giocava in “casa” della Lazio), mentre tra i ricordi negativi c’è sicuramente l’anno in cui abbiamo perso 4 derby di seguito (stagione 1997/1998, ndr): fu un anno molto brutto.

 

(Claudio Franceschini)