Siamo a due giorni dal derby della Capitale. Il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini, intervenuto oggi ad un evento pubblico, sa bene che “il derby è derby”. Il senso della gara, a suo avviso, è rimasto sempre uguale, e questo almeno fin dagli anni Settanta. L’importante sarà non avere paura. L’occasione è troppo ghiotta per i cronisti, che infatti non se la fanno scappare. Proprio ieri Sabatini aveva dichiarato: “Abbiamo moderatamente paura”: da qui la provocazione dei colleghi e la pronta risposta dello stesso ds. “I nostri calciatori non hanno paura e comunque la moderata paura ce la devono avere anche loro”. La paura Sabatini la intendeva “controllata, di quella che ci fa reclutare tutte le nostre energie e qualità”. Quanto agli obiettivi stagionali, il dirigente non si nasconde. Il terzo posto, a suo dire, rimane un obiettivo fattibile, ma tutto dipenderà dal risultato della stracittadina. Fermo restando che la Roma – ha poi aggiunto – non deve avere l’obbligo di puntare alla Champions, quanto quello di creare i presupposti per farlo. Bisogna “costruire, intraprendere un percorso”, argomenta il dirigente, convinto di avere dalla propria parte il sostegno della tifoseria. Ormai loro “sono più maturi e scrupolosi di noi” riguardo alle prerogative del progetto. La piazza è avanti, molto avanti, “e non ci abbandonerà”. Di certo, però, la Lupa si giocherà moltissimo. Guai a fermarsi ancora, per giunta dopo l’incredibile ko di Bergamo. Lo stesso Luis Enrique sarà atteso da un banco di prova niente male. In pochi giorni dovrà ricompattare l’ambiente e capire i perchè di questi continui stop. I perchè soprattutto di una discontinuità di cui nessuno riesce ad individuare esattamente le ragioni. Forse nemmeno l’esperto Sabatini, che pure ha progettato e costruito la squadra pezzo per pezzo. Di questi alcuni si sono rivelati ottimi (vedi Borini in primis, ma anche Stekelenburg, Heinze, Pjanic), altri bravi anche se lunatici (Gago, Osvaldo, Lamela), altri da bocciare o quasi (Kjaer, Josè Angel, Bojan). Una cosa è certa: le basi della squadra del futuro, considerando anche la bassa età media complessiva, sono state gettate, tutto sommato.
In estate poi arriverà la fase 2, nella speranza che la stagione si concluda quantomeno con un piazzamento europeo.