Sono circolate voci strane, in questi giorni, intorno a Trigoria: secondo alcuni, la Roma si starebbe autogestendo in campo, a seguito della sconfitta nel derby contro la Lazio. I detrattori dell’asturiano portano alla luce una cena durante la quale i giocatori giallorossi avrebbero fatto quadrato e si sarebbero coesi contro il tecnico, per nulla convinti del progetto tecnico e desiderosi di cambiare rotta. La presunta conferma di ciò verrebbe dalle ultime due partite della Roma, vinte contro Palermo e Genoa, al termine delle quali Luis Enrique (soprattutto dopo il Genoa) si è detto per nulla soddisfatto della prestazione dei suoi ragazzi. Quanto può esserci di vero in tutto ciò? Per farci un’idea della cosa, abbiamo contattato Tiziano Carmellini, capo redattore sport de Il Tempo e conoscitore delle vicende della Roma. Ecco quello che ci ha raccontato nell’intervista esclusiva rilasciata a ilsussidiario.net:
Carmellini, le parole di Luis Enrique dopo la partita presuppongono davvero una spaccatura con la squadra?
Io non la penso così; nei giorni scorsi io ho semplicemente detto che le dichiarazioni di Luis Enrique, che diceva che della partita contro il Genoa gli è piaciuto solo il gol, dimostrano come alla fine non fosse soddisfatto. Qualcuno sosteneva che avesse giocato più coperto, che avesse cambiato il suo credo; io dicevo invece che più che aver cambiato modo di giocare è la squadra che in questo momento non riesce a fare al 100% quello che il tecnico chiede, che è ben diverso dal dire che non lo seguono.
Quindi, la famosa cena…?
Confermo che settimana scorsa c’è stata una cena in cui i giocatori hanno fatto gruppo, ovviamente hanno parlato del momento. Un po’ si autogestiscono in campo: ci si riferiva al fatto che in un paio di occasioni il tecnico chiedeva di andare tutti avanti, e si vede De Rossi fare chiari cenni ad Heinze di rimanere dietro; questo però non vuol dire siano insubordinati o che stiano remando contro il tecnico.
Lei perciò crede che la squadra sia con Lui Enrique?
Assolutamente, tanto più De Rossi che è uno dei suoi alfieri e che almeno all’80% è rimasto alla Roma proprio perché c’è Luis Enrique.
Per quanto riguarda invece la piazza, che sensazione ha? C’è ancora fiducia?
Guarda, nessuno di noi, che seguiamo la Roma da tanti anni, si aspettava che la piazza romana avesse così tanta pazienza con Luis Enrique. La gente è assolutamente con lui; poi è chiaro che quando si è perso il secondo derby stagionale c’è qualcuno che si è lamentato, soprattutto perché il derby a Roma non è una partita come le altre, la Roma poi veniva da cinque vittorie consecutive e quindi è stata dura per i tifosi. Tolti però quei giorni post derby ti dico: il fatto di poter pagare qualche scotto è una cosa che la gente aveva messo già in conto: si è cambiato tutto, dall’allenatore ai giocatori. La mia sensazione è che la piazza sia con Luis Enrique, poi c’è sempre una parte della tifoseria che rema contro, ma quello è fisiologico.
Ultima cosa: la Roma può arrivare al terzo posto? In questo senso, decisiva la gara di sabato contro il Milan?
Credo che contro il Milan sarà più decisiva per “la testa” che per la classifica: mancano ancora dieci partite, sono tante. Secondo me saranno più decisivi i due scontri diretti contro Udinese e Napoli, ma ad ogni modo non sarà facile, perché ci sono davanti tre squadre e quindi non puoi fare la corsa solo sulla Lazio. Sicuramente la Roma ci proverà, ma sarà difficile.
(Claudio Franceschini)