Sale la febbre del derby nella capitale. Roma-Lazio si gioca domenica alle 15, è la partita che tutta Roma sta aspettando. Soprattutto la metà giallorossa, visto che all’andata la Roma ha subito una bruciante sconfitta per 2-1, giunta in rimonta e per di più negli ultimi minuti. Per di più la differenza in classifica è aumentata dopo l’ultimo turno, e quindi i tifosi della Lupa, e tutto l’ambiente, sognano la rivincita che renderebbe meno amaro questo periodo difficile e potrebbe dare una svolta ad una stagione che fino a questo momento vede la squadra di Luis Enrique al sesto posto in classifica, appena sorpassata dal Napoli. Per affrontare questa partita dal punto di vista giallorosso, dopo l’analisi “laziale” di Roberto Cravero (leggi qui la sua intervista) e fare anche un tuffo nel passato, abbiamo contattato Sebino Nela, vera bandiera della Roma tra il 1981 e il 1992, con 281 presenze in serie A e 19 gol. Ci ha raccontato dei derby giocati, degli avversari e di come vede il progetto Luis Enrique. Ecco l’intervista in esclusiva a ilsussidiario.net:
Nela, in undici stagioni ha giocato tanti derby? Ha dei ricordi in particolare di queste partite?
Sono stati tutti derby bellissimi. Ne ho giocati tanti, uno l’ho perso, altri li ho vinti e pareggiati… è una partita che dà sempre emozioni straordinarie, regala emozioni. Forse il ricordo più bello è stato quando ho fatto gol, ho avuto la fortuna di fare gol: è stato un momento esaltante.
C’è un avversario che in particolare l’ha fatta soffrire di più?
No, questo no, anche se giocavamo a zona e quindi non c’erano marcature; di sicuro però ho incontrato gente di grande valore. Magari non me li ricordo tutti, ma posso citare Bruno Giordano, Vincenzo D’Amico, Miki Laudrup, Riedle… di giocatori ne ho visti tanti.
Ce n’è stato uno tra questi di cui, anche solo per un attimo, ha pensato: “Vorrei che fosse mio compagno e non avversario”?
Beh, io credo che la Lazio nella sua storia abbia avuto grandi talenti. Giordano era un talento, Laudrup era un talento, D’Amico era un talento: io penso che giocare con loro sia il sogno di tutte le persone normali…
Parlando dei giorni nostri, le piace il progetto di Luis Enrique?
Mi piace molto, anzi: sono innamorato. Non l’ho mai visto lavorare, ma ne sento parlare e sono affascinato. Mi sono ripromesso, prima o poi, di andare a vedere qualche allenamento. Ormai comunque la sua filosofia è chiara a tutti, e penso che ci voleva una ventata di aria nuova e fresca nel nostro campionato.
Come deve giocare la Roma domenica?
La Roma non affronta l’avversario disponendosi secondo le caratteristiche altrui. La Roma vuole impostare il proprio gioco: la proposta, come la chiama Luis Enrique, deve essere sempre la stessa, quindi fare gioco, possesso palla, verticalizzazioni, e creare più difficoltà possibili agli avversari.
Chi possono essere, secondo lei, gli uomini derby?
Nella Lazio stimo ormai da moltissimi anni, e lo considero un grande calciatore, un grandissimo giocatore di calcio, Klose. Nella Roma ci sono molti giocatori in grado di poter risolvere la partita.
Ultima domanda: pronostico?
No, pronostico assolutamente no (ride, ndr). E’ difficile fare un pronostico perchè le due squadre vengono da un momento delicato: la Lazio con le dimissioni date e respinte, date e respinte di Reja, la Roma con la sconfitta pesante e con polemiche di Bergamo. Bisogerebbe quindi capire anche con quale stato mentale le due squadre si vanno ad affrontare. Per questo è meglio evitare pronostici, che si rischiano anche brutte figure… (ride di nuovo, ndr).
(Claudio Franceschini)