La nuova Roma, targata Zeman II, sta prendendo forma. La squadra deve ancora subire i primi ritocchi di calciomercato, intanto a Trigoria non mancano i temi di dibattito. Al centro dell’interesse di tifosi e critica c’è Francesco Totti: il capitano si appresta a disputare la ventunesima stagione da professionista in maglia giallorossa. Ieri a Roma si è tenuto un pranzo tra il Pupone, Zdenek Zeman e Vito Scala, storico preparatore dei portieri giallorossi. Da quanto è emerso sembra che il tecnico boemo voglia schierare Totti in posizione più defilata, poichè a suo dire “da centravanti ha preso troppi calci“. Quale può essere la posizione migliore per Totti, nel tridente zemaniano? Questo ed altro abbiamo chiesto in esclusiva a mister Carletto Mazzone, che ha allenato il Capitano dal 1993 al 1996. Ecco le sue impressioni in questa intervista a ilsussidiario.net: 



Mister, tenendo conto del gioco zemaniano, qual è il ruolo migliore per Totti?

Se l’attacco è a tre, Francesco deve avere un ruolo offensivo. Zeman, senza star lì a fare eccessivi complimenti, ha centrato le caratteristiche del giocatore.

Ruolo offensivo: ma quale posizione?

Totti è un giocatore che ha qualità, e che rifinisce in un modo eccezionale e vede la porta. Per cui bisogna che lui stia vicino ala porta. Se Zeman lo usa per questo non fa altro che sviluppare e realizzare le caratteristiche tecniche di Francesco. 



Eppure Zeman sembra volerlo utilizzare più largo, per evitare che prenda troppi calci…

E’ già successo qualche volta in passato: io non ero molto d’accordo quando Totti veniva decentrato e allontanato dai venti metri finali, che poi è dove si decide il gioco.

Come interpeeta dunque le parole di Zeman?

Sono d’accordo: lui deve partire leggermente da lontano, probabilmente sul centrosinistra essendo un destro, così può rientrare in area e concludere d’interno destro. Ma non troppo decentrato: ripeto, Zeman deve sviluppare le caratteristiche tecniche, tattiche, e direi anche fisiche del giocatore.



Reinventare Totti in un ruolo “alla Pirlo” potrebbe essere un’idea valida?

Lo possiamo fare, ma per ottenere poi che cosa? Andremmo a scapito della cosa più importante e più difficile, che è il gol, la conclusione. Poi c’è la rifinitura. Se io ho giocatori di questa qualità, che sanno rifinire e vedono la porta, non li sposto da lì. Non dobbiamo dimenticare una cosa.

Quale?

In ‘sto gioco del calcio, tu puoi giocare bene finchè vuoi, ma se poi non tiri mai in porta non va bene. Francesco ha le doti di rifinire l’azione e concluderla: lasciamogli fare queste cose.

Eppure fu proprio lei ad arretrare Pirlo, nel Brescia 2001. Perchè lo fece?

Pirlo veniva usato da trequartista o seconda punta: siccome io gli riconoscevo delle lacune fisiche sotto quel profilo, l’ho abbassato e rilanciato a livello mondiale. E’ un passaggio che ho fatto anche alla Roma.

Con chi?

Beppe Giannini, un altro che ho avuto il piacere di spostare. Nasceva trequartista, poi è diventato centrocampista e poi playmaker basso. Lui aveva qualità tecnica per trasformarsi, io gli ho allungato la carriera.

A proposito: Totti non durerà in eterno. Prima o poi la Roma dovrà pensare di fare i conti senza di lui: quando?

Bisogna vedere fin quando resta determinante. E’ un discorso fisiologico, dipenderà dalla sua fisicità, resistenza e professionalità. E anche da un’organizzazione di squadra che deve proporgli meno sacrificio.

In ogni caso, oggi Totti è ancora imprescindibile per la Roma?

 

Lui deve concludere e rifinire il gioco: se le due voci sono negative è da eliminare. Ma non sarà da arretrare davanti alla difesa, anche per i problemi che ha nella fase di non possesso. Per le qualità tecniche che ha, Francesco non deve arrivare a fare questo.

Mister, è fiducioso del nuovo corso di Zeman alla Roma?

Sì, perchè ha tanto entusiasmo, anche se questo ce l’anno tutti gli allenatori, specialmente quando vanno ad allenare a Roma. Zeman ha dei concetti importanti per far divertire la gente: mi auguro che seguano dei risultati, per poter festeggiare.

 

(Carlo Necchi)