Sette partite, sette vittorie. Venti gol realizzati, uno solo subito. La miglior partenza nella storia del club, come vittorie consecutive e differenza reti (nessuno in Italia, avendo vinto le prime sette, l’aveva avuta così alta). La Serie A ha un padrone ben definito: la Roma, che sta letteralmente volando con numeri da paura e un gioco che sembra un mix delle idee di Luis Enrique e Zdenek Zeman, con la concretezza di Fabio Capello e la versatilità di Luciano Spalletti. Senza difetti: difesa attenta e impermeabile, nessun calo di concentrazione, gioco spumeggiante e non “catenacciaro”. Il segreto? Rudi Garcia, l’allenatore venuto dalla Francia con tanti dubbi. Ma come, dicevano in tanti, un’altra scommessa dopo due stagioni disastrose? Ci ha messo poco, l’ex Lille, a convincere tutti: nessun tentennamento, idee chiare da subito (“lavoreremo duro”) che sul campo hanno trovato la piena espressione. Così nasce un mix vincente: a spiegarcelo, in esclusiva per IlSussidiario.net, è stato Benoit Cauet, che ben conosce l’allenatore della Roma e il nostro campionato.
Parliamo di Rudi Garcia che lei conosce bene. Si aspettava un exploit così della Roma? Per me che lo conoscevo non è certo una sorpresa; è una sorpresa per il calcio italiano. Per quello che aveva fatto in Francia, si era dimostrato all’altezza di un incarico così. È un allenatore molto determinato, organizzato e preparato che ha sempre fatto bene ovunque è andato. Appena è arrivato aveva già ben chiaro in testa come voleva far giocare la Roma. E c’è riuscito benissimo.
Ma è davvero una sorta di sergente di ferro, o meglio un maniaco della riservatezza come lo dipingono? Pensiamo alla sfuriata sulle spie a Trigoria, che adesso vuole blindata per gli allenamenti. Ma è normale, come tutti gli allenatori. È stata una questione che è stata esagerata solo per far parlare. Come tanti, tantissimi allenatori vuole riservatezza sul proprio lavoro in settimana.
Il segreto della Roma di questo inizio di campionato è stato recuperare campioni come De Rossi e Totti, chiaramente inseriti in una squadra già talentuosa e completata dagli ottimi acquisti? È un mix di molte cose. La Roma gioca in maniera molto organizzata con due pilastri come De Rossi, padrone del centrocampo, e Totti che interpreta benissimo il ruolo di finto centravanti aprendo la strada ai compagni, ai quali serve spesso palloni giusto da accompagnare in rete.
Ottima organizzazione insomma: non dimentichiamoci di come Garcia abbia registrato la difesa, un solo gol subito in 7 giornate. Grande equilibrio e grande risultati. Come detto Garcia aveva già tutto pronto e chiaro in testa; aveva studiato bene le caratteristiche dei giocatori e le ha elaborate in corso d’opera durante la pre-stagione che è stato un periodo determinante per trovare il giusto assetto di squadra.
Garcia sceglie (quasi) sempre lo stesso 11 o quasi. E sembra avere un pupillo, Gervinho. I giallorossi hanno trovato la giusta chimica con questi uomini e così giocano benissimo; il loro calcio permette agli attaccanti di divertirsi e di trovare gli spazi giusti per fare male. Su tutti Gervinho, che è stata una scommessa azzeccata alla grande.
È presto per dirlo, ma la Roma non ha le coppe e gioca quindi solo una volta a settimana: si può parlare di scudetto? Non saprei, c’è una statistica che dice che chi vince le prime sette partite di campionato poi trionfa, ma son numeri. Il calcio è talmente strano che non si sa mai nell’arco della stagione che possa capitare tra cali di condizione, infortuni e difficoltà improvvise. La sfortuna è sempre in agguato. Ma se la Roma dovesse continuare su questa strada è chiaro che possa puntare allo scudetto.
(Fabio Franchini)