Non solo Gervinho (tornato in campo con la sua Costa d’Avorio in occasione dei play off per i Mondiali), ma anche Francesco Totti potrebbe fare rientro in squadra a breve. Il Capitano, questa mattina, è stato sottoposto ad un’ecografia e successiva visita di controllo svolta dal Professor Mariani e, salvo imprevisti, già da domani potrà aumentare i carichi di lavoro in modo da accelerare il suo rientro, senza correre ulteriori rischi però. La data più probabile per vederlo di nuovo a disposizione di Rudi Garcia dovrebbe essere l’8 dicembre, ovvero in occasione della gara casalinga contro la Fiorentina, ma non sarebbe nemmeno da escludere una sua convocazione già per la trasferta di Bergamo della settimana prima, ma, tra una settimana la situazione sarà più chiara. Ricordiamo che il numero dieci giallorossa è fuori esattamente da un mese (Roma-Napoli del 18 ottobre, finita 2-0) a causa di una lesione al bicipite femorale.



E’ un James Pallotta dalle idee molto chiare quello che si apre a La Repubblica e racconta il suo mondo, la sua Roma, la sua concezione del calcio in Italia e nel mondo. Il campionato è fermo: ci sono le nazionali, e allora l’occasione è buona per tracciare un bilancio sulla squadra che naviga in testa alla classifica, su Rudi Garcia (clicca qui per approfondire), sulle possibilità giallorosse. Anche, e non solo: perchè presto il discorso si sposta, cambia angolo, prende una piega più larga e assorbe tanti temi. Come quello dell’avvento di Erick Thohir, che fa da spunto di riflessione su un made in Italy che, pare, è arrivato al canto del cigno. “Non è un esproprio, non va pensata così” attacca il presidente della Roma, “quando noi abbiamo deciso di investire in una squadra di calcio avevamo solo la Roma come possibilità, perchè aveva nome e immagine conosciuti in tutto il mondo”. Però, qualcosa di sbagliato c’è: “Il calcio italiano si è seduto, ha pensato più in maniera ‘local’ che ‘global’, ha perso appeal; e un poì per volta è morto, ha perso competitività, si è rilassata invece di studiare e approfondire“. Una bacchettata, con il solito esempio sul rinnovamento che invece è stato di casa in Germania: bisogna lavorare e stare al passo con i tempi. E invece, da noi? “Quando vengo a Roma vedo lunghe file ai botteghini: la gente vuole comprare il biglietto e noi la ostacoliamo, ma perchè? Dovremmo agevolarli, e invece è un calvario”. Per cambiare tutto questo le soluzioni ci sono, Pallotta ne è convinto e traccia una strada. Che inizia sempre dagli stadi: “Chi ci va deve avere diritto a uno spettacolo intenso e tranquillo”. Come nel libro di Sir Alex Ferguson, letto dal presidente e nel quale si racconta di tante bevute insieme agli allenatori avversari, nel post partita. Per Pallotta un esempio da seguire, “mentre invece chi si comporta male e urla bestialità deve stare fuori per sempre dallo stadio”. Già, ma non è così immediato cambiare: serve gente di polso, che prenda in mano la situazione, che abbia idee vere e concrete. “Mi sento spesso con Andrea Agnelli: lui ha idee buone. Galliani? Parlo di gente nuova, un management diverso e più trasparente. Prendete gli altri campionati: Inghilterra a parte, ci sono due o tre squadre di vertice, qui è diverso”. C’è spazio anche per i discorsi sul razzismo, perchè ormai quelli sono all’ordine del giorno e perchè oggi, quando si parla di stadi, le due cose purtroppo non si possono scindere. Anche qui Pallotta è chiaro: “Esiste anche in America perchè i cattivi impulsi sono ovunque, ma le società si danno argini e rimedi”. In che modo? Eccone uno: “Mi capita di camminare per Roma a tarda notte, una volta un ragazzo mi ha urlato contro ed è finita che, facendolo ragionare, gli ho anche lasciato la mia e-mail e lui mi ha scritto in toni pacati e ragionevoli”. Infine, la questione della crescita della Roma: attraverso i social media, che Pallotta dice siano molto importanti (l’esempio è il Manchester United) e in ampliamento, pur partendo da una base molto buona; con le tournee internazionali – il presidente ha ricordato quella saltata in Indonesia per l’infortunio di Francesco Totti (“la gente all’estero vuole vedere lui”); e naturalmente attraverso lo stadio di proprietà. “Ci sono investitori seri pronti a entrare in società: entro Natale la Roma avrà lo sponsor sulla maglia, e per quando io avrò 60 anni avremo lo stadio nuovo”. Di anni ne mancano 5: se le ambizioni di James Pallotta troveranno riscontri (e per ora sul campo è così) val ben la pena aspettare.

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