L’ultimo nome che cala sulla capitale è quello di Eusebio di Francesco per la panchina della Roma del prossimo anno. E non è certo uno di quei nomi capaci di mettere tutti d’accordo e di acquietare gli animi. Proprio ora che a Roma è guerra totale, non solo mediatica. Abbattuto l’ultimo parafulmine, Znedek Zeman, la situazione appare del tutto ingovernabile e senza un condottiero (credibile). Ieri Aurelio Andreazzoli ha strigliato negli spogliatoi Francesco Totti, reo di non aver voluto prendere in mano la situazione nel momento decisivo del rigore, e Pablo Osvaldo che si è intestardito a calciare quel penalty che non gli competeva. Ma il morale della squadra è sotto i tacchi e il traghettatore-Andreazzoli ha i giorni contati. Già il prossimo appuntamento contro la Juventus potrebbe risultare fatale all’ex vice di Luciano Spalletti. A lui i dirigenti della Roma non hanno chiesto alcun miracolo, ma una solo una cosa: riportare normalità e serenità in un gruppo frastornato e disorientato. Il primo tentativo è però naufragato malamente nel mare di Genova. A condannarlo episodi, ma anche una “condotta” non del tutto lineare di qualche giocatore. Totti, per la prima volta dall’inizio del campionato, si è (quasi) risparmiato. Nessuno lo ha fatto notare, ma che differenza di agonismo e di corsa, il Capitano, rispetto alla gara di Cagliari: come mai? E perché rinunciare, proprio nel momento più difficile della stagione, a tirare il rigore? E poi Osvaldo: pareva volesse farselo parare quel maledetto rigore. I conti non tornano e Walter Sabatini e Franco Baldini lo sanno bene. Incassata la fiducia del loro presidente, James Pallotta, che si è fatto scudo per difendere i suoi due manager, si sono rimessi al lavoro per provare ad arginare la crisi. Cominciando già a gettare le basi per il prossimo anno. L’allenatore è il primo tassello: non si può più sbagliare. L’identikit del mister giovane e innovativo, o comunque vecchio e trasgressivo, ha dato prova di non funzionare. Ma Baldini non ha perso il coraggio e vorrebbe riprovarci. Magari con quel Di Francesco che proprio lui stesso portò a Roma da calciatore: alunno di Zeman, già team manager dei giallorossi, sta sbalordendo in serie B col Sassuolo. Rappresenta però un grosso rischio. In serie A ha fallito a Lecce come anche in B a Pescara. E’ poi, forse, è troppo “amico” dei vecchietti dello spogliatoio. La proprietà americana sarebbe stufa degli esperimenti e avrebbe storto la bocca alla proposta Di Francesco. Pallotta vuole una rosa di allenatori entro fine mese su cui ragionare in modo ponderato, insieme ai suoi collaboratori. La tentazione è quella di fare sul serio: di prendere un Ancelotti, un Mancini, un Allegri, allenatori già affermati. La condizione però è che siano disposti a lavorare coi giovani. E i nomi appena citati, oltre a
Mazzarri, non amano lavorare con i ragazzi, se non per necessità o perché costretti. Sabatini ha una candidatura forte in mano, la stessa di due anni fa, quando poi Baldini optò per Luis Enrique: si tratta di Stefano Pioli, allenatore del Bologna. La scelta si preannuncia travagliata, e potrebbe non mettere tutti d’accordo. Ma almeno una certezza sta avanzando: il prossimo allenatore, chiunque sia, non dovrà più gestire il “ribelle” Osvaldo.