accordo tra Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi e James Pallotta. Stavolta non è una bufala. Le voci di radiomercato sono state confermate da un comunicato dell’As Roma arrivato ieri sera. Dopo i soci americani la AS Roma potrebbe presto avere anche investitori arabi. Dalla Capitale, infatti, arrivano conferme di un imprenditore giordano che ha un preaccordo con James Pallotta per entrare nel club e, possibilmente, investire soldi nel mercato, oltre che nell’aumento di capitale. Si tratta di Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi, uno sceicco della Giordania, legato all’attuale monarca Abd Allah II, figlio del popolarissimo Husayn, il quale sarebbe pronto a entrare nel pacchetto azionario della As Roma SVP LLC, la finanziaria Usa che fa riferimento a James Pallotta, presidente del club giallorosso e dei suoi compagni di cordata (Tom Di Benedetto, Richard D’Amore, Michael Ruane) che possiede il 60% di Neep Roma holding.



Lo sceicco avrebbe già incontrato la dirigenza giallorossa più volte e le trattative sarebbero in fase avanzata per acquistare una quota della società. Massimo riserbo sui dettagli dell’accordo ma pare che l’investitore acquisterebbe una parte della quota americana e non di Unicredit, la quale gestisce il 40% delle azioni. A gettare qualche ombra sull’operazione, di per sé già avvolta nel mistero, proprio questa particolarità, ovvero il fatto di non voler rilevare la quota della banca ma quella degli americani, ovvero limitare la presenza azionaria nel club – quotato in Borsa – ma con la garanzia indiretta che la presenza di Unicredit, da sempre creditrice del club capitolino, offre riguardo i destini della squadra: come dire, finché chi ha aperto i rubinetti per anni è nell’azionariato, l’AS Roma può dormire sonni tranquilli e io prendere tempo e valutare l’investimento e nel caso crescere.



Il nuovo investitore, di fatto, porterebbe nelle casse della Roma soldi freschi che andrebbero subito ad aumentare la seconda tranche dell’aumento di capitale previsto per 50 milioni proposto da Neep, mentre la speranza dei tifosi è quella di poterli investire in modo più massiccio nella prossima sessione del mercato per il campionato 2013-2014. Attenzione, però, la nuova “razza padrona” del calcio, quella degli sceicchi, intende usare il calcio come mezzo per imporre i proprio Paesi nel panorama globale. Geopolitica allo stato puro, anche se con i tacchetti. E a qualunque costo.



Lo sceicco Mansur – un giovanotto con l’aria dello studente che è stato solo una volta allo stadio Etihad di Manchester, 4 anni fa, che ha preferito restare lontano dai riflettori anche nel giorno del trionfo ma che è imparentato con l’emiro di Abu Dhabi e guida il fondo di investimenti più ricco del pianeta – è stato in grado di dar vita a una campagna acquisti per il Manchester City in grado di ridicolizzare quelle di Real Madrid, Barcellona, Milan, Inter e Juventus insieme, senza far sanguinare il conto corrente. Se per vincere la Premier sono serviti 500 milioni, per l’anno nuovo e l’inseguimento alla Champions, il buon Mansur ne ha già stanziati altri 200.

Così come l’emiro del Qatar, Nasser Al Khelaifi, che ha comprato il Paris Saint Germain, acquistato alle soglie della retrocessione e ora guidato da Carlo Ancelotti, il quale per aver perso il campionato all’ultima giornata ad opera del Montpellier, si è visto recapitare tra il 2 e il 18 luglio scorsi come premio di consolazione Ezequiel Lavezzi dal Napoli, pagato 30 milioni di euro cash, Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic dal Milan per un totale di oltre 50 milioni di euro e il nuovo fenomeno Marco Verratti dal Pescara dei miracoli di Zdenek Zeman per altri 13 milioni di euro. Il tutto, senza battere ciglio. Ma non solo. Come ogni anno, Deloitte, nella sua “Football Money League 2012”, fa lo screening dei 20 principali club di calcio per introiti. La Roma è 15ma (18ma nel 2010), terza italiana dopo Milan (7) e Juventus (13) e presenta revenues per 143,5 milioni di euro, in salita di 21,2 milioni (17%).

Alcuni numeri, però, fanno paura a chi potenzialmente vorrà investire. Nonostante la partecipazione alla Champions League 2010-2011, gli introiti dai biglietti per le partite interne sono scesi di 1,4 milioni (7%) a 17,6 milioni di euro, con la presenza media di tifosi calata del 15% a 34.665 unità. A pesare favorevolmente su un ingresso straniero, la possibilità della costruzione di uno stadio di proprietà in stile Juvents, in grado di generare ricavi maggiori, sia a livello di biglietti che commerciali e di merchandising nel giorno della partita. I ricavi dai diritti televisivi sono saliti di 25,5 milioni (39%) a 91,1 milioni di euro, balzo garantito dall’approdo agli ottavi di finale di Champions che ha portato in cassa 30,1 milioni di euro attraverso i diritti UEFA, contro i soli 2,4 milioni dell’Europa League nel 2009-2010.

 

I ricavi commerciali sono invece scesi di 3,3 milioni a 34,8 milionid euro, un dato che molti vedono forse legato alla lunga sponsorizzazione con Wind (6 milioni di euro) e Basic Italia (5,1 milioni) e che potrebbe già cambiare dal prossimo campionato, visto che questa stagione è l’ultima legata a quei contratti e arriveranno forse nuovo sponsor e nuova maglia ad allettare i tifosi-acquirenti. Infine, però, Deloitte fa notare che l’incapacità dei giallorossi di qualificarsi in una competizione europea nello scorso campionato, porterà sicuramente a un abbassamento del suo ranking nella top 20 di Money League l’anno prossimo.

Insomma, luci e ombre, possibilità di sviluppo e guadagno ma anche limiti strutturali, aggirabili solo attraverso investimenti molto seri e di grande entità per stadio e campagna acquisti. Perché, quindi, al netto della presunta liquidità da sceicco, entrare nel capitale di Neep e non rilevare almeno una quota – se non tutto – del pacchetto di Unicredit, la quale è disperata nella ricerca di un compratore che la tolga una volta e per sempre dall’impiccio AS Roma? Gi americani puntano a scendere, a diluire la loro presenza magari in vista di un possibile disimpegno, se lo sceicco si innamorerà del giocattolo e lo troverà strumentale ai suoi fini? E Unicredit, cosa farà? Ripeto, di solito gli sceicchi entrano e comprano con la noncuranza con cui io entro dal tabaccaio, troppe trattative e un ingresso in minoranza mi fanno storcere un po’ il naso. Felice di cambiare idea, se sarà impegno reale.

Occhio, intanto, ai piccoli investitori: se lo sceicco entra e dà l’ok all’aumento di capitale, o sottoscrivete le nuove azioni alla cifra che decidono americani e nuovo socio giordano o i titoli che avete in mano, che già hanno perso quasi tutto il loro valore dal momento del collocamento, saranno carta straccia. E con la crisi che c’è, dubito che molti potranno sottoscrivere quell’aumento di capitale. Sembra la fotocopia di quanto fatto dalla Juventus nel gennaio 2012 con l’aumento di capitale da 119 milioni di euro…