Oggi lo sceicco Al Qaddumi è stato intervistato dalla trasmissione radiofonica “Te la do io Tokyo” ed ha commentato il fallimento delle trattative per il suo ingresso nel capitale societario della Roma. Ieri sera è infatti arrivata la risoluzione dell’accordo preliminare tra gli americani e lo sceicco, e dunque nei vertici societari non cambierà nulla. Al Qaddumi ha detto in proposito: “Non so cosa è successo, perché è successo questo casino. Credo che qualcuno non voglia che io entri nella Roma”. Lo sceicco ritiene che all’interno della società ci siano resistenze contro di lui, che sarebbero già emerse nel momento in cui l’accordo preliminare – che doveva rimanere confidenziale – è stato reso pubblico. Al Qaddumi insiste: “Sono la persona che mi avete descritto. Sono umile e non ho avuto mai interessi in Italia, è vero. Se legge la mia intervista al Tempo, capisce che ho avuto anche momenti difficili nella mia vita. Sicuramente per Unicredit non sono solvibile. Ma non credo che gli americani siano così stupidi. Come fanno a firmare un accordo preliminare con una persona che non ha soldi? Non è possibile. Ma sono scemi? C’è la Consob. Riguardo al magistrato che indaga sulla mia società, è un atto dovuto”. Tanti sono i punti oscuri, ad esempio quale sia la famiglia araba di riferimento per l’operazione e quale sia il titolo di Al Qaddumi: “Chi mi sta dietro per questa operazione è un fondo arabo, non voglio dire la famiglia di origine. Il discorso dei titoli, sceicco o non, o dell’ambasciatore giordano che non mi conosce, non mi riguarda. E l’ultima cosa non è vera”. Non convince nemmeno l’amicizia con Padovano, ma anche su questo punto Al Qaddumi ha la risposta pronta: “Padovano me lo ha presentato un dottore. Mi aveva detto che aveva problemi giudiziari e quando ho visto cosa mi sono spaventato. Poi ci sono diventato amico, ho conosciuto la sua famiglia. Ho capito che è un bravo ragazzo. Gli ho detto che doveva prima risolvere i suoi problemi e poi lo avrei fatto entrare nella Roma”. Il giordano comunque non si rassegna e prova a delineare possibili scenari futuri se entrasse comunque nella Roma: “Pallotta vuole fare il presidente perché gli piace farlo. Io farò il presidente qua a Roma. Avremo gli stessi poteri. Non vado in Svizzera, spero che si possa chiudere”.