Era il 28 marzo 1993. La Roma giocava a Brescia, 25esima giornata di un campionato che i giallorossi avrebbero chiuso al decimo posto. In vantaggio per 2-0 (reti di Caniggia e Mihajlovic nel primo tempo), all’87’ Vujadin Boskov effettua la seconda sostituzione della partita: richiama in panchina Ruggiero Rizzitelli, uno dei veterani di quel gruppo, e manda in campo un giovane di 16 anni, che arriva direttamente dagli Allievi della Roma. Si chiama Francesco Totti e nè lui, nè Rizzitelli, nè Boskov e tantomeno tutti i presenti allo stadio Rigamonti quel giorno, possono immaginare cosa significherà quel giorno vent’anni dopo, ovvero oggi: nel frattempo Totti è diventato il capitano e la bandiera della Roma, è il recordman di presenze e gol e va all’inseguimento di Silvio Piola come miglior marcatore ogni epoca in Serie A. Certo: che avesse colpi da potenziale campione si sapeva; ma che avrebbe avuto una carriera simile, non c’era nemmeno il sentore. Per celebrare questo ventesimo anniversario dell’esordio di Totti in Serie A la redazione de Ilsussidiario.net ha contattato in esclusiva Ruggiero Rizzitelli, che come detto è l’uomo che l’attuale numero 10 della Roma ha sostituito quel giorno.



Ruggiero, 20 anni fa esordiva un certo Francesco Totti… Io c’ero! (ride, ndr)

Sapevamo che si sarebbe ricordato… E’ normale: dopo 20 anni Francesco è diventato uno dei migliori giocatori al mondo e sta battendo tutti i record; me lo sarei comunque ricordato, perchè all’epoca era uno dei ragazzi più bravi tra quelli che venivano con noi; anche quella volta a Brescia.



Ci racconta come andò? Mancavano dieci minuti alla fine e Boskov mi disse: “Dai dai, facciamo fare l’esordio al ragazzino”. Io gli risposi: “Dai dai sì, perchè questo è un fenomeno”

Lo si capiva già allora? Eccome. Quando si allenava con noi faceva delle cose incredibili per un ragazzo della sua età. in più arrivava dagli Allievi: lui non ha fatto il salto doppio, ha fatto quello triplo, il salto mortale. Era un bambino, ma in allenamento non lo vedevi: quando era con noi, tutti parlavamo di questo Totti che aveva dei numeri incredibili, e aveva anche la personalità.



Come la dimostrava? 

Con i “vecchi”, gli anziani del gruppo, non aveva paura: lui faceva loro il tunnel, e all’epoca quando tu facevi una cosa simili ai senatori loro ti alzavano e ti “rinviavano”, come si dice in gergo; cioè, ti gonfiavano di botte (ride, ndr). Lui non aveva paura: lo gonfiavano di botte, ma la volta dopo lo rifaceva. 

Perciò si poteva immaginare che sarebbe diventato “qualcuno”… Sai, parecchi giocatori a quell’età hanno bei colpi; se però non hai personalità e carattere non fai molta strada, magari un paio di anni e stop. Francesco invece aveva entrambi: come ti ho detto, non aveva paura di niente e di nessuno. In più ha vissuto 20 anni a Roma…

Cosa mai facile, giusto? Esatto: tutti sappiamo cosa voglia dire vivere e giocare in una piazza come quella di Roma. Del giocatore ormai è superfluo parlare, sappiamo chi è: il bello è proprio il suo carattere, fin da subito. 

Ultima curiosità: cosa ha detto a Totti nel momento della sostituzione? Le solite cose: “In bocca al lupo” e “Stai tranquillo”. Non era certo quello il momento in cui lui doveva dimostrare qualcosa, mancavano tre minuti e Boskov voleva solo fargli assaggiare la Serie A perchè se lo meritava. 

Solo questo perciò? Solo questo, e poi il classico “Gioca come sai”; anche perchè non avevamo il tempo di parlare molto; quello sarà successo prima che entrasse in campo, sicuramente qualcuno in panchina gli avrà detto qualcosa. Io mi sono limitato alle due o tre parole di circostanza, il tempo della sostituzione.

 

(Claudio Franceschini)