Tito Vilanova ha un enorme problema che è la sua malattia: non ha tutte le forze per allenare”Parole dure, ma che non sorprendono conoscendone la fonte. Perchè Johan Cruyff è un personaggio che non ha mai avuto peli sulla lingua. Per lui parla la storia: nonostante i tantissimi anni trascorsi a Barcellona si è sempre rifiutato di imparare il catalano, e le sue vicende con l’Olanda, con il rifiuto di partecipare ai Mondiali del 1978 e le liti di spogliatoio che danneggiarono la squadra agli Europei del 1976, tratteggiano una personalità di primo piano, spesso e volentieri anche arrogante, come quando dichiarò come il suo Barcellona fosse già campione d’Europa prima di giocare la famosa finale di Atene contro il Milan. Perciò, non devono stupire più di tanto le parole rilasciate a Radio Catalunya, con le quali ha praticamente “consigliato” il club di cambiare allenatore. “Tito non ha nè la forza nè l’esperienza di Guardiola, e mi sarei aspettato che durante la sua assenza il Barcellona lo sostituisse richiamando Rijkaard o Pep”. Guardiola che, va ricordato, è stato uno degli allievi dell’ex Profeta del gol. Ora, qualunque altra persona avesse detto frasi simili, non avrebbe trovato credito e soprattutto sarebbe stato bollato come “disturbatore”; il problema è che Cruyff è un idolo dalle parti del Camp Nou, a cominciare dal fatto che nel 1973 passò al Barcellona dall’Ajax nonostante il Real Madrid avesse trovato un accordo con i Lancieri. Lui, che tre anni prima aveva fatto una promessa al presidente Montal, minacciò addirittura di chiudere la carriera (aveva 26 anni) se non avesse indossato la maglia blaugrana. Basterebbe già questo a dargli la nomea di leggenda catalana, ma poi Cruyff con la maglia dei Culé ha vinto un campionato e una Coppa di Spagna, facendo le cose migliori come allenatore, riportando in dote il calcio totale del suo maestro Rinus Michels e chiudendo con quattro titoli della Liga consecutivi, la Coppa dei Campioni, tre volte la Supercoppa di Spagna e altro ancora: ha guidato un Dream Team (lo chiamavano così) che aveva in squadra, oltre al già citato Guardiola, gente come Ronald Koeman, Bakero, Stoichkov, Romario, Michael Laudrup. Uno squadrone. Ecco perchè quando il Tulipano prende la parola e pontifica sul Barcellona stanno tutti zitti e lo ascoltano. Anche se dice cose scomode, come questa: “Non è un calciatore a fare la squadra, vediamo come si inserirà nel Barcellona”, a proposito dell’acquisto di Neymar che ha giudicato “buono” quando altri avrebbero utilizzato toni entusiastici. Del resto critiche all’operato della gestione Vilanova c’erano già state in occasione del quarto di finale di Champions League contro il Milan, quando Cruyff aveva parlato di una squadra decisamente rinunciataria e che non poteva permettersi di giocare per un pareggio. Quindi, tirando le somme: naturalmente Cruyff parla da comune opinionista, ma un opinionista che ha passato 13 anni in società tra campo e panchina, ha giocato per tre anni con la nazionale della Catalogna ed è stato più volte presidente onorario. Perciò, attenzione a quello che può succedere al Camp Nou: dubbi sulla salute di Vilanova c’erano già stati e, nonostante il tono decisamente rude di Cruyff, non si può negare che un allenatore con un problema medico e che potrebbe essere costretto a lunghe pause non è l’ideale per proseguire un progetto, specie adesso che il Barcellona si deve risollevare. Fonti vicine al club, raccolte in esclusiva da Ilsussidiario.net, hanno rivelato che l’ipotesi di cambiare c’è: 



I blaugrana starebbero pensando a un tecnico di personalità, pur se per la storia del club la prima scelta in caso di addio a Vilanova sarebbe il suo secondo Jordi Roura. Pare tuttavia che la dirigenza si sia consultata anche con lo stesso Guardiola – che fino al primo luglio non è ufficialmente l’allenatore del Barcellona – e i due nomi che sarebbero saltati fuori siano principalmente due. Quello cioè di Marcelo Bielsa, e quello di Frank Rijkaard. Il primo perchè Guardiola lo ha sempre indicato come suo maestro ed esempio, perchè ha grande carisma e perchè il suo stile di gioco ricalca in pieno quello di Pep, un  molto offensivo con passaggi fitti e verticalizzazioni improvvise. Il secondo, cioè Rijkaard, perchè ha bisogno di rilanciare la sua carriera, perchè è rimasto legato al Barcellona e perchè fu lui che nel 2003 arrivò al Camp Nou con una situazione simile, con la squadra che usciva da batoste terribili e andava rifondata. L’ex centrocampista del Milan vinse cinque titoli nelle prime tre stagioni, compresa la Champions League che mancava da 14 anni, e soprattutto fu il primo a rilanciare il Barcellona spumeggiante poi consacratosi con Guardiola: oggi, i blaugrana ripensano a lui. I piani del Barça si intrecciano però, guardando in casa nostra, con quelli della Roma, che non ha ancora chiuso con Massimiliano Allegri e, nell’eventualità che non lo faccia per la conferma del toscano sulla panchina del Milan, ha pensato come piano B e C proprio a uno tra Bielsa Rijkaard. Insomma: il valzer degli allenatori non si ferma alla tratta Parigi-Madrid, ma ha una coda che potrebbe andare ad influire sulla serie A italiana. Sarà davvero così?



 

(Claudio Franceschini)

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