Anche James Pallotta apre al fair play finanziario. Finora l’innovazione voluta da Michel Platini è rimasta una chimera: certe società spendono e spandono, basti pensare al Real Madrid che anche l’ultima estate ha aperto il portafogli e, pur vendendo tanti elementi pregiati della rosa, ha comunque chiuso con bilancio in rosso, ha concesso a Gareth Bale uno stipendio da 15 milioni di euro e si prepara a darne 17 a Cristiano Ronaldo. La Roma in questa sessione di calciomercato ha fatto qualcosa di diverso: ottimi acquisti, ma soprattutto la sistemazione dei bilanci attraverso cessioni illustri. Se quella di Pablo Daniel Osvaldo era inevitabile, quelle di Marquinhos ed Erik Lamela hanno fatto storcere il naso un po’ a tutti, perchè in loro Walter Sabatini aveva trovato due elementi giovanissimi sui quali costruire il futuro. Non è andata così: i giallorossi si sono arresi alle strette logiche del mercato, guadagnando 75 milioni di euro. Il punto qual è? Quel che si diceva prima: che certe regole evidentemente sono rispettate solo da qualche società. Ed è quello che sottolinea Pallotta: “Se non facciamo qualcosa per il fair play finiremo con il divertirci di meno”, ha detto all’evento Bloomberg Business Summit 2013 di New York. “Prendete il Manchester City: ha speso quasi 600 milioni di euro, più di quanto si sia speso in totale nella MLS”. Che è la Major League Soccer: il presidente della Roma ha chiari e fissi i parametri delle leghe professionistiche americane, nelle quali ci sono limiti salariali uguali per tutte le squadre e sistemi che fanno in modo che, ciclicamente, tutti abbiano la possibilità di vincere. Quante volte si è detto di aprire alle regole americane? Già, con una differenza: da noi non esiste il fenomeno dei college, non ci sono università dalle quali pescare i giovani talenti, quindi il sistema non avrebbe sbocchi perchè sarebbe basato su criteri esclusivamente economici e non di “opportunità per tutti” (chi perde più partite ha la possibilità di scegliere il miglior giocatore universitario, detto senza troppi fronzoli e in due parole).
CALCIOMERCATO ROMA –“Vendendo Lamela e Marquinhos abbiamo liberato risorse per comprare tre o quattro giocatori, tra cui Strootman”. Già: una mossa intelligente dal punto di vista economico, purtroppo però c’è qualcosa che stride. Intanto, le cessioni possono risultare inutili qualora in squadra ci siano stipendi decisamente pesanti, e poi ancora: è giusto vendere il giocatore forte per dare nuova linfa alla squadra, ma quello che i tifosi contestano è il fatto che in questo modo, cioè cedendo giocatori appena arrivati, viene meno un progetto costruito per durare. Esempio: cosa succederebbe se l’anno prossimo la Roma vendesse il succitato Strootman per comprare, esempio, Sami Khedira? Alla fine contano i risultati sul campo, per cui aspettiamo maggio per trarre tutti i giudizi. Intanto, Pallotta ha affrontato anche la questione del vivaio: “I calciatori in giro per la serie A provengono più che altro dalla nostra academy“. Che possono servire, qualora non vengano richiamati alla base come accaduto ad Alessandro Florenzi, per monetizzare attraverso cessioni e comproprietà. Infine, un punto sul nuovo stadio: “Ci lavoriamo da 18 mesi. Giochiamo all’Olimpico per il quale è stato fatto un grande lavoro, ma 80.000 persone non riescono a vedere bene la partita per la pista di atletica e non ci sono molte aree hospitality. Abbiamo provato a cambiare, ma il quadro normativo è complicato. Comunque, entro un paio di mesi annunceremo il tutto. Sarà uno stadio da 60.000 posti, disponibile anche per squadre della MLS che vogliano venire a visitarci”.