“E’ colpa mia. Dovevamo giocare più chiusi, ho sbagliato strategia”. Rudi Garcia punta il suo dito indice contro il proprio petto: se la Roma diventa l’italiana con la peggior sconfitta in Europa, dice, le responsabilità sono da scaricare su di lui. Commentare un 7-1 non è mai semplice. E stato un episodio? Davvero c’è tutta questa distanza tra i giallorossi e i bavaresi? Cos’è successo alla Roma che demolisce tutto e tutti in Serie A? Il nostro campionato si è ridimensionato a tal punto? Eppure solo qualche settimana fa avevamo visto la banda Garcia furoreggiare e meritare la vittoria in casa del Manchester City; nello stesso giorno, peraltro, in cui il Bayern vinceva a Mosca non andando oltre un calcio di rigore. Dopo quel turno di Champions League qualcuno avrebbe potuto pensare: per la proprietà transitiva, la Roma che ai russi ne ha dati cinque avrà vita facile contro Guardiola. Poi si gioca la partita, e finisce per gli altri. Ma come? Succede perchè il calcio non è una scienza esatta, ogni partita fa (più o meno) a sè e se i risultati dipendessero dalla lettura dei nomi in rosa non si giocherebbe neanche. Ad ogni modo stiamo sulle parole di Rudi Garcia: è colpa mia, ha detto. Sì, rispondiamo: ha sbagliato lui. Ma è stato un “giusto errore”. Certo avrebbe potuto cambiare prima. Avrebbe potuto arginare la mareggiata. Ma in fondo può andar bene anche così, e forse va meglio così. Perchè a giocare con il fuoco ci si scotta, ma se si impara a dominarlo diventa un’arma a proprio favore. La Roma ieri sera ha provato a fare questo. Ha provato a far valere il suo status di potenza, conclamato e acclarato da un anno e oltre di super prestazioni e grandi numeri. E’ uscita sul campo sfidando il Bayern Monaco a testa alta. Ha perso male, ma può succedere: ricordate il Real Madrid? Incassò sei gol al Bernabeu dal Barcellona (di Guardiola), poi ne prese cinque al Camp Nou, poi pian piano adottò le contromisure e iniziò a vincere. Imparò a pressare in un certo modo, a chiudere più spazi, ad aspettare; ma non rinunciò mai al tridente offensivo, a un uomo d’attacco per un difensore in più, alle sue sfuriate. La Roma è questa: prendere o lasciare. E’ diventata squadra vera giocando così, ed è giusto che guardi in faccia l’Europa dominante giocando così. Anche perchè non esiste una controprova al fatto che mandando in campo una formazione “catenacciara” (sia concessa l’esagerazione: semplifica il discorso) sarebbe andata meglio. Magari si sarebbe evitata l’umiliazione, ma Garcia sa bene che zero punti sono zero punti anche subendo un’autorete al 95’. E poi: meglio adesso che dopo. Mettiamola così: la Roma ha preso una lezione. Dal punto di vista del risultato, e tatticamente. Da che mondo è mondo, a lezione se si sta attenti si impara, e i giallorossi sono stati molto attenti. Siamo convinti che all’Allianz Arena sarà già un’altra squadra; nell’atteggiamento però, perchè l’errore sarebbe rinunciare al proprio credo in nome del “puntiamo a non prenderle”. Nemmeno se hai di fronte il Bayern Monaco, nemmeno se l’allenatore avversario è Pep Guardiola, nemmeno se il prezzo da pagare sono sette gol sul groppone.
(Claudio Franceschini)