Leandro Paredes è un centrocampista classe 1994 che è arrivato alla Roma in estate in prestito dal Boca Juniors. Il calciatore ha giocato appena due spezzoni in questo inizio di campionato, ma comunque rimane un osservato speciale. Il ragazzo ha concesso oggi un’intervista a Roma Tv in cui ha dichiarato: “Mi sto trovando bene, la squadra mi ha accolto alla grande e sono contento. Mi trovo bene qui in questa città con la mia famiglia. Ho giocato sempre come trequartista, qui si gioca con il 4-3-3 e posso giocare anche in mezzo al campo però non parlo di me, aspetto siano gli altri a farlo. Ora il mio obiettivo è allenarmi ogni giorno per essere pronto quando Rudi Garcia mi chiamerà in campo. Ho davanti Pjanic, Totti, Nainggolan, Keita tutti grandi calciatori e sono felice. C’è anche De Rossi che parla molto con me e da cui posso imparare”.



Mapou Yanga-Mbiwa torna a vestire la maglia della Nazionale francese. Il difensore della Roma eiconquista la Francia a causa del forfait del connazionale Laurent Koscielny dell’Arsenal, alle prese con un problema ad entrambi i tendini d’Achille. Dunque il giallorosso è stato convocato dal c.t. transalpino Didier Deschamps e dovrà raggiungere entro questa sera il ritiro dei Blues presso il centro tecnico di Clairefontaine, la Coverciano francese. Yanga-Mbiwa, nato nella Repubblica Centrafricana ma in Francia da quando aveva 8 anni e quindi naturalizzato, debuttò con la maglia dei Galletti nell’estate 2012, ma dopo tre presenze era uscito dal giro delle convocazioni, e dunque fa il suo ritorno ora dopo ben due anni. Arrivato agli ordini del connazionale Rudi Garcia in prestito dal Newcastle, Yanga-Mbiwa farà quindi parte del gruppo che sabato affronterà il Portogallo nell’amichevole di cartello in programma allo Stade de France, e successivamente giocherà ad Erevan contro l’Armenia sempre in amichevole, dal momento che la Francia è già qualificata agli Europei 2016 in quanto organizzatrice.



Il capitano della Roma, Francesco Totti, ha parlato ai microfoni di Panorama, noto settimanale. Il numero 10 giallorosso si è confidato, a partire dalle origini, da quando era appena un bambino che sognava di fare il calciatore: «Sì che mi ricordo – le parole di Totti riferite al periodo scolastico – era irresistibile per me alzarmi dal banco, inventarmi una scusa qualsiasi e raggiungere gli altri a giocare a pallone». E il padre di Totti non vedeva nel figlio Francesco un futuro asso, anzi, scommetteva sul fratello: «Ha detto, più o meno sempre, anche quando avevo i primi successi, che ero una pippa (modo romano per dare della schiappa a un giocatore o comunque a una persona) e che invece mio fratello era autenticamente bravo». Il suo unico obiettivo era diventare un calciatore di successo: «No, non mi sono mai posto l’idea dell’alternativa perché mi piaceva in maniera esagerata quello che facevo e poi mi sembrava straordinario poter lavorare coltivando la mia passione di sempre. Credo che questo sia un grande privilegio: far coincidere il lavoro con la passione o comunque con l’hobby. Non so se i miei figli seguiranno la stessa strada. Non sono di quei padri che pensano di indirizzare i figli a un mestiere o a un altro: mi auguro, com’è successo a me, che facciano quello che fortemente desiderano fare». Si passa quindi a parlare della Nazionale: «Qualcuno mi dice: sarai dispiaciuto di non far parte più della Nazionale o comunque di essere convocato molto meno… Rispondo: sono talmente contento di come va la mia carriera adesso che ho 38 anni, che non ho proprio modo di lamentarmi per una convocazione in meno a Coverciano. Poi, sapete cosa c’è? Con il passare degli anni, se le cose ti sono andate bene, sei bendisposto nei confronti dei tuoi colleghi o di chi, per esempio, va a rappresentare l’Italia all’estero. Ti auguri soltanto che abbiano successo e non ridacchi dentro se poi, com’è accaduto recentemente in Brasile, questo non avviene». Totti si è accorto di essere una star mondiale in una chiara occasione: «E’ stata una scoperta casuale quando una volta, entrando in campo, uno sparuto gruppo di tifosi della squadra avversaria mi omaggiò di un saluto. È chiaro, omaggiavano il Totti della Nazionale, ma la cosa era talmente insolita che mi fece piacere… Chissà, forse ci può essere anche qualche laziale che, nel proprio intimo, a insaputa di tutti mi manda un saluto o mi applaude, non palesemente ma dentro di sé, quando entro in campo». Infine, una risposta su un futuro dopo il campo: «Sì, ci ho pensato in parte a cosa farò, ma siccome cambio spesso idea, non mi va di parlarne. Sarà per un’altra volta».

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