Vent’anni sono passati oggi dalla morte di Agostino Di Bartolomei, il capitano della Roma dello scudetto del 1983, la Roma più forte di tutti i tempi. Agostino si suicidò il 30 maggio 1994 a Salerno, ma ci ha lasciato un ricordo indelebile di un grande giocatore e di un personaggio splendido la cui fine tragica non toglie niente alla grandezza in campo e fuori. Oggi restano la tristezza per la sua mancanza e il rispetto per una persona che manca al mondo del calcio. Trent’anni fa, il 30 maggio 1984, la Roma di Agostino Di Bartolomei perdeva la finale di Coppa dei Campioni ai rigori contro il Liverpool. Esattamente dieci anni dopo Agostino si tolse la vita, una coincidenza davvero significativa. Era una squadra da leggenda, guidata da un grande tecnico come Nils Liedholm e con un presidente fantastico come Dino Viola. Faceva parte di quella Roma anche Bruno Conti, compagno di squadra di Di Bartolomei, campione del mondo in Spagna nel 1982 con l’Italia, ora responsabile del settore giovanile della formazione giallorossa. Abbiamo sentito proprio lui per un ricordo di Di Bartolomei in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Vent’anni dalla morte di Agostino Di Bartolomei, un campione che è rimasto nel cuore di tutti i tifosi della Roma e non solo… Un personaggio eccezionale, un calciatore ma anche un uomo che giustamente è rimasto nel cuore di tutti i tifosi del calcio, non solo romanisti… Noi come Roma cercheremo di onorare la sua memoria con una partita in programma alle ore 19.00 a Trigoria, al campo Agostino Di Bartolomei, tra due squadre di ragazzi che fanno capo alla formazione giallorossa.
Che giocatore era Agostino? Un calciatore intelligente, capace di capire il calcio nel modo migliore. Liedholm l’aveva inventato come centromediano nell’anno del secondo scudetto, nel 1983. Giocava in coppia con Vierchowod, era capace di stare davanti alla difesa, di interpretare questo ruolo nel migliore dei modi.
Era il capitano di una squadra eccezionale… Guidava quella squadra eccezionale come sapeva fare lui: era capace di interpretare al massimo quella Roma fantastica.
Era anche il vostro leader? Sì, parlava col presidente, era il nostro tramite con la società, l’uomo a cui Liedholm dava le responsabilità maggiori.
Ci può raccontare qualche aneddoto su Agostino? Mi ricordo una partita di calcetto a Lavinio, nei pressi di Anzio. C’era Agostino che faceva parte già della prima squadra, io ero ancora nella Primavera. Agostino mi aiutò molto nella mia carriera in giallorosso.
Fuori dal campo com’era?
Un tipo tranquillo, sereno, che pensava alla famiglia e che aveva i suoi interessi, i suoi amici, i suoi hobby.
Il 30 maggio sono anche trent’anni dalla finale di Coppa dei Campioni 1984 Roma-Liverpool, un traguardo solo sfiorato, ma una squadra da leggenda… Fu una grande Roma quella di Dino Viola e Nils Liedholm. Perdemmo la finale ai rigori, si sa che sono spesso un terno al lotto. Fu una Roma da leggenda, comunque. Ora speriamo di riproporci a quei livelli, la Roma sta vivendo di nuovo un buon momento. Chissà, magari in futuro la Champions League non sarà più un traguardo impossibile da raggiungere… (Franco Vittadini)