Cinquecento partite con la Roma di Capitan Futuro, Daniele De Rossi. Con l’Empoli il centrocampista giallorosso ha stabilito questo record così importante, che solo pochi calciatori della Roma hanno toccato nella loro carriera. Lo ha festeggiato con un gol di testa contro la squadra toscana. Tutto iniziò il 30 ottobre 2001, quando Fabio Capello lo fece esordire in Champions League contro l’Anderlecht. Per essere più precisi, però, tutto era iniziato nel settore giovanile, dove De Rossi era andato a giocare dopo essere stato scoperto da un altro grande di questo club, Bruno Conti. Un Mondiale nel 2006, vice-campione d’Europa nel 2012: i suoi più grandi successi sono arrivati con la Nazionale, perché l’erede di Francesco Totti non ha ancora conquistato lo scudetto, il vero obiettivo a questo punto della carriera. Per parlarci di questo speciale record di Daniele De Rossi abbiamo sentito proprio Bruno Conti. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Per De Rossi 500 partite con la Roma: Capitan Futuro non si ferma mai… Daniele è romanista al cento per cento, è cresciuto nel settore giovanile della Roma. L’ho portato io nella formazione giallorossa attraverso uno stage tra società dilettantistiche a Nettuno, in cui scoprimmo anche Aquilani e Bovo.

Per Daniele cosa significa la Roma? E’ una cosa molto importante, la squadra della sua città, a cui è legato indissolubilmente. Alla Roma c’è anche suo padre Alberto, allenatore della Primavera.



Una storia cominciata molti anni fa… Già, debuttò in prima squadra contro l’Anderlecht in Champions League con Capello, a diciott’anni nel 2001. Paradossalmente ha vinto il Mondiale ma non ha ancora vinto lo scudetto con la Roma. Credo però che ci siano le basi perché questo accada presto. La società ha programmi seri, sta lavorando bene e De Rossi potrebbe realizzare questo suo sogno.

Un giudizio sul giocatore De Rossi. Avrà un futuro da difensore? De Rossi è un po’ come Florenzi, è un giocatore eclettico, non tutti ricordano che lui era nato come centravanti, prima di diventare un centrocampista. All’occorrenza fa anche il difensore, si è adattato per le esigenze della squadra a ricoprire questo ruolo.



A quale calciatore del passato lo paragonerebbe? Credo che se dovessi fare un paragone lo accosterei a Carlo Ancelotti.

Cosa gli manca per essere un fuoriclasse, o lo è veramente? Per quello che ha fatto e ha dimostrato, De Rossi non può non essere considerato un campione.

Lo vedrebbe con un’altra maglia?

Potrebbe finire la sua carriera in America, ma ho visto De Rossi sempre e solo con la maglia della Roma, dove è nato e cresciuto.

C’è stato qualche momento della carriera in cui però De Rossi poteva lasciare la Roma? Sì, ma poi la famiglia Sensi ha detto no a ogni proposta di cessione ad altre squadre.

E’ veramente lui l’erede di Totti? Direi proprio di sì. Non a caso lo chiamano Capitan Futuro, poi ci potrebbe essere Florenzi.

Un simbolo della Roma come lo fu anche lei… Certo. Un tempo c’eravamo Di Bartolomei, io, Falcao. Prima di tutto però c’è Francesco Totti, che ha dato veramente tutto alla Roma e speriamo lasci il calcio il più tardi possibile. Poi naturalmente c’è lui, che ha vissuto fino in fondo questo rapporto con la squadra. Anche lui ha subito infortuni, fatto sacrifici, ogni cosa per la maglia giallorossa, ha indossato la fascia di capitano in più di un centinaio di partite.

In Nazionale come lo giudica? Ha vinto il Mondiale. È stato vicecampione europeo, ha giocato 101 incontri in Nazionale, con Pirlo e Buffon è uno dei giocatori più rappresentativi dell’Italia e potrebbe ancora conquistare altri traguardi importanti.

Cosa a detto a Daniele per questo appuntamento così speciale? Gli ho detto di andare avanti così, l’ho incitato, ringraziato per tutto quello che ha fatto nella Roma. Non potevo fare altrimenti.

Un giudizio sul De Rossi uomo e papà? E’ una persona fantastica, misurata, tranquilla. E’ bellissimo l’amore che ha verso le sue figlie, l’affetto che concede loro. (Franco Vittadini)