Riprende la conferenza stampa dopo la pausa sigaretta parlando dell’eliminazione ai playoff di Champions League come di un fatto “dolorosissimo” sia dal punto di vista economico per il club sia per i tifosi. Adesso dunque la squadra deve convincersi di poter fare grandi cose, perché “i requisiti ci sono”. Sabatini poi apre una parentesi più personale sulla propria visione del calcio: sottolinea di non essere uno statistico, si basa sul suo istinto paragonando il pallone “all’Aleph di Borges”, non fidandosi troppo delle statistiche che possono essere ingannevoli, “credo a quello che osservo quando vedo un calciatore”. Posizione certamente in questo senso differente da quella del presidente James Pallotta, ma il suo bilancio è comunque positivo nonostante alcune cantonate fra le quali cita il “povero Piris”. Sabatini si definisce un “presuntuoso ma critico di sé stesso”, che ha capito che alla Roma non poteva più fare il suo calcio: “Sono leale e ho capito di non potere più essere pienamente me stesso”, dunque qui sta la motivazione più profonda del suo addio alla Roma, citando come esempio l’avere perso “l’attimo fuggente” per portare in giallorosso un giocatore importante (che non nomina), “io che non perdo mai l’attimo fuggente”. Cosa che ha fatto stare male Sabatini, causa scatenante della decisione di dire basta. Il futuro? “Adesso cerco una tana in cui nascondermi e stare zitto 10-15-20 giorni”. Sabatini poi rinnova i complimenti a Frederic Massara e non si addentra nel ritorno di Franco Baldini, che non ha comunque avuto nessun peso nell’addio dell’ormai ex d.s., che aveva già preso la sua decisione. L’affondo arriva quando si passa a parlare di commissioni e prebende relative agli affari di calciomercato: “La Roma è una società onesta, io sono una persona onesta”, sfidando chi la pensa diversamente ad andare in tribunale. Smentisce seccamente l’idea di un “consorzio” con gli agenti e si definisce “disoccupato”, senza una destinazione futura già definita anche se spera che questa situazione duri pochissimo perché “io vivo solo se lavoro”. Tornando sui calciatori “ai quali non affezionarsi”, non crede che la Roma abbia perso l’empatia con i suoi tifosi. Sabatini invita dunque pure ad affezionarsi, ma ricordando che il calcio moderno è una realtà nella quale cessioni frequenti saranno sempre più inevitabili. Alcuni degli addii gli hanno fatto male, in particolare quello di Erik Lamela: “Cederlo mi ha ucciso”, perché il suo acquisto fu il primo atto della rinascita della Roma e venderlo dunque è stato un dolore. Tuttavia ogni volta subito dopo “ne ho comprato uno che ritenevo più forte”, accettando anche i consigli e i suggerimenti. In chiusura Sabatini sottolinea che Pallotta “non si è stufato della Roma, è un privilegio per lui e lo vive con passione”, ribadendo la centralità del nuovo stadio per essere competitivi a livello internazionale. Per concludere con un’uscita di scena da par suo: “Signori, è stato un enorme piacere”.
Prosegue la sua conferenza stampa chiedendo di fumare una sigaretta: “mi rilassa”, dice il DS contravvenendo all’augurio di James Pallotta. Permesso negato perchè, si dice in sala, i bambini guardano da casa; Sabatini si arrende a un “attacco morale” e prosegue il suo racconto. “Mi è stata affidata una strategia” dice a proposito di possibili rimpianti, facendo l’esempio della cessione di Benatia per acquistare Manolas. “Ci sono dei rischi, ma non penso di aver fatto un danno: i giocatori venduti sono stati adeguatamente sostituiti, la mia speranza era quella di non indebolire la squadra. Se prendo Ljajic e prendo Perotti, con tutto il rispetto per il primo, credo di aver migliorato la rosa dal punto di vista tecnico”. La Roma è stata competitiva, dice il direttore sportivo, anche se non ha vinto è stata una squadra che ha dato, e dovrà dare, tanto fastidio a chiunque. “Abbiamo fatto un campionato da 85 punti in una stagione in cui la Juventus ha prodotto un calcio e risultati irripetibili; a 90 punti si vincono tre campionati su cinque, e non credo di aver mai prodotto danni nel fare questo tipo di mercato. Domanda anche su James Pallotta, e sulla consapevolezza del presidente di cosa voglia dire avere in mano la Roma: “Penso che lui sappia perfettamente cosa sia la Roma, conosce la pressione e la passione della piazza che è il segreto del successo del calcio”. Tuttavia, dice Sabatini, c’è la questione culturale di un imprenditore americano che si confronta con una realtà diversa; “è un bostoniano allegro e propositivo, io sono un europeo crepuscolare solitario. Lui vive e pensa calcio così come pensa alle sue aziende, io la vivo in maniera diversa”. Questo, dice il ds, ha creato qualche conflitto ma la rescissione consensuale dimostra il buon rapporto tra i due. “Credo che Pallotta non sia mai stato lontano dal perseguire obiettivi e importanti; Milan e Inter oggi vorrebbero essere la Roma, noi siamo incappati nel ciclo straordinario della Juventus che con le scelte di Marotta e Paratici ci è stata superiore. Noi però non siamo stati tanto al di sotto, al di là dei 17 punti; abbiamo fatto un secondo posto con la gestione di Rudi Garcia” ha continuato Sabatini, che ha anche citato la vittoria nel derby contro la Lazio e ha poi ricordato i risultati straordinari centrati da Luciano Spalletti”.
Cominciano le domande nella conferenza stampa di Walter Sabatini. L’ormai ex direttore sportivo della Roma commenta la sua esperienza innanzitutto ringraziando le persone che lavorano a Trigoria. Sabatini definisce “contraddittori” i risultati ottenuti dalla Roma nella prima parte della stagione, ma ritiene la squadra composta da “ragazzi seri” ed è dunque fiducioso, richiamandosi a quello che aveva detto cinque anni fa nella sua prima conferenza stampa quando aveva parlato della necessità di una “rivoluzione culturale” che ha portato la Roma ad essere un’insidia per tutte le avversarie. Con questa rivoluzione intendeva portare a pensare alla vittoria come una necessità, non come una possibilità della quale si può fare anche a meno: rivoluzione che resta incompleta, obiettivo che Sabatini ritiene di non avere centrato ma che potrebbe essere raggiunto con il lavoro di Luciano Spalletti, che l’ex d.s. auspica possa rimanere “ancora per cinque anni”. Tanti sono stati comunque i momenti belli, a cominciare dalla prima volta che Sabatini mise piede a Trigoria con l’obiettivo di rendere la Roma una società in grado di imporsi; tra le vittorie ricorda il derby nel quale furono decisivi Ibarbo e Iturbe, due giocatori che Sabatini difende dall’etichetta di flop e che hanno portato alla qualificazione in Champions League. Tra i brutti momenti inevitabilmente il derby in finale di Coppa Italia perso contro la Lazio, che però fu occasione di “catarsi” secondo Sabatini. Il rimpianto naturalmente è non avere mai vinto lo scudetto, pur sperando che possa avvenire quest’anno con quella che sarà ancora “la mia squadra, che vinca o perda”. Su Francesco Totti l’ex d.s. parla di una “questione sociologica”: invoca un Pallone d’Oro straordinario per il numero 10 giallorosso e persino il Premio Nobel per la fisica per le sue traiettorie; Totti porta una “luce abbagliante” che però ha come conseguenza una curiosità morbosa che oscura il lavoro di tutti gli altri. Un fenomeno che fra qualche anno andrà raccontato “da qualcuno che la sa lunga”. Parole importanti anche per Frederic Massara, un professionista competente e persona educata per il quale rifiuta l’etichetta di semplice “delfino” e grazie al quale la Roma definirà il suo futuro. Non manca una frecciatina rivolta ai giornalisti: “Un giorno qualcuno di voi mi spiegherà perché deve sempre sminuire la Roma criticando tutti i dirigenti”, da Baldini a Baldissoni. Questo contribuisce a rendere debole la Roma: “Parlo di un problema generale, rendete la Roma forte e fidatevi dei dirigenti”, è l’appello di un uomo che “fra 20 minuti lascerà questa stanza e non sarà più direttore”.
Pronuncia le prime parole nella conferenza stampa con la quale saluta la Roma. “Non è un consuntivo perchè questa squadra è ancora la mia; ci sarà un’assenza fisica ma una presenza intellettuale e psicologica forte, da qui in avanti mi sentirò totalmente partecipe di quello che succederà alla Roma. Non abbiamo vinto? C’è ancora una piccola chance che si ribalti questa obiezione, la squadra è competitiva e ben allenata. Ho fatto un ciclo lungo di cinque anni e ancora oggi sono convinto che ho e abbiamo fatto molto bene; è un momento emozionale”. Sabatini ha poi parlato delle varie squadre che si sono succedute, con il rammarico di non essere riusciti a mettere le mani sullo scudetto pur nella convinzione di potercela fare; “non provo rabbia per questo, ma certamente una tristezza cupa e probabilmente irreversibile a meno di un riscatto immediato in questa stagione”. Il direttore sportivo è però sereno, convinto di aver fatto il massimo: “Non mi vergogno di questa Roma e non recrimino, siamo competitivi da anni”. L’intervento iniziale si chiude con Sabatini che dice di essere stato esclusivamente il DS della Roma, annullando totalmente “la mia persona fisica; in questi cinque anni non ho fatto nulla che non fosse determinato dal mio ruolo. Non ho scritto, mangiato, telefonato o litigato senza sapere di essere il direttore sportivo della Roma”. Un’esperienza che per Sabatini non è una frazione di vita ma “la vita”; tutto quello che è successo prima, ha detto, è ora totalmente opacizzato. “Vedo solo la Roma e sento di aver vissuto per la Roma; sono geloso di questo sentimento e sono preoccupato di dover affrontare quello che verrà dopo”.
Sta per arrivare il momento della conferenza stampa di Walter Sabatini: a Trigoria sala stampa già affollata per l’incontro con i giornalisti con il quale sarà dato l’ufficiale addio del direttore sportivo alla Roma, inaugurando così l’era (che dovrebbe essere ad interim) di Frederic Massara. Dopo poco più di cinque anni Sabatini lascia i giallorossi: abbiamo già ampiamente parlato dei tanti giocatori acquistati in questo periodo, delle plusvalenze e delle cessioni, dei risultati che la squadra ha raggiunto e del personaggio Sabatini, i cui interventi non sono mai stati banali. Anche per questo motivo ci attendiamo oggi una conferenza stampa frizzante e vivace, al di là dell’annuncio noto; ci sarà spazio per tante domande sul futuro ma anche sul passato, magari qualche retroscena sulle trattative andate in porto e quelle che invece Sabatini non è riuscito a concludere. Non ci resta che dare la parola a lui per il saluto finale alla Roma: chissà se la strada del dirigente e del club giallorosso tornerà a incrociarsi tra qualche anno.
La gestione tecnica di Walter Sabatini alla Roma sarà in ogni caso ricordata come una delle più proficue, in particolare dal punto di vista economico grazie alle straordinarie plusvalenze che hanno aiutato in questi anni il bilancio societario. Grazie alle cessioni il direttore sportivo giallorosso, che oggi si congederà ufficialmente da Trigoria con la conferenza indetta per le 13:00, ha potuto auto-finanziarsi acquisti di grosso calibro. A cominciare da Pablo Daniel Osvaldo, che nell’estate 2011 fu l’acquisto più costoso del calciomercato romanista: per assicurarselo la Roma spese 15 milioni di euro, gli stessi incassati dalla Juventus nell’operazione che portò Mirko Vucinic a Torino. L’estate successiva, quella del 2012, fu riempita dal tormentone Mattia Destro: dopo la bella stagione con il Siena di mister Sannino, l’attaccante ascolano fu conteso dalle grandi d’Italia ma alla fine la spuntò la Roma, versando nelle casse bianconere circa 11 milioni e mezzo di euro; di contro il trasferimento di Fabio Borini al Liverpool portò a Trigoria oltre 13 milioni. Altro giro ed altro regalo, per il nuovo allenatore Rudi Garcia scelto e voluto in primis proprio da Walter Sabatini: a centrocampo ecco il gioiello olandese Kevin Strootman, pagato 16,5 milioni più bonus al PSV Eindhoven; la cessione di Erik Lamela in Inghilterra, unita a quella del brasiliano Marquinhos in Francia, permise di sostenere il mercato in entrata grazie ad un introito di 30 milioni più bonus. L’estate 2014 è stata quella di un altro tormentone, legato all’argentino Juan Manuel Iturbe che all’Hellas Verona aveva fatto faville: la Roma riuscì a bruciare la Juventus contribuendo anche alle dimissioni di Antonio Conte, agli scaligeri andarono 22 milioni che per il momento non hanno dato gli esiti sperati; d’altro canto l’investimento per il giovane argentino fu completamente coperto da un altro addio eccellente, quello di Mehdi Benatia in direzione Bayern Monaco per 26 milioni. Nel 2015 diversi prestiti con diritto di riscatto, tra cui l’operazione Edin Dzeko per il quale la Roma ha sborsato in tutto 15 milioni di euro, completando il pagamento qualche mese fa. La costante è rimasta l’incasso, garantito dal Milan che per i cartellini di Alessio Romagnoli e Andrea Bertolacci, entrambi cresciuti nel vivaio giallorosso, ha staccato assegni per 45 milioni complessivi. Infine l’ultima estate, in cui Walter Sabatini si è svenato per il talento brasiliano Gerson girando 16 milioni di euro alla Fluminense; Pjanic invece, uno dei pochi superstiti della prima Roma americana, ha scelto di passare ai rivali della Juventus che hanno pagato la sua clausola di rescissione, pari a 32 milioni.
, che oggi saluterà la Roma nella conferenza stampa delle ore 13:00, ha cominciato la sua esperienza in giallorosso nell’estate 2011, quindi in vista della stagione sportiva 2011-2012. La prima sotto la gestione della presidenza americana, capitanata prima da Thomas di Benedetto e poi da James Pallotta, in carica tuttora. Fu subito rivoluzione a cominciare dall’allenatore, un certo Luis Enrique che all’epoca aveva guidato solo la squadra B del Barcellona, dopo una grande carriera da giocatore. Diversi cambiamenti coinvolsero il parco giocatori: Walter Sabatini si mise all’opera pescando dalle acque internazionali e dal proprio database di giovani talenti, sparsi per il mondo. Gli acquisti più significativi furono quelli del portiere Maarten Stekelenburg, olandese proveniente dall’Ajax, del difensore danese Simon Kjaer che il disse aveva già portato in Italia nel 2008, quando lavorava a Palermo. Poi Fernando Gago, ‘volante’ argentino scaricato dal Real Madrid, il talento spagnolo Bojan Krkic che seguì Luis Enrique da Barcellona, il centravanti Pablo Daniel Osvaldo anche lui proveniente dalla Liga (giocava nell’Espanyol), ma soprattutto il centrocampista bosniaco Miramelm Pjanic e l’attaccante argentino Erik Lamela, quest’ultimo strappato al River Plate per circa 12 milioni di euro. Sul campo il progetto si rivelò interessante ma forse troppo ambizioso: Luis Enrique finì nel tritacarne della critica capitolina e nazionale, così come le sue idee di calcio che in seguito hanno trovato riscontri ben più ampi e trasversali, pur in un contesto che tende a fare eccezione come quello del Barça. In ogni caso oggi stiamo parlando di un allenatore che a 46 anni ha già aggiunto al curriculum 2 edizioni della Liga spagnola, 2 Coppe e 1 Supercoppa di Spagna oltre a 1 Champions League, 1 Suepercoppa Europea e 1 Mondiale per club, tutto col Barcellona. Se è vero che il tempo è galantuomo, oltre che tiranno, Sabatini e la dirigenza non dovevano aver visto poi così male…
Nato a Marsciano, in provincia di Perugia, Walter Sabatini è stato anche giocatore prima che dirigente sportivo. Ed anche nella Roma, che lo acquisto dal Varese per la stagione 1976-1977. 10 presenze dopo (a fargli concorrenza anche un certo Bruno Conti…) il ritorno a Perugia, condizionato però da un infortunio che ridusse all’osso la sua partecipazione in campo. Dal 1978 Walter Sabatini ha giocato con Palermo, Lanerossi Vicenza, Siracusa, Venezia, Parma e Pro Patria, sempre per singole stagioni: forse questo fattore temporale ha poi plasmato le sue scelte da direttore sportivo, con contratti firmati di anno in anno per non sentirsi troppo al sicuro. Sabatini ha cominciato a lavorare come dirigente dal settore giovanile della Lazio, dal 1992 al 1994; poi l’incarico di diesse per la Triestina, ricoperto fino al 1998, e il passaggio all’Arezzo dove in coppia con Serse Cosmi, umbro anche lui, costruì una squadra capace di sfiorare la promozione in Serie B, nella stagione 1999-2000. In seguito l’exploit nel Perugia di Luciano Gaucci, sempre a braccetto con Cosmi, anche se nel marzo 2000 Sabatini venne squalificato per cinque anni per problemi relativi al tesseramento di giovani. Nel 2004, pur se ancora sotto sospensione, il dirigente tornò a lavorare per la Lazio del neo presidente Claudio Lotito; dal 2008 invece Walter Sabatini ha lavorato con profitto nel Palermo di Maurizio Zamparini, il quale più volte ha avuto modo di spendere belle parole per lui. Da qui il passaggio alla Roma e le controverse stagioni che lo -e ci- hanno portato ad oggi. Quale sarà il nuovo capitolo? Nei mesi scorsi si era parlato del Bologna come destinazione probabile per Sabatini, in questo momento però la sedia di direttore sportivo è già occupata nel club rossoblù, dall’ex Napoli Riccardo Bigon. Non è da escludere un periodo sabbatico…
Ggi è il giorno degli addii e Walter Sabatini si congederà da Trigoria con una conferenza stampa in diretta streaming video. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo quel che è accaduto ieri. E’ arrivata un po’ a sorpresa ieri la rescissione consensuale tra la Roma e il direttore sportivo Walter Sabatini che da oggi lascia la sua carica a Frederic Massara. Il rapporto tra il dirigente di Marsciano e la società capitolina era ridotto ai minimi termini, ma tutto faceva pensare che il rapporto si potesse chiudere alla fine della stagione in una situazione diversa. Oggi alle ore 13.00 Walter Sabatini sarà in conferenza direttamente a Trigoria per salutare la stampa e anche per spiegare le sensazioni che hanno portato a questa decisione. Sono stati diversi i problemi emersi negli ultimi periodi a margine di uno Scudetto sognato da entrambe le parti e mai raggiunto sotto questa gestione. Con Walter Sabatini da direttore sportivo la Roma non è riuscita a vincere nessun trofeo nonostante l’arrivo di grandi campioni e tanti giocatori dalle potenzialità incredibili. Sabatini arrivò in giallorosso nel giugno del 2011 regalando un continuo crescendo al valore della rosa a disposizione dei vari allenatori che si sono alternati sulla panchina giallorossa. Si parla di giocatori di valore come Benatia, Lamela, Pjanic, Strootman e Nainggolan tra gli altri con i primi tre che hanno portato nelle casse anche delle plusvalenze piuttosto importanti. Il fiore all’occhiello di Sabatini rimane però quel Marquinhos pagato 1.5 milioni di euro e ceduto appena un anno dopo a 31.4 milioni al Paris Saint German. Staremo a vedere se con Frederic Massara si continuerà un progetto preciso o se alla fine della stagione avverrà un altro cambio nel piano dirigenziale. Potete seguire la conferenza stampa di Walter Sabatini alle ore 13.00 in diretta streaming video sul canale Sky di Roma Tv.
Non è più il direttore sportivo della Roma. L’addio era nell’aria da tempo, ma adesso c’è il sigillo di un comunicato sul sito della società giallorossa, che rende ufficiale l’addio tra Walter Sabatini e la Roma. Ecco dunque le esatte parole del comunicato: “L’AS Roma e Walter Sabatini annunciano di aver deciso di terminare consensualmente il loro rapporto lavorativo con effetto a partire da domani, 7 ottobre 2016. L’AS Roma ringrazia Walter Sabatini per il lavoro svolto in questi cinque anni e gli augura il meglio per il futuro”. Come accennavamo in precedenza, l’addio di Sabatini non è certamente un fulmine a ciel sereno, perché da diverso tempo si parlava di un possibile addio del dirigente che ha segnato l’intera avventura della Roma americana fino a oggi, una delle pochissime persone rimaste dagli inizi della nuova era.
Un rapporto con alti e bassi quello fra Sabatini e la società, ma tutto sommato è stata una storia importante, come testimonia anche il fatto che si sia trattato di una rescissione consensuale, tanto che il saluto del presidente James Pallotta è affettuoso e anche simpatico: “Vorrei ringraziare Walter per quello che ha fatto per la Roma e per la sua dedizione nei confronti del nostro Club. Vorrei anche ringraziarlo per tutto quello che ho imparato da lui. Smetti di fumare per favore!”, si legge nello stesso comunicato ufficiale. L’incarico di direttore sportivo sarà affidato a Frederic Massara, stretto collaboratore e braccio destro di Sabatini, dunque una scelta all’insegna della continuità per la Roma.