Come vive Michael Schumacher oggi? La risposta arriva da Bild: il quotidiano tedesco riaccende le speranze dei tifosi del campione tedesco di Formula 1. “Così vive Schumacher oggi”, il titolo per il reportage a cinque anni dall’incidente avvenuto a Meribel, nelle Alpi francesi. Sono circa dieci gli esperti di riabilitazione che stanno aiutando la famiglia nell’assistere l’ex pilota. Sono fisioterapisti, infermieri e accompagnatori. Inoltre, il vecchio ufficio di Schumi è stato trasformato negli ultimi anni in una stanza d’ospedale super attrezzata. «Niente è rimasto intentato per velocizzare la guarigione di Schumacher», scrive Bild aggiungendo che gli viene fatto ascoltare anche il rombo del motore del suo vecchio bolide. «Alla domanda come sta oggi Schumacher non c’è una risposta breve», aggiunge il quotidiano tedesco, spiegando però che l’ex Ferrari non è più in pericolo di vita. «Ma c’è una ragione perché Schumacher dall’incidente di cinque anni fa non è più potuto apparire in pubblico». Resta su questo un alone di mistero. Ma nello speciale c’è spazio anche per il neurobiologo del Max-Plank Institut, Tobias Bonhoffer, il quale spiega che «in generale la rottura del tessuto nervoso nel cervello o del midollo spinale non sono riparabili». In alcuni casi però le cellule sostituiscono il lavoro di quelle danneggiate, ma «nel caso di un serio danneggiamento del cervello, come quello che apparentemente è accaduto a Schumacher, non ci sufficienti cellule nervose a disposizione che possano svolgere il lavoro delle altre». (agg. di Silvana Palazzo)
“QUELLA TELEFONATA DI AGNELLI DOPO SUZUKA”
Nel ricordare le gesta vissute insieme a Michael Schumacher, tra i ricordi più belli Luca Cordero di Montezemolo ha ricordato anche il titolo vinto da Schumi a Suzuka nel 2000, per la prima volta la Ferrari ruppe un digiuno nel Mondiale piloti che durava da anni: “L’8 ottobre 2000 ero a casa davanti al televisore. Tormentavo amuleti e talismani e pregavo, mischiando profano e sacro. Mancano tre giri alla fine, sto in apnea, suona il telefono. È Gianni Agnelli. Luca, mi fa, complimenti, l’incubo è finito. E io a toccare tutto, con l’avvocato che non stava zitto un attimo, per fortuna arrivò la bandiera a scacchi.” Gianni Agnelli aveva chiamato prima della fine della corsa, ma nonostante la scaramanzia Montezemolo riuscì a festeggiare alla fine della corsa un titolo che la Ferrari attendeva dal trionfo di Jody Scheckter nel 1979. (agg. di Fabio Belli)
“QUANDO MI CHIESERO DI LICENZIARE MICHAEL”
Luca Cordero di Montezemolo
preferisce non parlare di Ferrari, «per una clausola di stile», ma di Michael Schumacher. E non mancano i retroscena nell’intervista che ha rilasciato a Quotidiano.net. Ce n’è uno che riguarda i momenti difficili che hanno attraversato insieme. «Oggi giustamente si ricordano le vittorie, ma lui ebbe bisogno di cinque anni per farcela. In mezzo ci furono sconfitte e polemiche». Almeno due volte l’ex presidente del Cavallino fu invitato a licenziarlo, nel 1997 dopo la collisione con Villeneuve e nel 1998 dopo l’incidente con Coulthard in Belgio. «Licenziare Schumacher, capisce? Mi dicevano che non sapeva controllare le emozioni, si figuri. Pensi se avessi dato retta ai presunti opinionisti». Ma Montezemolo si fidava del pilota tedesco, di Jean Todt e della squadra. «Soprattutto, vedevo come Michael favoriva la crescita dei giovani ingegneri, che imparavano da lui, dal suo esempio». (agg. di Silvana Palazzo)
“MICHAEL SCHUMACHER? SPERO IN BUONE NOTIZIE”
Chiunque rivolge il suo pensiero a Michael Schumacher ha in mente il pilota, il campione di Formula 1. Non Luca Cordero di Montezemolo, che invece pensa all’uomo di famiglia. «Con lui abbiamo vinto e rivinto tutto, più volte. Il nostro rapporto si era presto trasformato in amicizia personale», ha dichiarato l’ex presidente Ferrari a Quotidiano.net. Durante l’intervista ha rievocato un ricordo particolare che risale alla nascita di Mick, il secondogenito, dal quale ha compreso che il tedesco era perfezionista anche in famiglia. «Vennero in vacanza a casa mia tutti gli Schumacher. Era estate, tempo di zanzare – racconta Montezemolo –. Ogni cinque minuti Michael correva a controllare se per caso il bambino era stato punto dagli insetti». Proprio quella «sua attenzione maniacale ai dettagli» lo colpiva. «Con Schumi ti rendevi conto che il particolare più piccolo era comunque fondamentale». Del resto il successo non si costruisce se non partendo dalle fondamenta. E così ha anche lasciato un segno indelebile in Ferrari.
IL SILENZIO DELLA FAMIGLIA
Luca Cordero di Montezemolo
ha parlato anche del silenzio che circonda Michael Schumacher dopo il terribile incidente di Meribel per il quale ha rischiato di morire. «Condivido la scelta del riserbo voluta dalla famiglia. Sono in contatto con Corinna, ho visitato il museo di Kerpen, spero in buone notizie e auguro a Mick, il bimbo spaventato dalle zanzare di casa mia, di ripetere anche soltanto in parte le imprese del padre», ha dichiarato a Quotidiano.net. Schumi è stato più di un pilota per la Ferrari e più di un campione per la Formula 1. «Un uomo squadra al cento per cento. Ha guidato per la mia Ferrari dal 1996 al 2006. Non troverà una sua polemica nei confronti della azienda». Tra i retroscena rivelati da Montezemolo c’è anche quello sulla passione per la palestra: «Era ossessionato dalla efficienza fisica. Così gli sistemammo un garage per i suoi allenamenti». Schumacher è dunque molto più che talento al volante: «Io credo che lui abbia lasciato una traccia nel Dna della Ferrari. Era sempre coerente con se stesso anche nei momenti di difficoltà».