Michael Schumacher

ha corso tanti rischi in pista, ma poteva essergli fatale una caduta in montagna. Cinque anni fa l’incidente a Meribel ha cambiato radicalmente la sua vita. I soccorsi furono immediati, ma le condizioni dell’ex pilota Ferrari sembrarono subito gravi. Una brutta caduta su una roccia, un incidente beffardo per chi ha corso per anni a 300 km/h. Dall’inchiesta è emerso che le responsabilità non sono da imputare a nessuno, ma dopo cinque anni sono emersi nuovi dettagli sulle operazioni di soccorso. A parlarne è Stephane Bozon, comandante di polizia che quel giorno coordinò le operazioni di salvataggio di Michael Schumacher. «Abbiamo ricevuto la chiamata, sapevamo da subito che si trattava di un infortunio grave», ha raccontato in un’intervista a Focus. I primi soccorritori spiegarono subito che era difficile trasportarlo con cautela, visto che il luogo dell’incidente era vicino alla pista. «Ed era chiaro che era molto serio, altrimenti non avremmo usato l’elicottero». Ma Michael Schumacher è stato anche «fortunato perché l’elicottero era subito disponibile e non abbiamo dovuto aspettare».



MICHAEL SCHUMACHER, IL CAPO DELLA POLIZIA: “SE CI FOSSE STATA PIÙ NEVE…”

L’attesa quel 29 dicembre 2013 poteva costare caro a Michael Schumacher. «Ricordo ancora che i medici dell’emergenza dell’elicottero avevano problemi con le prime cure sulle piste a causa della posizione dell’incidente», ha raccontato il capo della polizia Stephane Bozon a Focus. Anche per questo si è deciso di volare prima a Moutiers per stabilizzarlo, poi è stato portato all’ospedale di Grenoble. Quel tempestivo intervento dell’elicottero è stato decisivo per la vita dell’ex pilota di Formula 1. La gravità delle lesioni riportate nell’impatto e la posizione complicata rendevano difficoltosi i soccorsi. Una serie di circostanze avverse che hanno condizionato il tedesco. «Penso spesso a quell’incidente e mi piacerebbe ricevere buone notizie sulle sue condizioni». Il capo della polizia è tornato lì il giorno dopo, ha scattato delle foto e ha parlato con gli esperti. «In quel momento era fuori pista, ma solo di pochi metri». Ha anche visto la pietra che Schumacher ha incontrato con gli sci e quella che ha colpito con la testa. «La cosa speciale era che aveva nevicato così poco nei giorni precedenti che le pietre erano leggermente coperte di neve, ma solo con una sottile coltre di neve. Non poteva vedere la pietra. Ma se avesse nevicato di più, Schumacher l’avrebbe superata».



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