Dan Peterson commenta il difficile momento della sua Olimpia Milano griffata Armani Jeans. Il coach per antonomasia si confida sulle pagine di Repubblica, dopo la brutta eliminazione ad opera di Avellino in coppa Italia.

“Perdere una partita così, dal +15…Abbiamo fatto tutto noi con le nostre mani”. Peterson è ancora sconsolato. La squadra dopo la scossa del suo arrivo sembra essersi involuta, nonostante gli arrivi di Greer ed Eze. “Qui ci sono stati due traumi – continua – un esonero e due acquisti per necessità fisiche. Ci vuole tempo”.



Intanto il coach, famoso per la sua severità e maniacalità nei dettagli, sabato ha fatto svolgere una sessione durissima di allenamento. “Lavoriamo sui meccanismi della 1-3-1. Al mio primo anno a Milano cominciò a funzionare solo nei playoff con Roma”. Ma qui c’è da fare risultato subito, anche se qualche pecca è evidente. Non c’è un play vero né un leader in squadra.



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“Ho già allenato squadre senza play puri. E anche con D’Antoni avevamo l’attacco 2-3. Ci sono turbolenze, le ali dell’aereo ballano, dobbiamo allacciare le cinture di sicurezza. Ma il viaggio è lungo, la pista d’atterraggio è lì e ci arriveremo”.

 

Le critiche piovono. E fanno male. “Nessuno le vuole. Ma stiamo vincendo? No. Giocando bene? No. Con Bucchi Milano aveva la seconda difesa? Le statistiche lo dicono. È il vostro lavoro. Il mio è pensare a Brindisi per ripartire”. Dan Peterson aspetta il ritorno di Finley e non molla. “Non ho mai pensato di lasciar perdere. Ho già perso tre partite di fila nella mia vita. Sapevo di non avere il paracadute qui”.



 

Ma dove può arrivare l’aereo Armani? "Se tutto va a posto, a essere competitivo con tutti. Siena a parte perché è una pista avanti. Milano vuole vincere. I tifosi hanno memoria storica, in 22 anni sono arrivati solo uno scudetto, una coppa Italia e una Korac. Mi dispiace da morire, ma bisogna prima arrivare a competere, sempre, per 40 minuti. Poi, a vincere”.