Nella notte Carmelo ha debuttato al Madison Square Garden. Acclamato dai suoi nuovi tifosi, il fenomeno ex Nuggets ha messo insieme una partita da 27 punti e 10 rimbalzi, guidando i suoi alla vittoria sui non irresistibili Bucks. Impossibile giudicare i nuovi Knicks dopo una sola partita vinta, va detto, solo grazie al talento dei solisti vecchi e nuovi (Stoudamire 19 punti e Billups 21). Indubbiamente ci vorrà del tempo prima che “Melo”, Billups &co. si possano inserire adeguatamente nel sistema di D’Antoni e, soprattutto, prima che New York ritrovi una quadratura e una forma dopo aver dato via 4 dei suoi 6 migliori giocatori (3 dei quali titolari). Questo è il primo punto che pone degli interrogativi sulla convenienza della mossa di mercato della squadra newyorkese, interrogativo cui solo il tempo potrà dare risposta, ma che, se ben si osserva, lascia intravedere una certa mancanza di lungimiranza della squadra rispetto a un progetto che sembrava (dopo mille vicissitudini) assolutamente ben avviato e che ora è stato nuovamente stravolto.



Nella trade con Nuggets e Wolves la squadra della Grande Mela ha ceduto oltre al Gallo (22 anni e abbondantemente oltre i 10 punti di media e i 25 minuti di utilizzo a partita) Chandler, Mozgov (22 anni entrambi) e il 26enne play titolare Felton che, dopo qualche difficoltà iniziale, si stava confermando su ottimi livelli. Certo in cambio è arrivata la tanto agognata seconda star ma il “supporting cast” è calato di livello in modo esponenziale. Oltre a giocatori di fascia bassa come Carter (35enne ex Montecatini) e Williams (scarto dei Celtics) New York ha ottenuto Billups, un titolo e mvp delle finali con Detroit nel 2004 (ma oggi 34enne), che non è certamente più quello di una volta.



Certo chi non vorrebbe vedere nella propria squadra Carmelo Anthony e Amar’e Stoudamire? Ma il prezzo pagato sembra decisamente troppo alto. Inoltre bisogna considerare un fattore interessante, ossia la posizione di forza che i Knicks potevano gestire. Infatti, come tutti sanno, il contratto di Anthony era in scadenza a giugno e la star aveva già rifiutato il trasferimento a New Jersey facendo intendere, più o meno velatamente, che non avrebbe gradito altra destinazione che non fosse New York.

 

A questo punto la tattica dei Knicks poteva essere solo quella di mettere pressione ai Nuggets prospettando o la dipartita del loro fenomeno a scadenza di contratto, oppure una trade che avrebbe, per forza di cose, avvantaggiato New York. Il general manager Walsh e D’Antoni sembravano decisamente allineati su questa strategia, ma la fretta di concludere il colpo da parte del proprietario Dolan e la tanto vociferata ingerenza di Isiah Thomas (disastrosa la sua passata gestione dei Knicks!) hanno permesso ai Nuggets di ottenere il meglio da uno scambio che li vedeva in posizione subordinata. Certo, come detto, il tempo sarà il miglior giudice nel frattempo possiamo solo augurare ogni bene al “Gallo” per la sua nuova avventura (che sia in maglia Nuggets o no…) e ai Knicks, nella speranza che non debbano pentirsi (ancora una volta) dell’eccessiva fretta di vincere.



 

(Giacomo Rampinelli)