Il Forum di Assago ospita oggi un grande evento di basket: a due anni di distanza dalla discesa in Italia dei New York Knicks, l’Emporio Armani Milano torna a sfidare una squadra della NBA. Questa volta si tratta dei Boston Celtics, impegnati in un tour europeo. E’ uno dei tanti eventi voluti dal commissioner della National Basketball Association David Stern: la globalizzazione ha portato la Lega americana ad un’apertura verso altri mercati, cominciata anni fa quando negli Stati Uniti hanno cominciato a sbarcare tanti giocatori europei (e non solo). Sono lontani i tempi dei pionieri Sabonis, Marciulionis, Petrovic, Radja: oggi la NBA pullula di cestisti provenienti da tutto il mondo, e allora Stern ha capito che il futuro è questo. Lo scorso anno la O2 Arena di Londra ospitò Toronto Raptors e New Jersey Nets, quest’anno (a febbraio) sarà la volta di Detroit Pistons e New York Knicks. Il tour non è iniziato bene per Boston, che ha perso contro il nuovo Fenerbahce di Simone Pianigiani, e dunque punterà al riscatto al Forum, pur consapevole che non è certo il risultato della partita l’aspetto più importante dell’evento. Nessuna squadra italiana è mai riuscita a battere una formazione della NBA, pur se nel 1999 gli allora campioni d’Italia di Varese sfiorarono l’impresa contro i San Antonio Spurs; Sergio Scariolo però ha già fatto lo sgambetto ai Memphis Grizzlies quando allenava Malaga. Oggi cercherà il bis con una squadra che ha come principale obiettivo la conquista dello scudetto, che manca a Milano dal 1996. Si gioca con le regole NBA: i 4 tempi da 12 minuti ciascuno sono la differenza più sostanziale, poi cambiano alcuni dettagli (i tre secondi offensivi, l’inserimento della stessa regola a livello difensivo). 



L’Olimpia Milano ancora una volta non ha badato a spese, e ha costruito una squadra per vincere: dopo i sei anni di dominio di Siena, la stagione si è aperta con le Scarpette Rosse favorite per lo scudetto. Non può essere altrimenti quando si ha una squadra formata da dodici giocatori dodici, tra cui spiccano i confermati Cook, Hairston, Fotsis e Bourousis e i volti nuovi Langford e Hendrix. L’inizio è stato altalenante: vittoria schiacciante contro una Caserta in difficoltà, poi sconfitta di misura a Bologna. Scariolo lo scorso anno aveva un roster che poteva rivaleggiare con il Montepaschi e dire la sua in Eurolega, impreziosito dalla presenza di Danilo Gallinari fino al termine del lockout NBA: fallì, perchè in finale l’Olimpia venne asfaltata da Siena e in Europa non andò al di là delle Top 16. Quest’anno però le cose sono diverse: i toscani si sono ridimensionati e c’è tutto lo spazio per inserirsi e centrare finalmente il tricolore. Il tecnico però avrà i suoi problemi: dovrà essere bravo a gestire le rotazioni e stabilire delle gerarchie, in modo che i giocatori possano entrare in ritmo. In più c’è la solita questione dell'”ultimo tiro”: spesso romanzata, resta comunque un problema da affrontare, più che altro perchè in certe partite avere tanti scorers potrebbe non essere un affare. Il basket è fatto di momenti in cui c’è bisogno che emerga un leader designato che guidi i compagni, forse questo resta un limite di Milano ma Scariolo avrà tempo e spazio per lavorarci.



I Boston Celtics sono la squadra più titolata della NBA. Diciassette gli anelli conquistati da una franchigia che ha avuto campioni come Havlicek (miglior marcatore nella storia dei Verdi), Russell, Cousy, Bird, McHale, Parish. L’ultimo sigillo è arrivato nel 2008, quando i Celtics intrapresero un progetto che nelle intenzioni della proprietà sarebbe dovuto durare tre anni. Il titolo è arrivato al primo tentativo, ma nei due anni successivi gli infortuni hanno concesso solo un’altra finale nel 2010 (persa in sette partite contro gli eterni rivali dei Los Angeles Lakers). Così nel Massachusetts si è pensato di prolungare il progetto: Garnett, Pierce e Allen più Rondo però non si sono più affacciati alle finali NBA, anche a causa dell’esplosione dei Miami Heat che con l’arrivo di Lebron James sono diventati l’avversario da battere (campioni in carica). Doc Rivers ha recentemente detto “Dobbiamo odiare sportivamente Miami”, il concetto è chiarissimo. I rapporti di forza a Est consentono di iscrivere Boston alle potenziali favorite per la finale, ma alcune cose sono cambiate: fuori Ray Allen, uno dei più grandi tiratori degli ultimi anni e forse della storia, andato proprio a Miami causando commenti non esattamente entusiastici dei suoi compagni. Dentro Jason Terry e Courtney Lee, c’è il ritorno in campo di Jeff Green e l’inserimento di due rookie interessanti come Jared Sullinger e Fab Melo: il materiale c’è, si tratta di trovare la giusta coesione, sperare che non arrivino infortuni importanti e giocarsela. 



La partita sarà un’esibizione: la possibilità per un Forum strapieno per ammirare campioni che di solito si vedono alla televisione. Ci sarà agonismo ovviamente: Milano vorrà tentare l’impresa per poter poi dire di aver battuto una squadra NBA, Boston non ci sta a perdere due partite di fila contro formazioni europee. Tuttavia nessuno vuole rischiare di saltare una parte di stagione per un infortunio in amichevole; dunque, sicuramente le difese non saranno da gara-7 di una finale. L’augurio è quello di divertirsi e assistere a un buon basket. Vedremo se sarà così: Emporio Armani Milano-Boston Celtics sta per cominciare…

 

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