Avverrà questa notte (ore 4:30 italiane) l’esordio di Mike D’Antoni sulla panchina dei Los Angeles Lakers. L’ex giocatore dell’Olimpia Milano, poi allenatore delle Scarpette Rosse e di Treviso, aprirà la sua nuova avventura contro i San Antonio Spurs, suo antico rivale ai tempi dei Phoenix Suns che il calendario gli mette beffardamente davanti alla prima in gialloviola. E’ lui il coach che la famiglia Buss ha scelto come successore di Mike Brown, durato appena 78 partite in casa di Kobe Bryant, con un’eliminazione al secondo turno dei playoff e un inizio, questo, da incubo: una vittoria e quattro sconfitte. I Lakers sono stati molto vicini a Phil Jackson, ma alla fine la scelta è caduta su D’Antoni (clicca qui per approfondire). La parola più usata oltreoceano per descrivere l’accordo da 4 milioni l’anno (3+1 la formula, dove il +1 indica l’opzione allo scadere del triennio) è stata “stunning”, soprendente; e in effetti la notizia ha piuttosto stupito non pochi addetti ai lavori o semplicemente appassionati. Non sono in molti a pensare che il sistema Run & Gun possa funzionare, ma la realtà potrebbe essere anche più complessa. Di questo abbiamo parlato con Niccolò Trigari, commentatore di basket su Sportitalia. Ecco le sue parole, nell’intervista esclusiva rilasciata a Ilsussidiario.net.
I Lakers hanno scelto D’Antoni: al di là della questione Phil Jackson, perchè proprio lui? Credo sia stata una scelta legata alla volontà dei giocatori; Mike è sempre stato quello che si definisce un “players’ coach”, un allenatore che fa la felicità dei giocatori per come si pone nello spogliatoio e per lo stile di gioco che ha. E’ chiaro che si è giocato molto sul fatto che Kobe Bryant volesse il ritorno di Phil Jackson, ma va sottolineato che Kobe ha un ottimo rapporto anche con Mike, rapporto che si è approfondito nel corso dell’esperienza in Nazionale. Sicuramente D’Antoni è ben voluto da Bryant, poi va detta un’altra cosa.
Ovvero? In questo momento, visto il fallimento della gestione precedente che Kobe non aveva assolutamente avallato, la società ha ritenuto opportuno consultarsi anche con lui. Credo poi che la presenza di Steve Nash possa essere stata importante: Steve è un giocatore centrale nel presente della franchigia, e chiamare un allenatore che lo ha messo a dir poco a proprio agio durante i 5 anni a Phoenix è stato un elemento rilevante nella scelta.
Gli altri candidati (tra cui Jerry Sloan) non erano indicati? Si può sempre discutere su chi abbia il potenziale migliore; non credo però che Sloan fosse adatto da un punto di vista caratteriale al tipo di spogliatoio che lo attendeva, nè che i Lakers avessero in mente lui come possibile allenatore.
D’Antoni è conosciuto soprattutto per il Run & Gun: è un sistema praticabile con il roster che si ritrova ad allenare, o il coach dovrà rivedere qualcosa?
E’ una cosa che Mike ha sempre dovuto fare nel corso della sua carriera, e onestamente non sempre è riuscito a fare al meglio. E’ chiaro che ogni squadra che trovi richiede un minimo di capacità di adattamento. Per me l’età media del roster è un fattore che ha incidenza relativa sul tipo di gioco che D’Antoni andrà a implementare: per giocatori che non sono più nel fiore degli anni questo è un sistema di gioco meno dispendioso rispetto al, magari, difendere al massimo per 24 secondi. Certo ci sono giocatori più e meno adatti, ma credo che la principale scommessa sia un’altra.
Quale? Capire se il sistema di gioco di Mike D’Antoni possa funzionare con giocatori diversi rispetto ai Nash, ai Marion e agli Stoudemire che lo hanno nobilitato a dismisura. Sostanzialmente, anche a New York non abbiamo mai visto un gioco con un’esecuzione e una velocità come quelle che si erano viste a Phoenix. Si è sempre detto che ai Knicks mancava Steve Nash: direi che avremo la controprova, sempre che il playmaker ritrovi un po’ di condizione e si possa capire se effettivamente il problema era solo quello o se invece quel tipo di gioco si è realizzato solo nel contesto dell’Arizona e con quei giocatori, dunque difficilmente riciclabile con altri.
A livello di mercato, sono previsti movimenti a febbraio? Si parla già di possibile scambio Gasol-Josh Smith, che sarebbe più funzionale del catalano al sistema D’Antoni… Indubbiamente Smith è un giocatore più simile a quello che era il giovane Stoudemire, e per questo viene avvicinato alla filosofia di gioco di D’Antoni. Io però, dovessi scegliere tra Gasol e J-Smoove, non ci penserei due volte: il catalano ha un grandissimo quoziente intellettivo a livello cestistico, l’altro da questo punto di vista è piuttosto modesto. Poi, Gasol ha un talento straordinario e sa fare di tutto, mentre Smith è limitato e tende ad andare oltre quelli che sono i propri limiti, ad esempio dal punto di vista balistico.
Perciò Gasol da tenere stretto? Decisamente, e per quanto importante possa essere il sistema di gioco trovo che la grande capacità di un allenatore sia quella di adattare la propria filosofia ai giocatori a disposizione; se l’idea è quella di disfarsi di un talento come Gasol, per me il progetto parte già malino…
Infine, si parla di un possibile arrivo di Nate McMillan come assistente per la difesa: cosa aggiungerebbe questa scelta?
Premetto che nella NBA ultimamente c’è stata una grande attenzione a separare le due metacampo anche dal punto di vista degli allenatori, un po’ come succede con il football americano. Il basket però non è il football, e fase difensiva e offensiva non possono assolutamente essere distinte; per questo trovo sempre curioso che si insista sui presunti allenatori chiamati per difesa o attacco. Detto questo…
Detto questo? Trovo che McMillan sia un ottimo allenatore, merita tutta la mia stima per quello che ha fatto fino a oggi e sarebbe sicuramente di aiuto; quando però hanno chiamato Woodson a New York (di cui oggi è head coach, ndr) non mi sembra che i Knicks abbiano fatto molto meglio a livello difensivo; magari hanno fatto qualcosa di più, ma non perchè ci fosse Woodson a insegnarglielo, semplicemente perchè la società, attraverso immagino le scelte dell’allenatore, ha deciso di puntare su un aspetto del gioco che era vagamente trascurato.
Perciò non sarebbe un’addizione decisiva? Se D’Antoni decide di aver bisogno di McMillan per implementare un determinato sistema difensivo, allora ben venga McMillan; ma io penso che Mike sia perfettamente in grado di farlo da solo. Detto questo, non so se sia una scelta sua e se effettivamente sia una scelta reale o solo una voce; di certo stiamo parlando di un altro grandissimo assistente, ricordiamo che i Lakers avevano un capo allenatore non esattamente travolgente come leadership, ma avevano tanti grandi vice allenatori, gente con esperienza da head coach in NBA. Magari aggiungerne un altro può dare maggior fiducia al progetto, perchè Los Angeles…
Sì? E’ una città abbastanza difficile e i Lakers sono una franchigia difficilissima; D’Antoni però arriva da New York, e come New York non c’è niente a livello di pressione imposta dalla stampa e dai tifosi.
(Claudio Franceschini)