Finisce come doveva finire, ma solo nel risultato Gli Stati Uniti battono la Spagna per 107-100 e si aggiudicano l’oro nel basket maschile alle olimpiadi di Londra 2012, il quarantaseiesimo di questa edizione nonché medaglia numero 104. Forse l’immagine migliore per spiegare il successo americano è l’abbraccio finale, prolungato da chissà quali confessioni, tra Kobe Bryant e Pau Gasol. Il gigante Golia rende il giusto merito all’ispanico Davide, mai così vicino ad abbattere miti e pronostici come nella finale di oggi. Tenuta in piedi sino alla fine da una Spagna indomita, per nulla rassegnata al ruolo di vittima sacrificale impostole dalla tradizione a stelle e strisce. Che archivia un nuovo capitolo di successo, scritto con tutto l’inchiostro disponibile. Forse questo oro ha ancora più valore per le stelle americane, perché se lo sono dovuto sudare. Hanno dovuto mettere nero su bianco la loro superiorità, giustificandola con tesi ed antitesi. Nemmeno troppo legittime, da un punto di vista tecnico, giacchè la solfa è sempre quella: purtroppo per noi comuni mortali, nemmeno la migliore organizzazione di squadra può offuscare, salvo casi leggendari più che eccezionali, la nebulosa di talento naturale che madre natura ha regalato ai colleghi d’oltreoceano. Era già successo nei quarti, contro l’argentina dei semidei scioltasi dopo un primo tempo pressoché perfetto, e succede anche oggi. I motivi del successo , dopo una gara punto a punto sino a 2’30” dalla fine? Proviamo: fisicità in difesa, che ha consentito di resistere al terzo quarto enciclopedico di Pau Gasol (12 punti con bellezze assortite); due-tre palle perse in attacco da parte della Spagna, giacchè la perfezione cestistica viene dall’America, come il cacao. E poi il talento, la dote naturale di cui sopra: quella con cui Cris Paul firma il 5-0 decisivo a 150 secondi dalla fine; quella che consente a Kobe di borseggiare Navarro e partire in campo aperto, azzannando il recupero spagnolo alla giugulare. LeBron? Circense sino ai momenti caldi, che non lo hanno visto protagonista se non con la schiacciata che ha chiuso i conti. Meglio Durant, fondamentale per restare a galla nel testa a testa dei due quarti centrali. Agli iberici non è bastata la sontuosa partenza dello stesso Navarro, che apre le danze con un gioco da 4 e ne mette 12 nel solo primo quarto (saranno 21 alla fine). Nè Pau Gasol, sul cui terzo periodo andrebbe fatto un video da proiettare all’infinito nelle palestre. Nè le risorse dalla panchina, Ibaka e un illuminato Rodriguez su tutti. Gli USA hanno più materia grigia: come Blake starà sempre dietro a Bolt (ma gli facciamo i migliori auguri) pur allenandosi il doppio, così le forze europee hanno bisogno di una debacle sportiva per battere gli americani. Che alla fine, in ogni caso, hanno sempre il conforto dei numeri: 8 partite vinte su 8, primi per punti segnati (115.5 a gara), percentuale da due (52% complessivo) e da tre (60%, 200/336), rimbalzi (44.6), assist (25), rubate (10.4), e palle perse (solo 9.8). Dal torneo immortaliamo comunque la Spagna di Scariolo, confermatasi prima forza del vecchio continente. nella pagina seguente il tabellino di USA-Spagna, finale olimpica del torneo di basket maschile a Londra 2012.
Il tabellino
USA: Chandler 2, Durant 30, James 19, Westbrook 3, Williams 6, Iguodala, Bryant 17, Love 9, Harden 2, Paul 11, Davis, Anthony 8. All.Krzyzewski.
Spagna: P.Gasol 24, Fernandez 14, Rodriguez 7, Navarro 21, Calderon, Reyes, Llull 5, M.Gasol 17, Ibaka 12. N.e. Claver, San Emetrio, Sada. All.Scariolo.
Rimbalzi: USA 37 (Durant, Love 9, James 7), Spagna 35 (Ibaka 9, P.Gasol 6, Fernandez 6).
Assist: USA 13 (James 4, Anthony 3, Bryant 2), Spagna 22 (P.Gasol 7, Rodriguez 6, Lull 3)