Con 2-12 dal campo, 5-7 ai liberi, 8 rimbalzi (uno in attacco), quattro assist, due recuperi e ben otto palle perse. In 27 minuti e 56 secondi. Particolare: i Los Angeles Lakers hanno perso, contro i Toronto Raptors (e già di per sè è una notizia, anche per i gialloviola di oggi che sono lontani parenti di quelli che tra 2008 e 2010 hanno messo insieme tre finali NBA e due titoli). Però, le cifre di cui sopra sono la cosa più importante della notte: perchè sono quelle di Kobe Bryant, rientrato in campo dopo quasi otto mesi da quella sera in cui, contro i Golden State Warriors, si era rotto il tendine d’Achille. Dura vedere il 24 dei Lakers fuori dal campo: dopo 17 stagioni nella Lega, cinque titoli, un MVP di regular season e due delle Finals, che la sua carriera potesse finire con una caduta, un tentativo di rientro immediato e la rinuncia, sarebbe stato decisamente triste. Talmente triste che tutti sapevano, conoscendo Bryant, che il rientro sarebbe avvenuto quanto prima. Così è successo. Non poteva che essere a casa sua, allo Staples Center: un’ovazione quando è stato presentato, per la prima volta da fine aprile. Mike D’Antoni lo ha naturalmente lanciato in quintetto, con Steve Blake, Wesley Johnson, Pau Gasol e Robert Sacre. Uno dei tanti diversi quintetti che l’ex giocatore dell’Olimpia Milano ha varato nel corso della stagione, che per adesso vede il bilancio in perfetta parità, 10 vittorie e 10 sconfitte. Con questo record non si va ai playoff: lo si farebbe agilmente e sbadigliando a Est, non in un Ovest ultra competitivo. Ad ogni modo, la presenza di Bryant non è servita ad evitare la sconfitta (106-94): i Lakers hanno portato cinque uomini in doppia cifra, tutta la panchina; ma curiosamente ha steccato tutto il quintetto titolare, che ha messo insieme appena 23 punti. Il top scorer è stato Nick Young con 19, ma Toronto ha trovato la super prestazione di Amir Johnson (32 con 14-17 dal campo e 10 rimbalzi), i 26 punti di DeMar Derozan e i 23 (con 8 rimbalzi) di Kyle Lowry, e ha vinto la partita allungando nel decisivo quarto periodo. “Ero fuori ritmo”, ha detto Kobe dopo la partita, che ha aperto con un assist da sinistra per Robert Sacre, ha replicato con uno contro uno ripetuto su Landry Fields e scarico a una mano per Gasol e poi ha messo, finalmente, il suo primo canestro dal campo (dopo un 1/2 ai liberi) con penetrazione su Derozan, doppia finta di tiro e appoggio al tabellone con mano sinistra. Il punteggio era 44-38 Raptors, 5:14 da giocare nel secondo periodo: i Lakers sono rientrati a -4 con quasi 5 minuti da giocare grazie a due liberi del 24, ma poi si sono nuovamente staccati concedendo la vittoria a Toronto. La stessa squadra contro cui Kobe, su questo parquet, aveva realizzato il suo record di punti, 81. “L’ultima volta che mi sono preso otto mesi di riposo ero ancora nell’utero di mia madre” ha commentato il protagonista della serata al termine della partita, dando un’idea – se ancora qualcuno non ce l’avesse – del suo stakanovismo quando si tratta di giocare a pallacanestro. Per la Los Angeles gialloviola va bene così: l’importante è che sia tornato in campo, il resto al momento è marginale. Si punta come sempre l’estate 2014: Kobe ha appena rinnovato e le cifre alle quali ha firmato non sono quello che forse i tifosi si aspettavano, ma lo spazio di manovra, anche se limitato, ci sarà. Si tratta di aspettare: il tanking non è concetto troppo di moda allo Staples Center, i playoff sono l’orizzonte per questa stagione. Sempre che ce la si faccia, e non sarà per niente facile.