Quando nel 2008 i Big Three, intesi come Ray Allen, Paul Pierce e Kevin Garnett, si erano riuniti a Boston per vincere, si era detto che fosse un progetto triennale, teso a vincere quanti più titoli possibile dopo 21 anni di carestia, scelte sbagliate, sfortuna nera (una probabilissima prima scelta, Tim Duncan, sfumata alla lotteria del draft), tragedie (le morti di Len Bias e Reggie Lewis, che avrebbero cambiato la storia della franchigia più vincente del basket NBA). Bene: l’era dei tre campioni è finita ieri notte, dopo sei stagioni. Appena dopo il draft, il General Manager dei Celtics, Danny Ainge, ha scambiato i suoi due giocatori, Pierce e Garnett (insieme a Jason Terry), mandandoli ai Brooklyn Nets e ricevendo in cambio, oltre ad alcune scelte future, Gerald Wallace, Kris Humphries, Reggie Evans e Keith Bogans. E’ finita: i Big Three non ci sono più, Ray Allen aveva già fatto le valigie direzione Miami, per andare a vincere il titolo in Florida, osteggiato dai compagni di squadra. Resta solo Rajon Rondo: per quanto ancora? Il quarto grande, quest’anno ai box per larga parte della stagione, diventa di fatto il leader della squadra, ma resta da capire se vorrà partecipare al processo di ricostruzione. Sì, perchè Boston fa questo: mentre Brooklyn costruisce una squadra che sulla carta può puntare al titolo, nel Massachusetts puntano a perdere tante partite il prossimo anno (pratica che usa, da quella parte dell’Oceano) per andare poi a prendere una scelta alta al draft che si preannuncia ricco di talento. Sono durati sei anni: hanno vinto subito, al primo tentativo, poi sono tornati in finale due anni più tardi, perdendo 4-3 contro i rivali di sempre, i Los Angeles Lakers. Hanno perso anche il loro coach, Doc Rivers, che se ne va ai Los Angeles Clippers. Si era parlato di Pierce e Garnett ai Velieri, ma qui è intervenuta la Lega, che ha proibito il passaggio di giocatori dei Boston Celtics ai Clippers per 12 mesi, un modo per evitare che tutta Boston si trasferisse in blocco. C’è grande commozione a Boston: soprattutto per Paul Pierce, losangelino e tifoso dei Lakers, ma votato interamente alla causa biancoverde da quando nel 1999 è stato scelto con la decima chiamata. Ha vissuto il periodo della prima ricostruzione, quando Larry Bird era già un ricordo (in quanto a giocatore) e i Celtics tentavano la faticosa scalata per tornare in vetta. E’ stato un capitano coraggioso e orgoglioso, ha spesso giocato sopra il dolore per aiutare i suoi; anche quest’anno ha dato tutto in campo, insieme al suo fido scudiero Garnett. Ora, i due vanno a Brooklyn per cercare di vincere un altro anello, il secondo della loro straordinaria carriera, prima del ritiro. La stagione ci dirà se avranno fatto la scelta giusta, intanto questo scambio sancisce una cosa: la lunga estate del basket NBA è iniziato, e da molte parti (Los Angeles su entrambe le sponde, Memphis ma forse anche Miami) sarà particolarmente calda.



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