“Spero che i Los Angeles Lakers perdano tutte le partite, e sono serio”. Se a dirlo fosse stato un tifoso dei Boston Celtics non ci saremmo stupiti; visto che le parole arrivano da Earvin Johnson Jr., che il mondo del basket e non solo ha conosciuto e conosce come Magic, quantomeno le orecchie si drizzano e le teste si alzano, con l’espressione tipica di un “ma come?”. Dodici stagioni a Los Angeles con un ritorno emozionale quattro anni più tardi; cinque titoli NBA, tre MVP della regular season, tre delle Finali e due dell’All Star Game (per quanto possano valere). Tutto con la maglia gialloviola, con la quale ha avuto 19,5 punti e 11,2 assist di media in regular season, 19,5 e 12,3 assist nei playoff. Una leggenda ambulante, che al primo anno tra i professionisti giocò una gara-6 di finale fuori ruolo (da centro) e chiuse con 42 punti, 15 rimbalzi e 7 assist; uno che ha una statua fuori dallo Staples Center. Com’è possibile che possa desiderare che i suoi Lakers perdano sempre da qui ad aprile? Presto detto, e lo ha spiegato lo stesso Magic. “Se si vuole avere una buona scelta al draft non si può stare in mezzo: se si deve perdere, si perda”. Già: le dinamiche degli sport professionistici americani permettono alle peggiori squadre di ciascuna Lega di poter scegliere per prime (o quasi, dipende da un sorteggio) i migliori giocatori in uscita dall’università. Tradotto: se perdi ti viene data un’occasione per ripartire subito. Certo non è un processo immediato: di buchi nell’acqua se ne sono visti molti, negli ultimi anni e non solo. Se però ti capita un Derrick Rose o un Anthony Davis (per non parlare di LeBron James), allora le cose cambiano. Ecco perchè Magic dice così: i Los Angeles Lakers al momento hanno un record di 6  vittorie e 16 sconfitte, e per il secondo anno consecutivo sguazzano nei fondali della Pacific Division senza alcuna possibilità di centrare i playoff. Però, hanno alle spalle già cinque squadre e potrebbero scalare altre posizioni, così da non entrare nella lottery. E dunque, perchè vincere qualche partita in più? Sarebbe inutili ai fini della stagione, e “dannoso” per la ricostruzione. Nel draft 2014 Los Angeles ha acquisito la settima scelta assoluta, Julius Randle (da Kentucky), ma la sfortuna si è accanita sui gialloviola e il rookie si è fratturato la tibia alla prima partita della stagione ufficiale. Con un Kobe Bryant trentaseienne, è chiaro che la ricostruzione va pensata adesso; da qui l’incitamento al “tanking” (si chiama così il concetto di giocare “a perdere”, riassunto in maniera semplicistica) da parte di Magic. Già, ma c’è un problema; e lo hanno riassunto molto bene lo stesso Bryant, coach Byron Scott (che con Johnson e altri ha vissuto da protagonista il periodo dello Showtime) e Nick Young. “Magic parla da proprietario – lo è stato dei Lakers e ora lo è dei Dodgers di baseball, ndr – ma in campo le cose sono diverse”, questo il senso delle dichiarazioni. “Molti proprietari si siedono e incrociano le dita” ha continuato Bryant “ma i giocatori cercano di vincere sempre, ed è quello che facciamo noi”. E’ difficile perdere apposta in generale, figuratevi per uno come Kobe che non accetterebbe di perdere a una gara di palline di carta nel cestino.



(Claudio Franceschini)

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