E’ ufficiale l’esonero di Maurice Cheeks dalla panchina dei Detroit Pistons. La franchigia del Michigan saluta il suo allenatore, che ha lasciato con un record di 21 vittorie e 29 sconfitte: sembra chiara la strada, in un momento nel quale tante squadre provano a “perdere” (tra virgolette, non funziona esattamente così) per accaparrarsi uno degli illustri free agent (cioè in scadenza di contratto) nell’estate del 2014, Detroit prova invece a prendersi un posto ai playoff (distante mezza partita). Il roster c’è, serve qualche innesto per fare il salto di qualità ma le basi per ricostruire sono ottime. Tutte le considerazioni tecnico-tattiche sul futuro immediato sono da valutare: intanto John Loyer, assistente di Cheeks, allena il gruppo in attesa di un nuovo allenatore (si parla di Lionel Hollins, colui che ha guidato i Memphis Grizzlies alla finale della Western Conference ma poi è stato salutato). Qui in Italia molti hanno immediatamente associato l’esonero con il pensiero che forse, adesso, Gigi Datome avrà più spazio e minuti. E’ un “errore” nel quale rischiamo di cadere nuovamente: ci eravamo passati con Marco Belinelli e Andrea Bargnani. Se per il primo i fatti hanno dato ragione a chi ne chiedeva un altro impiego in un’altra piazza, per il Mago possiamo dire che forse i suoi problemi andassero al di là di allenatori, squadre e contesti; lo si è visto a Toronto, si continua a vedere a New York. Al momento Gigi Datome, al suo primo anno in NBA, viaggia a 2.8 punti di media, è stato impiegato in 24 partite nelle quali ha giocato mediamente poco più di 7 minuti. Le regole della lega professionistica americana sono ferree: bisogna farsi le ossa e sfruttare al massimo il “garbage time” (letteralmente “tempo spazzatura”: quello cioè in cui la partita è già decisa e si gioca per arrivare alla fine, quello in cui solitamente le panchine vengono svuotate e si gonfiano le statistiche). Datome ha dimostrato che può dire la sua: ci ha messo voglia e cattiveria, ha cercato di sfruttare l’occasione al massimo, ha lottato e combattuto anche quando la partita era andata. Solo così si possono guadagnare minuti: 



Cheeks è certamente un allenatore che non si fida troppo delle sue terze linee, si è visto e capito ed è per questo che sono in tanti quelli che pensano che con un altro allenatore Gigi possa spiccare il volo. Il processo però non è immediato: tutt’altro. Può essere che arrivi un coach che gli dia fiducia, e che Datome dimostri che in 15-20 minuti di utilizzo rimarrà un comprimario. Può essere che il suo minutaggio addirittura scenda, ma che l’ex della Virtus Roma sprigioni un’energia in grado di cambiare quelle scarse apparizioni sul campo. Può darsi tutto: Gigi è arrivato a Detroit senza avere l’ambizione di essere subito decisivo e dominante, nè di avere spazio costante nelle rotazioni. Marco Belinelli ha saputo aspettare, ha avuto la bravura di sfruttare le occasioni e la fortuna di capitare in contesti nei quali si è potuto esprimere; dopo due stagioni positive a New Orleans e Chicago, oggi gioca 25 minuti a sera con i San Antonio Spurs e porta in dote 11 punti. La speranza è che a Datome succeda lo stesso: lo dirà solo il campo. 



(Claudio Franceschini)

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