Nei Los Angeles Lakers che affondano all’ultimo posto della Western Conference (21 vittorie e 39 sconfitte) e che non giocheranno i playoff per la prima volta dalla stagione 2004-2005, regna il caos. Kobe Bryant ha giocato solo sei partite in stagione e fonti piuttosto attendibili dicono che non rientrerà prima di aprile (anche perchè non ci sarebbero obiettivi perseguibili); Steve Nash ha problemi con la schiena e il suo terzo anno di contratto è in forte dubbio; Pau Gasol, l’uomo da vendere a febbraio per liberare spazio salariale, è rimasto. Al momento si ha una sola certezza: si punta sui giocatori in uscita dal college. Si rischia di andare incontro a un draft davvero profondo e ricco di talento se tutti i papabili confermeranno la loro eleggibilità; entrare nella lotteria (cioè avere una delle prime cinque scelte) sarebbe al momento un affare nella metà gialloviola di Los Angeles. Un giocatore per la ricostruzione da affiancare a qualcuno dei free agent dell’estate 2014, che si annuncia particolarmente ricca; poi, naturalmente, ci sono quelli che già fanno parte del roster. Detto che alcuni saluteranno (per Gasol si cerca ancora una sistemazione, per dirne una), sembra che al momento il giocatore dal quale ripartire abbia un nome e un cognome ben definiti: Kendall Marshall. Classe ’91, di ruolo playmaker, ha giocato due anni a North Carolina, cioè una delle università più prestigiose nell’intero panorama americano (basti citare che qui ha vinto un titolo un certo Michael Jordan); nella sua stagione da sophomore (la seconda) è diventato il giocatore dei Tar Heels a mettere insieme il maggior numero di assist in una stagione, e a fare lo stesso nella (una delle maggiori conference dello sport universitario, forse la più importante e competitiva). La sfortuna ha voluto che si fratturasse il polso contro Creighton, a torneo NCAA iniziato: North Carolina eliminata da Kansas, e quotazioni di Marshall in caduta libera al draft. Ci hanno provato i Phoenix Suns, chiamandolo con la tredicesima scelta: poca fortuna, già a fine novembre si trovava nella lega di sviluppo e poi, quasi un anno più tardi, mandato a Washington e tagliato tre giorni più tardi. I Lakers lo hanno pescato dai Delaware 87ers, perchè nel frattempo era tornato in D-League; visti i tanti infortuni tra i playmaker, Mike D’Antoni gli ha dato fiducia da subito. Lui ha risposto: 



Nelle prime due partite ha messo a referto 32 assist (record di franchigia) continuando più o meno su quei livelli nelle 30 gare successive e diventando anche il miglior tiratore da 3 punti nell’intera Lega. A oggi gioca 30.9 minuti a sera con 9.1 punti, 9.4 assist e il 44.8% da oltre l’arco. Sarebbe il miglior assistman della NBA, non rientrando in classifica per non aver giocato il numero minimo di partite; i Lakers non avevano un playmaker così, fatte salve diverse caratteristiche, dai tempi di Nick Van Exel (non che nell’epoca di Phil Jackson e del Triangolo servisse). L’uomo della ricostruzione può essere lui: prende pochi tiri (8.3 a gara), si limita a far girare la squadra, sarebbe un ottimo complemento con un lungo che attacca il canestro e tira anche da fuori. Non è un caso che ai Lakers venga oggi accostato il nome di Kevin Love, pur se altre fonti dicono che si aspetterà il 2015 per provare il colpo grosso Kevin Durant. Marshall è certamente da rivedere in un contesto che non punti solo a tirare giugno, ma già così non lo scarteremmo troppo a cuor leggero.



(Claudio Franceschini)

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