L’Olimpia Milano inizia oggi la sua avventura nel playoff di Eurolega 2013-2014. Gara-1 contro il Maccabi Tel Aviv è per stasera: tutti pronti al Mediolanum Forum, che si preannuncia pieno e pronto a ribollire. Abbiamo scritto della maglia celebrativa ed evocativa che trasformerà le tribune in un’unica macchia rossa: Red Shoes Are Back. Già, le Scarpette Rosse: nel 1992 giocavano le Final Four di Istanbul, arrivando da un playoff (ma all’epoca al meglio delle tre partite) vinto contro il Barcellona, che aveva seguito la fase con i due gironi da otto squadre, esattamente come in questa edizione (prima però c’era stata eliminazione diretta su due gare, in cui contava la differenza canestri). Era la squadra di Darryl Dawkins e Antonello Riva, di un ancora giovane Riccardo Pittis e Davide Pessina, di Fabrizio Ambrassa e Johnny Rogers. Allenata da Mike D’Antoni, playmaker dell’ultima vittoria in Eurolega dell’allora Tracer (contro il Maccabi: primo dato da tenere d’occhio). Quell’Olimpia, marchiata Philips, si arenò in semifinale contro l’ostacolo Partizan Belgrado, per poi vincere il terzo posto contro l’Estudiantes. All’ultimo atto i serbi sfidarono la Joventut Badalona, che era data per super favorita. Una squadra devastante, che in Spagna avrebbe vinto il titolo potendo schierare giocatori come Corny Thompson (visto a Varese), Rafael Jofresa (a Treviso), Harold Pressley che aveva giocato quattro stagioni in NBA a Sacramento. Ma il basket jugoslavo era in forte ascesa: la mitica Jugoplastika che sarebbe stata disgregata dalla guerra aveva appena vinto tre Coppe dei Campioni in fila, e cedeva il passo a un rampante Partizan. In panchina Zeljmir Obradovic: già, quell’Obradovic, che all’epoca aveva 32 anni e aveva appena smesso di giocare. In campo, nomi che a pensarli adesso nella stessa squadra mette i brividi: Predrag Danilovic, all’epoca 22 anni e futura stella con la maglia della Virtus Bologna (con in mezzo una parentesi NBA da protagonista); Zeljko Rebraca, 20 anni e in seguito centro della Benetton Treviso; Nikola Loncar, 19 anni e passato dal Real Madrid e da Varese; e un certo numero 4, il cui nome riveleremo più avanti. La finale si giocò il 16 aprile del 1992: ventidue anni fa esatti. Fu tiratissima: si arrivò all’ultimo minuto sul risultato inchiodato sul 68-68. L’equilibrio lo spezzò Rafael Jofresa: penetrazione nel cuore della difesa schierata e tiro fuori equilibrio accolto dal ferro dopo un paio di rimbalzi da cardiopalma. Badalona pensava di averla vinta: non aveva fatto i conti con il numero 4 in maglia bianca. Il quale riceveva dalla rimessa, si faceva tutto il campo in palleggio prendendo la corsia destra, si arrestava sulla riga dei 3 punti e tirava: tutto nello spazio di due-tre secondi, canestro e 71-70 Partizan. Il tiro dell’Ave Maria spagnolo non entrava: il Partizan vinceva la prima Coppa dei Campioni. Purtroppo l’ultima: anche quello squadrone si sarebbe disgregato a causa del conflitto nei Balcani, e oggi non raggiunge quelle vette. Vi siamo debitori del numero 4: Aleksandar Djordjevic, all’epoca 24 anni. Straordinario playmaker che sarebbe poi andato a cercare fortuna in NBA (senza trovarla) e che avrebbe vestito le maglie di Barcellona, Real Madrid, Fortitudo Bologna e Pesaro; e, soprattutto, dell’Olimpia Milano tra il 1992 e il 1994 e ancora nel 2005, un emozionale ritorno per aiutare la squadra in un momento difficile. Nel 2006, a gennaio, avrebbe anche intrapreso la carriera da allenatore. La prima partita in panchina? Contro il Maccabi Tel Aviv, campione in carica: 23 punti di vantaggio alla sirena. I segni ci sono: ora, tocca a Luca Banchi e ai giocatori.



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